Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Valentina Petrillo e quel 9% che non esiste

Valentina Petrillo e quel 9% che non esiste

di Mario Adinolfi - 19/08/2024

Valentina Petrillo e quel 9% che non esiste

Fonte: Mario Adinolfi

Il Resto del Carlino intervista oggi Valentina Petrillo e abituatevi perché fino alle gare di settembre in cui correrà alle Paralimpiadi di Parigi si parlerà ogni giorno di questa atleta 51enne ipovedente che fino all’anno scorso sui documenti era Fabrizio e ci informa che era sposato con Elena con cui ha generato il figlio Lorenzo di 9 anni, l’unico “autorizzato” a chiamarlo “papi” (viva l’innocenza dei più piccoli). Nel 2023 lo Stato italiano ha ufficializzato il suo cambio di sesso, il Cio accetta che come atleta transgender possa gareggiare con le donne. Proprio nel marzo 2023 la World Athletics ha stabilito il contrario, ma il Cio ha finalità ideologiche e accetta le indicazioni opposte della federazione paralimpica che è indipendente. Alle Olimpiadi il caso Imane Khelif è servito a stabilire, uso le testuali parole del presidente del Comitato olimpico (quello che ha dichiarato che le Olimpiadi di Parigi sono state le prime di “una nuova era”), che “non esiste un sistema scientifico sicuro per distinguere le donne dagli uomini”.
Ora il caso Petrillo serve a fare il passo successivo e affermare che un uomo può trasformarsi in una vera donna. Gli spagnoli si sono infuriati perché Valentina Petrillo ha preso il posto della loro Melani Berges battendola alle qualificazioni per le finali di 400 e 200 metri alle Paralimpiadi: “La nostra atleta spagnola Melani Berges ha perso la possibilità di qualificarsi per le Paralimpiadi. Il motivo è la partecipazione dell'uomo Fabrizio ‘Valentina' Petrillo, che è arrivato in finale al suo posto. Questo è ingiusto”. La protesta è stata sostenuta da 40 associazioni femministe spagnole. In Spagna grazie alla ley trans da quest’anno si può richiedere il cambio di sesso senza visite mediche. Evidentemente le donne spagnole hanno capito che questo è un problema.
A me dispiace molto personalizzare le questioni perché so che l’anagraficamente oggi donna Valentina Petrillo sarà oggetto di quello che definisce in questa intervista “odio social”. Lo so perché patisco io stesso lo stesso odio, di tipo uguale e contrario, perché da anni affermo che un uomo non può trasformarsi in donna e che se le leggi lo consentiranno chi pagherà il prezzo più caro saranno i più fragili: bambini e adolescenti con le folli somministrazioni dei bloccanti della pubertà, le donne perché si teorizzerà che non esiste una loro precisa specificità ma ogni uomo può diventare donna, ora come è chiaro anche i disabili. Nel caso di Valentina Petrillo il mio dispiacere è doppio perché vedo che viene usata e strumentalizzata per una propaganda che nulla ha a che fare con lo sport. L’affermazione contenuta nell’intervista di oggi secondo cui “il 9% della popolazione” non si identifica con il sesso alla nascita è pura follia, vorrebbe dire che in Italia esistono più di cinque milioni di potenziali trans e questa è la tipica propaganda con cui gli ideologi del gender stanno tentando il brainwashing di intere generazioni, ottenendo ad esempio che in California (madrepatria dell’ideologia woke da cui proviene Kamala Harris, per intenderci) trecentomila ragazzini tra i 13 e i 17 anni siano in mano a psicologi, psichiatri, clinici che li preparano agli interventi di “chirurgia affermativa” tragicamente irreversibili dopo aver bloccato la loro pubertà per farli “transitare” verso il sesso opposto o verso la novità della totale androginia “no binary”.
Valentina Petrillo non ha avuto bisogno di chirurgia invece per ottenere i documenti da donna, Fabrizio per lo Stato italiano è sparito grazie alle cure ormonali. Fino alla fine del 2018 Fabrizio Petrillo gareggiava ovviamente nelle competizioni paralimpiche maschili, vincendo dodici titoli nazionali ma nessuno internazionale. Con una cura ormonale di sei mesi invece ha potuto iscriversi alle gare femminili. Risultati: quinto posto agli europei 2021, due medaglie di bronzo ai mondiali di Parigi 2023. La transizione conviene. Prendi ormoni per sei mesi e ti trasformi da maschio non competitivo a femmina da podio mondiale, ma soprattutto in simbolo planetario, questo è il messaggio. Non è un messaggio che ha a che vedere con lo sport. È un messaggio politico e ideologico che, senza alimentare odio social verso la persona di Valentina Petrillo, io non posso che combattere perché ha tragiche conseguenze nella vita di troppe persone. Quando Valentina voleva accedere agli spogliatoi femminili ai campionati italiani di Ancona del 2023, trenta atlete si sono opposte. Si può dare loro torto? Anche se anagraficamente è Valentina, fisicamente Fabrizio Petrillo è ancora esplicitamente lì e in uno spogliatoio con decine di donne nude deve poter entrare denundandosi a sua volta? E se faccio quella stessa cura ormonale, posso poi passare alla sezione femminile del carcere, nel caso fossi un detenuto? Insomma la questione è sempre racchiusa nella domanda di Matt Walsh: what is a woman? Attenti: contro chi reagirà alla palese ingiustizia che le donne stanno subendo in questi mesi, partirà una campagna di assalto delegittimante violentissima come nel caso di Imane Khelif. Occorrerà resistere e portare argomenti logici, autoevidenti. Sono molti, ma sarà comunque durissima.
In una intervista a Fanpage Valentina Petrillo ha dichiarato: “Voglio diventare il simbolo di un mondo che si sta ribellando”. Che si ribella a cosa, di preciso? Alla verità evidente dei fatti? Alla natura? Alle donne che nascono donne e dunque sono solo loro donne? Magari propagandando clamorose fandonie come quella di oltre cinque milioni di italiani che sarebbero potenziali trans? Un 9% che non esiste, illogico, falso con troppa clamorosa evidenza, eppure affermato senza che l’intervistatore abbia osato controbattere. Su questi numeri i fact checkers sempre iperattivi, si distraggono immediatamente. Ma il punto è che, come le Olimpiadi, anche le Paralimpiadi saranno usate per agitare simboli di questa “nuova era” che forse non solo a me pare tragicamente folle.