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Ventotene: tutti al confino

di Fabrizio Pezzani - 22/03/2025

Ventotene: tutti al confino

Fonte: Fabrizio Pezzani

Oggi è oggetto di discussione e confronto politico il “ Manifesto di Ventotene. Per un’Europa libera ed unita “ che fu originariamente redatto da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi nel 1941, quando per motivi politici furono confinati a Ventotene , nel Mar Tirreno, come oppositori del regime fascista. Altri confinati antifascisti sull'isola contribuirono alle discussioni che portarono alla definizione del testo. In particolare quello, fondamentale, dell'ebreo socialista Eugenio Colorni.
Nel 1941 siamo nel pieno della seconda guerra mondiale con gli scontri per l’esercito italiano in Grecia , Albania ed Africa Orientale ; la Germania il 21 giugno avvia la guerra alla Russia con l’operazione Barbarossa e nel dicembre i giapponesi attaccano Pearl Harbor nelle Hawai e spingono in guerra gli Stati Uniti ; il mondo cambia con la caduta dei regimi totalitari tedesco ed italiano mentre quello russo sopravviverà.
Per tornare ai giorni nostri il dibattito di confronto politico e non culturale come dovrebbe invece essere fatto ha finito per diventare uno scontro che non approfondisce il contesto socio-culturale del periodo in cui è stato scritto e non prende in esame un serio confronto con il modello socio-culturale attuale ispirato ad un iperliberismo che è diventato a sua volta un totalitarismo . Il paradosso della discussione  rimane superficiale e non utile a capire i problemi del nostro tempo e le cadenze della storia che tende sempre a ripetersi come aveva intuito Vico nel 1727 scrivendo il suo lavoro : “ La storia nuova “ . Così nei fatti il Manifesto di Ventotene  condanna un totalitarismo affermando un altro totalitarismo come quello di origine marxista-leninista avviato nella Russia dopo la rivoluzione di ottobre del 1917 la cui sperimentazione  sarebbe finita nel 1989 con la caduta fallimentare dell’impero sovietico .
I totalitarismi condannati dal Manifesto hanno radici simili nel disagio sociale, culturale ed economico conseguente alla fine della prima guerra mondiale che aveva visto l’Italia tra i paesi vincitori e la Germania in quelli perdenti . In entrambi i paesi la fine della guerra aveva devastato i sistemi sociali, politici ed economici di entrambi i paesi portando negli anni venti l’Italia al fascismo di Mussolini e negli anni trenta la Germania al nazionalsocialismo di Hitler . La povertà , l’iperinflazione sia in Italia che in Germania avevano creato un profondo malessere che avevano alimentato una rivolta politica verso regimi totalitaristi come risposta al disordine sociale ed alla povertà diffusa come peraltro era successo in Russia dopo la rivoluzione di ottobre che aveva cancellato il regno dei Romanov.
La storia insegna nei suoi millenni come situazioni di profondo disagio sociale portano all’instaurazione di regimi totalitari come è successo anche in Sudamerica con  il Cile di Allende  e l’Argentina dei colonnelli che propone oggi con Milei un iperliberismo che diventa a sua volta un regime totalitario.
Oggi in risposta all’affermazione a parole di un  “ regime “democratico abbiamo sviluppato una forma di oligopolio nella finanza che rappresenta un ordine superiore ai singoli stati e ne determina sia le condizioni di sopravvivenza che le linee politiche come vediamo oggi in un’Europa che ha perso la bussola e l’affermazione di un materialismo storico che ha reso l’uomo prigioniero di un modello che lo vede come mezzo e non come fine . In questo senso , pur con i suoi evidenti limiti il Manifesto era chiaro ed attuale nel suo enunciato iniziale :” La civiltà moderna ha posto come proprio fondamento il principio della libertà , secondo il quale l’uomo non deve essere un mero strumento altrui ma un autonomo centro di vita “ salvo poi indicare un modello di sviluppo che di fatto finisce per limitare le libertà dichiarate .
Se ben guardiamo la realtà dei nostri giorni ed il modello socio-culturale che la governa il risultato non è molto dissimile da quel modello che trovava attuazione al moneto dell’elaborazione del Manifesto di Ventotene ; la realtà è cambiata per non cambiare come diceva il Principe del Gattopardo.
Guardando una foto di quei tempi che ritraeva i famosi “ balilla “ giovani avviati ad una cultura militare di sudditanza che con elmetti e fucili di legno imparavano a diventare piccoli figli del regime oggi allo stesso modo possiamo vedere altri giovani che invece del fucile hanno il cellulare di cui sono schiavi e la subordinazione a social che li distraggono dalla realtà per inquadrarli in un esercito di obbedienti “ liberi “ , diventa un ossimoro , di una cultura che non favorisce la loro crescita come persone che pensano sanno  fare della critica un modo di creare un nuovo ordine mondiale non basato su una libertà declamata a parole me non nei fatti. In mezzo a questa confusione di contenuti e di ruoli l’Europa perde la sua identità e rischia di rimanere solo un sogno di coloro che in questa istituzione si erano affidati.
Allo stesso modo questo superfluo dibattito sul Manifesto di Ventotene che si ferma alla superfice veloce come un surf ma incapace di scendere in profondità per capire la storia ed interpretarne la sua evoluzione ;questi giornali capaci solo di scrivere quello che vuole chi li governa ed intellettuali che hanno perso la loro vita interiore per un apparire fatuo e fastidioso meritano di essere mandati essi stessi al confino per provare nell’esercizio che rende l’uomo grande ma che è anche il più difficile da esercitare : Il pensiero.   Il pensiero diventa il grande sconfitto di un regime totalitario che governa ed orienta i consumi ed i modelli di vita e rende schiavi di pseudoculture invece di aspirare a crescita umana e sociale che riporti l’uomo come persona al ruolo di fine e non di mezzo.