Visione di una transizione ecologica pratica
di Giannozzo Pucci - 15/05/2022
Fonte: Giannozzo Pucci
Si può seguire una visione di transizione ecologica pratica capace di motivare generazioni di giovani insieme a insegnanti, genitori e persone di buona volontà pronte ad aiutare le scuole che si aprono a questo processo? Ci vuole solo volontà umana e politica.
Un gruppo di scuole prenderà in cura dei pezzi di alcune centinaia di metri di un corso d’acqua, esaminerà il livello d’inquinamento le sue cause e studierà i modi come evitare all’origine questi danni con le tecniche migliori per eliminarli. In questo lavoro tutte le materie potranno essere coinvolte, dalla chimica, alla fisica, alla biologia, alla poesia e letteratura, alla fotografia, alla musica, alla storia, alla documentazione sulle ricerche più avanzate nel mondo ecc.
Un gruppo di scuole si potrà dedicare a un territorio agricolo dove siano presenti alcune attività di rigenerazione della fertilità con le nuove agricolture artigianali. Qui gli studenti oltre a collaborare al lavoro dei campi nei diversi tipi di coltivazioni e nei periodi più importanti dell’anno, studieranno: i bilanci economici delle attività agricole, i mercati, l’humus e l’eventuale inquinamento dei diversi terreni, i rapporti di lavoro, le condizioni meteorologiche e i cambiamenti negli ultimi decenni, le esperienze più avanzate di coltivazioni, restauro del sistema idraulico, le piante più adatte a migliorare la fertilità del terreno, a diversificare la qualità dell’alimentazione, a sopravvivere al cambiamento climatico, a contrastarlo cominciando col moderarlo ecc.
La campagna è il luogo dove si può trovare il vertice della conoscenza dei cinque sensi sotto forma di simbiosi fra la poesia, la storia, i bisogni umani, la salute, le piante, gli animali, gli agenti atmosferici ecc. Passare insieme dei periodi di lavoro manuale come cura della nostra terra può creare legami difficilmente confrontabili con il banco di una classe.
Un altro campo di studio sono i rifiuti, dove è possibile scoprire le assurdità dei diversi modi di consumare e come si potrebbe sostituirli per prima ridurre e poi eliminare i rifiuti incapaci di tornare nei cicli naturali, cioè di essere cibo ed energia per le altre forme di vita.
Studiare i vizi di funzionamento e di vivibilità delle case e delle città nel loro insieme confrontandole con i borghi e le case più tradizionali è un altro campo di ricerca importante per la transizione dell’economia. Lo stesso dicasi per riportare nei percorsi della natura i nostri abiti che può appassionare e far nascere degli anticipi di vocazione.
La scuola diventa in questo modo una grossa ricerca e impegno verso la trasformazione ecologica della società a cui i ragazzi, insieme a genitori e insegnanti, lavorerebbero con efficacia crescente a cominciare dalla loro vita personale, familiare, per poi investire il vicinato, la politica e le istituzioni.
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Difficile che io critichi qualcuno, anche se non fossi d'accordo su alcune cose non glielo direi perché ciascuno la vede come vuole. Mi ha fatto piacere leggere il suo scritto, mi ha arricchito e la ringrazio. Dovrei conoscerla personalmente, a me interessa più la persona, non tanto ciò che scrive. La mia scuola, il mio modo di insegnare, ha sempre utilizzato i sensi, le emozioni...ma non perché lo avessi programmato, era un mio istinto naturale...mentre lo vivevo non ne ero consapevole. Rivedendo a posteriori mi sono accorto di ciò che ho fatto...l'utilizzo delle mani, del corpo, percepire profumi, o semplicemente disegnare una mela intera e poi nelle varie fasi, disegnata dopo averla morsicata sino al torsolo...dipingere ad occhi chiusi o al buio, con musica di sottofondo. Utilizzare posture e tecniche yogiche per gli occhi osservando poi colori più nitidi e brillanti...lo yoga mi è stato di aiuto, camminare consapevolmente a piedi nudi sul prato rorido di rugiada, davanti alla scuola...potrei continuare per ore a raccontare. Sto preparando uno spettacolo su Pasolini, fatto di letture e musiche...ritrovo in lui molte cose di ciò che ha scritto sui rischi di una scuola troppo tecnologizzata...io ho avuto la fortuna di insegnare in paesini dove il rapporto con la natura e le persone era ancora vivo...se insegnassi in una metropoli impazzirei o forse imparerei cose nuove chissà? ....ricordo un'adolescente americana in casa di amici, un capodanno, era incantata a vedere il fuoco del caminetto, non lo aveva mai visto. Proprio ieri ho letto di un giapponese che si è sposato con un'ologramma. I miei alunni li portavo a trovare i vecchietti che ci raccontavano come si mangiava una volta, e ci insegnavano a fare il pane, a cucinare i piatti tipici...poi mangiavamo insieme...ho ancora dei filmati. Giannozzo mi fa piacere che esistano persone come lei...per le critiche c'è tempo.
Prof. Egildo Simeone