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Vladimir Putin è il perfetto nemico comune

di Franco Cardini - 06/03/2022

Vladimir Putin è il perfetto nemico comune

Fonte: La Verità

Franco Cardini, principe degli storici italiani, è uno che non ha mai amato molto il politicamente corretto. E di certo non può gradire la «caccia al russo» di questi giorni.«La "cultura" del politically correct», attacca, «con la sua ossessione per il garantismo generalizzato e totalizzante, sfocia per forza di cose nel suo paradossale, esatto contrario: la sindrome dello scandalo e del sospetto, la negazione e la persecuzione di tutto quel che appare libero e spregiudicato. Orwellismo da manuale, al livello più squallido e inintelligente. È il modo naturale di difendersi del conformista senza idee, che sospetta di tutto e ha paura della libertà. Quando non si hanno né princìpi né argomenti, s' invoca la condanna per chiunque invece ne disponga». I virulenti attacchi ai sospetti «filorussi» non le ricordano quelli contro i no vax? «Il brodo di coltura è il medesimo. Il vecchio Brecht direbbe che "il ventre che ha partorito questi mostri è ancora gravido". Lo sarà per sempre, finché non avremo imparato a informarci serenamente e onestamente sulla realtà, studiando i dati ed esaminandoli con senso critico».Putin, al di là di errori e colpe reali, in qualche modo è il nemico perfetto. Identitario, deciso oppositore dell'ideologia arcobaleno, sostenitore del patriottismo e della Chiesa ortodossa «Già: ma il paradossale e al tempo stesso divertente è che la sua "ideologia", così come lei l'ha descritta, potrebbe (dovrebbe?) sembrare paradigmatica proprio per quanti sono alla ricerca di "identità" e di "radicamento": un modello, ad esempio, per "sovranisti" e per "patrioti". Il punto è che l'ideologia occidentale (con il suo individualismo spinto ai limiti estremi, col suo culto del primato di economia, finanza e tecnologia rispetto a politica e a religione, con il suo utilitarismo, con la sua "fede" nel profitto e anche nello sfruttamento), è pur sempre appunto l'ideologia seguendo la quale l'Occidente liberal-liberista ha conquistato il mondo. Per il conformista che viene da sinistra, questo è il progresso: anche nei suoi risvolti forcaioli. Per il conformista che viene da destra, right or wrong, West is my country. Ecco perché Putin li unisce tutti: è il perfetto nemico comune. Ha detto tutto Luciano Canfora: non c'è peggior totalitarismo di quello dei cosiddetti "liberali" (nel senso dell'inglese liberal). Ognuno ha le streghe - e gli inquisitori - che si merita». Sembra affermarsi una visione gnostica della politica. Una élite di illuminati indica la via e che non si adegua non può salvarsi. Vale per il Covid come per la questione ucraina. Sbaglio?«Purtroppo no. Con l'aggravante che i grandi sacerdoti di questa gnosi sono gli attuali padroni del mondo, i Signori delle lobbies multinazionali di Davos, che hanno i loro Ceo nei politici - ormai divenuti davvero, almeno ai livelli più alti, dei "comitati d'affari" funzionali al potere, come diceva il vecchio Marx - e la loro bassa manovalanza nei professionisti dei media degradati a organizzatori del consenso e a piccoli delatori. È un ben orchestrato sistema totalitario che non ha bisogno degli orpelli dei totalitarismi arcaici: ma al bisogno sa essere perfino più crudele. O, quanto meno, ci prova». La sensazione è che in questi anni l'identità ucraina si sia molto rafforzata in opposizione a quella russa. Non si rischia di creare uno scontro destinato a durare?«Gli ucraini più preparati sanno bene che il nucleo storico della Santa Russia sta proprio tutto lì, nei granprincipati di Kiev e di Novgorod che nel X-XI secolo avevano scelto coscientemente il cristianesimo ortodosso e ai capi dei quali il basileus di Costantinopoli attribuiva il titolo onorifico di czar (da Caesar, "viceimperatore" secondo la riforma dioclezianea). Al tempo stesso, quello ucraino è stato un nazionalismo molto potente - si pensi al movimento di Bandera e al pervicace antisovietismo che condusse tanti ucraini, nel 1942, a combattere sotto le bandiere del III Reich - che adesso si alimenta della russofobia circolante in tutto il mondo europeo, tanto orientale quanto occidentale. La russofobia s' impose e crebbe essenzialmente durante la rivoluzione francese, allorché "russo" divenne sinonimo di iper-reazionario, e venne potentemente propagandata dalla cultura liberale inglese e francese al tempo della guerra di Crimea a metà Ottocento».Come se ne esce?«Il mondo occidentale, che sembra convinto di essere profondamente democratico e sinceramente tollerante, è in realtà preda di una mostruosa forma di etnocentrismo-cronocentrismo: questo è il migliore dei mondi possibili, i crimini li commettono sempre e solo gli altri. Scuotersi da questa specie di sonno incantato è difficilissimo. Ecco perché, inorridendo davanti ai bombardamenti di Kiev in cui muoiono vecchi e bambini, nessun occidentale bennato si sorprende mai a riflettere che a Dresda, a Hiroshima, a Belgrado, a Gaza, a Baghdad, a Kabul è stato peggio: ed era un peggio causato da "noi". Soluzioni? Beh, io sono cattolico e faccio lo storico. Come cattolico, confido nella Divina Provvidenza. Come storico, so che la storia ha sempre più fantasia del migliore fantastorico».

a cura di Francesco Borgonovo