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I «turisti del pieno» di benzina

di Matteo Alviti - 03/04/2007

«Nessun altro paese in Europa ha avuto una riduzione di CO2 così consistente». Eckehart Rotter, portavoce della Lega dell'industria automobilistica tedesca (Vda) ribatte ai critici. «Solo per quel che riguarda il traffico automobilistico, dal 1999 sono state risparmiate 15 milioni di tonnellate di emissioni di CO2», ha detto. In termini percentuali ciò corrisponde a - 9%, come confermano le stime del governo.
In realtà la riduzione sarebbe frutto di un ben poco lodevole fenomeno: il «turismo del pieno». Visto che dal 1999 il prezzo del carburante in Germania è appesantito dall'introduzione della tassa sull'ambiente, per risparmiare, molti automobilisti e autotrasportatori tedeschi fanno il pieno negli stati vicini - Austria, Lussemburgo, Polonia, Repubblica Ceca e Svizzera -, dove il costo della benzina è più contenuto, tra i 15 e i 25 centesimi al litro in meno. L'effetto è duplice: da una parte le valutazioni sulle emissioni tedesche sono calcolate al ribasso; dall'altra, di conseguenza, la Germania scarica sui vicini parte della sua quota emissioni, essendo il sistema di calcolo delle emissioni imputabili al traffico su gomma fondato anche sul consumo di carburante.
Il ministro degli interni bavarese Günther Beckstein è ben cosciente del problema: «La riduzione di CO2 in Germania sta solo sulla carta», ha detto. Beckstein, oltre che per l'ambiente, è preoccupato per «l'enorme evasione» che il rifornimento all'estero indirettamente comporta. Più di 2 miliardi di euro di ammanco all'anno, stima il governo federale. Secondo l'Automobilclub austriaco Öamtc, citato dal settimanale Der Spiegel, solo in Austria circa il 30% del carburante finirebbe nei serbatoi tedeschi. Ma è molto difficile fare una stima precisa del volume totale di carburante acquistato sul mercato estero.
Hartmut Kuhfeld, matematico dell'Istituto tedesco per la ricerca economica (Diw) esperto nel settore del traffico, qualche numero è in grado di darlo. Basandosi sui dati del ministero dei trasporti sul traffico verso gli stati vicini, Kuhfeld stima il volume di carburante «illecitamente importato» in 1,5 miliardi di litri di benzina e 2,4 miliardi di litri di diesel solo per il 2005. Considerati i 31 miliardi di litri di carburante venduti in Germania nello stesso anno, i «turisti del pieno» farebbero risparmiare al paese un buon 11% di carburante, che alleggerisce il calcolo delle emissioni. Il 9% di riduzioni di CO2 valutato, dunque, sarebbe in realtà inesistente. Considerate le stime del Diw, lo stesso governo avrebbe rivisto la percentuale al 2%. Non di più.
Anche la riduzione nel consumo di carburante dovuta allo sviluppo tecnologico dei motori, valutata in un - 25% dall'inizio degli anni '90 ad oggi, in realtà sarebbe ampiamente «rimangiata» dall'aumento dei cavalli e del peso delle vetture per sicurezza e confort. E nel bilancio non aiutano certo le nuove immatricolazioni di fuoristrada, salite del 16,5% nel 2006.
Gli «ambientalisti di Bruxelles» avevano particolarmente bersagliato la Vda per l'alto livello medio di emissioni dei modelli prodotti. Ma la cancelliera Angela Merkel aveva scelto di schierarsi in loro difesa, per una riduzione più morbida delle emissioni e, dunque, contro il lavoro del commissario all'ambiente Stavros Dimas. Lo scorso febbraio Dimas è riuscito infatti a far partire sotto il fuoco delle critiche la proposta che, qualora divenisse legge, obbligherà l'industria automobilistica a ridurre le emissioni per i nuovi modelli a 120 grammi di CO2 per chilometro entro il 2012. Al «turismo del pieno» potrebbe poi mettere un freno la proposta del commissario Ue per la tassazione, l'ungherese Laszlo Kovacs, che vorrebbe stabilire un'aliquota minima unitaria di 35,9 centesimi per litro di diesel entro il 2012. Oggi in Germania si pagano 47 centesimi per litro contro i 22 centesimi dell'est Europa.