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Americanismo fanatico e antinazionale

di Massimo Fini - 29/11/2005

Fonte: lineaquotidiano.it

Adesso le toghe sono
“rosse” non solo
quando inquisiscono
Berlusconi o Previti e qualche
altro esponente della
Casa della Libertà, ma
anche se osano procedere
nei confronti di cittadini
americani sospettati di aver
commesso dei gravi reati in
Italia.
A proposito dell’inchiesta
che i Pm milanesi, Armando
Spataro e Ferdinando
Pomarici, stanno conducendo
nei confronti di 22 agenti
della Cia, accusati di aver
sequestrato a Milano l'egiziano
Abu Omar e di averlo
poi trasportato, passando
per la base extraterritoriale
di Aviano, al Cairo, consegnandolo
alle autorità di
quel Paese e alle sue prigioni,
dov’è stato torturato, il
ministro della Giustizia,
Roberto Castelli, il cui Ufficio
è stato interpellato dalla
magistratura milanese per
una richiesta di estradizione
dei 22 ha rilasciato tre
dichiarazioni una più grave
dell’altra.
1) “È noto che Spataro è un
magistrato militante e da
sempre e io sono autorizzato
a pensare che nei confronti
dell’America non sia poi così
imparziale. Stiamo verificando
il suo teorema...”.
2) “Stiamo esaminando le
carte e io dico che il ministro
deve decidere anche sulla
fondatezza delle accuse.
Dobbiamo capire cioè se il
teorema è fondato o se è
legato a una sorta di antiamericanismo
che attraversa
la sinistra”.
3) In riferimento poi al fatto
che Spataro ha partecipato,
come elettore, alle ‘primarie’
dell’Unione il ministro ha
affermato: “Ognuno è libero
di fare quello che vuole, ma
poi deve accettarne le conseguenze”,
lanciando quindi
un pesante ammonimento ad
altri magistrati che volessero
seguirne l’esempio.
Il Procuratore generale di
Milano, Manlio Minale, ha
fatto notare come le decisioni
di Spataro e Pomarici
“siano pienamente condivise
da tutto l’Ufficio della Procura
e tutte confermate nella
loro fondatezza dal Gip in
sede e dal Tribunale coordinatore
alla New York University
di uno studio sul terrorismo
internazionale.
Ma i punti non sono
nemmeno questi. Il ministro
Guardasigilli, invece di tutelare
la Magistratura italiana,
com’è suo dovere, compito
e funzione, delegittima
gravemente un Pubblico
ministero impegnato da anni
sul fronte del terrorismo
internazionale. Il ministro
ritiene di poter entrare nel
merito di un’inchiesta in
corso e questo è inammissibile
perché lede l’indipendenza
della Magistratura, sancita
costituzionalmente, e la
riporta sotto il diretto controllo
del Governo com’era
durante il fascismo. In relazione
alle richieste di estradizione,
il guardasigilli può
solo valutarne l’opportunità
politica, ma non può in
alcun modo entrare nel
merito della fondatezza delle
indagini.
Non risulta da nessuna norma,
nè costituzionale nè
ordinaria, che i magistrati
abbiano perso il diritto di
voto e di elettorato passivo.
Le minacce di Castelli nei
confronti di Spataro - e,
attraverso Spataro, a tutti i
magistrati - sono di una gravità
senza precedenti, perché
tendono a limitare quello
che, in democrazia, è uno
dei diritti fondamentali del
cittadino: il diritto di votare
per chi gli pare.
Più in generale ci troviamo
di fronte a un ministro della
Giustizia che invece di agevolare
il lavoro della Magistratura,
com’è suo dovere,
compito e funzione, cerca,
da anni, da quando ha
assunto questa delicatissima
carica, di ostacolarlo in tutti
i modi. Delegittimare poi
un magistrato che si occupa
di terrorismo internazionale,
e quindi esposto in modo
particolare, significa, di fatto,
mettere in pericolo la sua
vita.
È vero che in Italia esiste
un antiamericanismo di
maniera, ma esiste anche
un americanismo così
appiattito sugli Stati Uniti,
che, per quanto alleati,
restano uno Stato straniero,
da risultare antinazionale
e quasi eversivo.