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Montezemolo Cyborg come nel romanzo di Trecca era la variante del piano Gelli

di Claudio Lanti - 10/04/2007



Negli anni 70 un geniale scrittore amatoriale di nome Fabrizio Trecca pensava già al futuro avvento di Luca di Montezemolo nella sua veste di uomo-macchina nel senso letterale della parola. Con molto anticipo sulla filmografia cyborg, Trecca immaginò nel suo romanzo “Formula Uno” la figura ibrida di un pilota mezzo uomo e mezzo robot. E’ un pilota fallito, drogato e alcolizzato, che ha concluso la sua carriera dopo un incidente. Costui pur di tornare in pista accetta di sottoporsi agli orribili esperimenti bionici di un chirurgo giapponese. Il suo corpo viene ricostruito come propaggine artificiale della stessa macchina da corsa. Ne nasce una carne-macchina, una testa con le ruote, creatura mostruosa e invincibile, simbolica e anticipatoria del nostro tempo. Analogamente, infatti, Luchino si considera mezzo uomo e mezzo Ferrari. Il suo linguaggio, le sue ambizioni, il suo orizzonte culturale e politico non hanno mai superato in questi anni il portone delle scuderie di Maranello. Si sussurra che da semplice cortigiano dell’avvocato Agnelli, con una serie di applicazioni successive, abbia anche ottenuto la capacità di comunicare con le automobili e di capire il loro rombante linguaggio.

Montezemolo incarna l’artificio che Fabrizio Trecca aveva disegnato sulla scia del vecchio sogno dell’uomo di costruire un altro uomo. Dal rustico prodotto artigianale chiamato Frankenstein si passa tuttavia alle infinite combinazioni rese possibili dalle attuali biotecnologie. L’uomo-automobile vale il pomodoro-pesce e la cipolla-topo, già prodotti su scala neo industriale grazie agli OGM. Adesso si insiste a dire che Montezemolo scenderà in politica al posto di Berlusconi, portando la nuova rivoluzione anche in quel settore. Mentre il Cavaliere si è limitato a un trapianto di capelli nel segno dei tempi nuovi, Luchino insedierà a Palazzo Chigi il nuovo prototipo della macchina politica integrale. Così finalmente sappiamo che la profezia di Isaac Asimov, padre letterario della robotica, si compirà in Italia.

Ma c’è un problema: Fabrizio Trecca (oggi mimetizzato nel ruolo di conduttore di programmi Mediaset per casalinghe) sotto la faccia pacioccona era uno dei luogotenenti della famigerata P-2 di Licio Gelli. E qualche storico sospettò che i suoi romanzi fossero in realtà “scenari” applicativi del famoso “Piano di Rinascita” del Venerabile. Finora ci si era rotta la testa per capire il significato reale di quel pilota di formula uno, mezzo uomo e mezzo macchina. Ma adesso il riferimento simbolico a Montezemolo appare chiarissimo. E sappiamo bene che le Logge si pronunciano sempre per simboli. Dunque, Luchino rappresentava l’evoluzione umanoide di Berlusconi, il “piano B” nel caso che il “piano A”, imperniato sul Cavaliere, fallisse. Quel demonio di Gelli aveva studiato anche questa.
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P.S. Invitiamo gli esperti delle trame P-2 (se ne trovano ancora) a riflettere bene su questa nostra segnalazione riguardante Montezemolo, Fabrizio Trecca, etc. Di che cosa si tratta? Un messaggio allusivo, una provocazione, uno scontro interno tra vecchi e nuovi piduisti? Noi stessi (che modestamente ce ne intendiamo) non sapremmo cosa dire: abbiamo ricevuto per plico anonimo una copia ingiallita del romanzo di Trecca (Oscar Mondatori) insieme a una foto di Luca di Montezemolo al volante di una Ferrari rossa. E ci limitiamo a riferire le deduzioni che ne abbiamo tratto. Nella foto c’era il Papa Benedetto XVI che sorrideva incoraggiante davanti alla macchina da corsa. Da qui un sospetto agghiacciante: anche Ratzinger e l’attuale offensiva medioevale della Chiesa contro i gay facevano parte dei piani di Gelli? A pensare che tutto iniziò in una suite del Grand Hotel, pardon, dell’Hotel Excelsior.


La Velina Azzurra N. 11 del 6.4. 2007

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