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Il sogno di Tamerlano

di Ranieri Polese - 10/04/2007

     
Il medievalista Franco Cardini è autore di un romanzo storico sui rapporti fra l’Europa cristiana e i Tartari nel periodo di Tamerlano il grande (1336-1405). Franco Cardini descrive il viaggio di tre europei, uno dei quali storicamente esistito e gli altri due “inventati ma storicamente plausibili”, con l’incarico di ambasciatori presso Tamerlano.
Cardini descrive così il mondo compreso fra l’Europa e la ricca Samarcanda capitale dell’impero tartaro, attraversando luoghi come Rodi, Cipro, le isole dell’Egeo, Costantinopoli e Trebisonda. Ne scaturisce il racconto di un periodo in cui Europa e Asia sembravano potersi incontrare.


Dopo aver sbaragliato i Turchi, nel 1403, il Grande Emiro dei Tartari Timur Beg è incerto sul da farsi, potrebbe continuare a espandersi verso Occidente finendo di assoggettare le terre che dal Lago di Aral vanno fino al Mediterraneo; o invece - suprema ambizione - potrebbe rivolgersi a Est, puntando diritto al cuore del Celeste Impero cinese. Echi delle sue gesta [...] sono giunti in Europa. Si racconta della sua ferocia, delle piramidi di teste dei nemici vinti, ma si pensa anche che l’avanzata dei Tartari potrebbe rompere l’accerchiamento di Costantinopoli. In ogni caso è con il nuovo conquistatore che monarchi, banchieri, repubbliche marinare debbono fare i conti. Il romanzo Il signore della paura (Mondadori, pp. 350, 18 euro) del medievalista Franco Cardini comincia proprio in quel 1403, e ci propone il resoconto di viaggio di tre ambascerie. Una proviene dal Regno di Castiglia e la guida il saggio don Ruy Gonzalez de Clavijo; una parte da Firenze, con a capo Vieri Buondelmonti, erede dell’orgogliosa casata feudale che ha i suoi possedimenti tra l’Arno e Siena; la terza è quella di Arrigo di Corrado Scolari, fiorentino fuoruscito passato al servizio dei Visconti e che poi, dopo la morte di Gian Galeazzo, si è fatto terziario francescano e ha trovato asilo a Gerusalemme. Di questi tre personaggi, solo don Ruy è storicamente esistito, anzi ci ha lasciato un prezioso Diario di quell’avventurosa impresa; gli altri due sono «inventati ma storicamente plausibili» (i loro nomi sono quelli di note famiglie fiorentine), e «agiscono in modo compatibile con la realtà storica».
Impegnato nella composizione di un romanzo storico, Cardini dimostra di conoscere bene i requisiti del genere. Non si limita infatti a documentate descrizioni e attendibili vicende, si preoccupa anche del fattore romanzesco. [...] Così il racconto degli itinerari diversi diventa anche una storia di destini incrociati, perché ciò che muove i due fiorentini sulle tracce di Tamerlano è in realtà un odio antico, un tremendo desiderio di vendetta. Con voluto effetto di rallentamento, lo storico romanziere rinvia di capitolo in capitolo la rivelazione delle origini di quella contesa: possiamo solo anticipare che il motivo è una donna, e che per conquistare il suo amore uno dei due è ricorso a delazioni e denunce. Ma intanto, una pagina dopo l’altra, scorrono i giorni e i mesi, per mare e per terra, nelle difficili tappe di un viaggio ai confini del mondo conosciuto. Rodi, Cipro e le altre isole dell’Egeo, ma anche Costantinopoli e Trebisonda vengono toccate nei passaggi dei diversi viandanti. Che per differenti strade puntano verso la lontana Samarcanda dove, si dice, Timur attende di decidere in quale nuova spedizione impegnarsi.
Già, Samarcanda. Il nome di quella città misteriosa e lontana evoca subito leggende e ricordi. La leggenda della morte cui un soldato vuole sfuggire, solo per ritrovarsi davanti la Nera Signora proprio nella città che doveva assicurargli la salvezza. [...]
Il rinvio al soldato che invano fugge la morte diventa il tema dell’ultima parte del romanzo. In cui ciascuno si deve confrontare con il proprio destino. Non solo i personaggi d’invenzione. Anzi, prima di tutti, Tamerlano la cui scelta di andare a conquistare la Cina si rivelerà fatale: colto da febbre poco dopo la sua partenza, il 19 gennaio del 1405 muore e i suoi possedimenti verranno smembrati tra vari eredi. Anche l’Occidente pagherà a modo suo la svolta di quegli anni: i Turchi, liberati dalla minaccia tartara, arriveranno a Costantinopoli, e i rapporti fra islam ed Europa cristiana diventano irreversibilmente ostili. Nel giro di due-tre anni, insomma, un evento imponderabile cambia la traiettoria degli avvenimenti: con Tamerlano, forse, Europa e Asia avrebbero potuto incontrarsi, dopo la sua morte non sarà più possibile.