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300: oltraggio ad un popolo

di Alireza Miryousefi* - 10/04/2007




In questi giorni un film, aggressivo, noioso, oltraggioso, che, a detta dei protagonisti, non è una realtà, ma un mito, viene proiettato nei cinema italiani. Ciò che ha ferito i sentimenti degli iraniani, che sono gli eredi orgogliosi di una grande gloriosa civiltà, di cui la civiltà umana è debitrice, non è solamente aver portato sullo schermo un romanzo preso dalle leggende di una etnia sconfitta in una guerra di migliaia di anni fa, ma è la virulenza e l’astiosità che si vede in questo film contro gli iraniani e la loro cultura. Questo film, stravolgendo tutto, dalla razza iraniana al modo di vestirsi, dal comportamento incivile e brutale alla depravazione e alla decadenza etica, e quant’altro, ha trasformato palesemente il film in un insulto storico. L’insulto inizia dove finisce la logica e questa mancanza di logica si evidenzia di più quando i portatori di tale insulto sono padri o madri della patria o il passato di una nazione.

I fratelli Warner hanno smentito qualsiasi intento politico nella costruzione di detto film, ma è una rivendicazione difficilmente accettabile. Molti critici, tra i quali quello del giornale Usa Today lo ritengono, esplicitamente o implicitamente, un film propagandistico del governo americano per poter reclutare altri soldati fra i giovani stanchi della guerra erosiva irachena. Un film che intende sacralizzare la continuazione dell’occupazione in Iraq e gli eventuali fatti avventurosi, collegando artificiosamente una nazione di recente fondazione con la storia dei greci e degli spartani e usando un comic strip di Frank Miller, enfatizzando ripetutamente noiose parole come “dovere”, “onore”, “imponenza”.

Supponete che qualcuno costruisca un film su Giulio Cesare con la figura e il ritratto simili a quello fatto del re Serse; dando uno sguardo al suo modo di vestirsi si nota che è pieno di simboli e ornamenti delle primitive tribù africane, mentre è noto a tutti che gli iraniani e gli europei dal punto di vista della razza hanno la stessa radice e sono ariani. La volontà di mistificare l’etnia, la cultura, i costumi, della civiltà e persino il modo di comunicare è evidente in tutto il film, come pure gli uomini a forma di animali e gli animali a forma di uomini ne evidenziano le intenzioni politiche. Persino la voce che è stata scelta per il re iraniano è una voce che di solito viene scelta nei film animati per gli animali o i demoni.

Tutto questo viene opposto alle fiere origini degli iraniani.

Ciro fu fondatore della carta dei diritti umani, i cui due principali pilastri erano la libertà religiosa e i diritti delle donne. Gli iraniani, diversamente da romani, egiziani, greci e altre civiltà contemporanee proprio non concepivano lo schiavismo. L’etica e la religione iraniana erano fondate su tre principi di pensiero virtuoso, allocuzione virtuosa e comportamento virtuoso e le prime leggi umane relative alle guerra e al modo di comportarsi con gli sconfitti e i prigionieri (simile alla Convenzione di Vienna) sono state redatte e attuate dagli iraniani. Questo sistema etico è stato ripetuto e integrato dall’Islam e così questa civiltà è continuata ad evolversi nella sua nuova forma. Gli eventi dopo la guerra di Leonida, re di Sparta (terra di questo film) confermano l’evidenza di questo sistema etico. Serse, al contrario di Alessandro Magno, dopo aver conquistato Atene, non ha distrutto il tempio sull’Acropoli e la città. Gli iraniani non rendevano le nazioni sconfitte proprie schiave e colonie. E anche il re Serse ha adottato tale comportamento nei confronti dei greci.

Anche nelle epoche successive, la civiltà greca, nell’era buia dell’Europa, è stata conservata e sviluppata dagli iraniani e in realtà gli iraniani sono stati anello di congiunzione tra l’Europa e la sua grande e antica civiltà. Tutto ciò è qualcosa che il film 300 intende mettere in dubbio e ciò che guadagna in cambio è esiguo: stimolare qualche giovane ad arruolarsi nell’esercito Usa.

I produttori di questo film hanno dichiarato che l’intrattenimento era l’unico obiettivo della produzione, ma, anche accettando questa precisazione, l’intrattenimento può essere un mezzo per affrontare o distorcere la storia di un popolo?

Tuttavia non è possibile che un tale iniquo film possa cambiare le realtà storiche. Un proverbio iraniano dice che “se un sasso senza valore rompe un gioiello molto caro, non significa che esso abbia aumentato il suo valore”.

*Capo ufficio stampa dell’ambasciata dell’Iran a Roma