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La battaglia del Maghreb

di Christian Elia - 11/04/2007

Ancora un attentato in Marocco, ma si combatte in tutta la regione
E', per il momento, di 17 morti il bilancio dell'esplosione di un'autobomba davanti alla sede del governo ad Algeri e di altri due ordigni che sono stati fatti detonare in altre zone della capitale algerina. Sembra la risposta all'operazione dei militari algerini nei territori dove si nascondono i miliziani islamici. Ma è tutto il Maghreb a essere attraversato da una tensione senza precedenti.
 
 
La fuga di Mohammed Mentala, alias Uarda, che durava dal 2003, è stata interrotta ieri mattina nel malfamato quartiere di el-Fida, a Casablanca. Poco dopo l'alba, un agente dei corpi speciali marocchini gli ha sparato uccidendolo prima che Mentala potesse azionare la cintura esplosiva che portava su di sé.

attentati a casablancaAncora bombe a Casablanca. E' invece riuscito a farsi esplodere un complice che, secondo fonti d'intelligence marocchine, citate da al-Jazeera, si nascondeva con Mentala in un appartamento con un terzo uomo. Quest'ultimo è riuscito a fuggire. Mentala era ritenuto una delle menti degli attentati del 16 maggio 2003 che, con l'attacco simultaneo di 13 attentatori suicidi, provocarono la morte di 45 persone a Casablanca.  I servizi segreti marocchini, che hanno sequestrato le immagini scattate dai fotografi sul luogo del raid, ritengono che i 3 appartenessero a un gruppo più grande, di circa 15 uomini, che sta pianificando una serie di attentati che dovrebbero avere come obiettivi navi occidentali nel porto di Casablanca o strutture turistiche ad Agadir e Marrakech. Secondo le autorità marocchine, tutti i componenti del gruppo si muovono con delle cinture esplosive pronte all'uso, per non farsi catturare vivi, e apparterrebbero a un gruppo di fondamentalisti salafiti legato ad al-Qaeda.
L'episodio di ieri segue di un mese la morte di Abdelfatah Raydi, l'uomo che l'11 marzo scorso si è fatto esplodere in un internet caffè a Casablanca, dopo una lite con il gestore, ferendo quattro persone. Secondo indiscrezioni della polizia di Casablanca, ancora prive di conferme ufficiali, il complice di Mentala che si è fatto esplodere durante l'incursione dei corpi speciali marocchini potrebbe essere Ayoub Raydi, fratello di Abdelfatah.
Un legame unirebbe insomma i due attentati e le forze dell'ordine del Marocco sono in fibrillazione da mesi, nel tentativo di eliminare la rete di jihdaisiti che attraversa il paese.

un attentatoUna fitta rete. Il 10 marzo scorso, un giorno prima dell'esplosione nell'internet caffè, era stato arrestato Saad Houssaini, chimico 44enne, ritenuto il capo militare del Maroccan Islamic Combatant Group (Micg), un gruppo salafita che il governo marocchino ritiene coinvolto sia negli attentati di Casablanca del 2003 che in quello di Madrid del 2004, che causò la morte di 191 persone. E che ritiene soprattutto legato ad al-Qaeda. Stessa accusa per le 31 persone arrestate dopo la morte di Abdelfatah Raydi a Casablanca. Stessa sorte toccata, a ottobre 2006, a 56 persone ritenute affiliate al gruppo Ansar al-Mahdi, cellula sciita lontana da al-Qaeda per motivi religiosi, ma che secondo i servizi segreti marocchini ha, per il momento, messo da parte differenze confessionali per lottare assieme ai sunniti.
Un legame che sarebbe stato sancito dall'ingresso dei 2 gruppi all'Organizzazione di al-Qaeda nel Maghreb, una sigla alla quale avrebbe aderito anche il Gruppo per la Predicazione e il Combattimento algerino e quello dei salafiti in Tunisia. Un'alleanza transnazionale insomma, finalizzata al rovesciamento dei governi di Algeria, Marocco e Tunisia, ritenuti dai fondamentalisti strumenti della politica statunitense nella regione e non solo.
Non a caso, quasi in contemporanea con le retate della polizia marocchina, il governo algerino ha lanciato l'operazione Amizour il 26 marzo scorso, la più grande iniziativa anti-terrorismo dall'inizio dell'anno. Elicotteri e mezzi corazzati con migliaia di uomini dell'esercito algerino hanno lanciato un'imponente caccia all'uomo e, l'8 aprile scorso, nove soldati algerini e almeno sei militanti islamici sono morti in una sparatoria a Ain Defla, 160 chilometri ad ovest di Algeri. Secondo fonti di stampa indipendenti algerine sarebbero almeno 20 le vittime, fino a oggi, di un'operazione ancora in corso. Stessa tipologia di un'azione condotta in grande stile, tra la fine di dicembre e l'inizio di gennaio, dai corpi speciali tunisini.
Sembrerebbe quasi di assistere a un'operazione congiunta dei governi di Algeri, Rabat e Tunisi, finalizzata allo sradicamento dell'Organizzazione di al-Qaeda in Maghreb.

al qaeda in maghrebTerrorismo e politica. La situazione pare più complessa però, e riguarda i rapporti degli attuali governi con l'islamismo tout court. Significativo in questo senso un sondaggio, effettuato da un centro studi statunitense, per il quale in questo momento il movimento più votato in Marocco sarebbe il Partito della Giustizia e dello Sviluppo (Pjd), accreditato del 49 percento dei consensi. Il momento è delicato, considerato che a settembre si vota, per la seconda volta dopo l'ascesa al trono marocchino di Mohammed VI nel 1999, per le elezioni legislative. Il Pjd è un partito moderato, sulla linea del partito del premier turco Erdogan, vicino alle posizioni dei Fratelli musulmani. Il movimento Giustizia e Beneficenza dello sceicco Abdessalem Yassin, invece rigetta l'assioma Dio-Patria-Famiglia, che fa del re del Marocco anche la massima autorità religiosa del Paese, e rigetta la Mudawana, la riforma in senso laico del diritto di famiglia del 2004. Il Pjd è dunque più moderato del movimento dello sceicco Yassine e non è inviso agli Usa (elemento chiave in Marocco), ma questo non cambia il fatto che sono gli islamisti il partito più popolare in Marocco, com'è già accaduto in Egitto e Palestina. Stesso discorso per l'Algeria dove, dopo la guerra civile degli anni Novanta, i partiti islamici sono al bando. Ma il presidente algerino Bouteflika ha tentato una politica di riconciliazione nazionale, aperta a tutti coloro che scelgono la via parlamentare della lotta politica, a eccezione del partito el-Islah, formazione islamica, che rischia di non essere ammesso alle elezioni amministrative del prossimo maggio.
Il concetto pare chiaro: per continuare a fare affari con l'Unione europea e gli Stati Uniti, priorità dei governi del Marocco, dell'Algeria e della Tunisia, bisogna dare un segnale forte, per sottolineare da che parte dello schieramento si pongono nella “guerra globale al terrorismo”. Questo è utile anche per conservare il potere, visto che i partiti islamici sono in testa a tutti i sondaggi. Premiando chi si allinea lasciando la lotta armata e piegando tutti coloro che si oppongono, attaccandogli il comodo copyright di al-Qaeda.