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Pechino opta per l’esodo rurale forzato

di Redazionale - 12/04/2007

La «desertificazione», un nuovo slogan delle autorità cinesi per giustificare un piano di trasferimento di 450 000 contadini di Guizhou, una delle province più povere della Cina.

Prima il Grande Balzo in avanti (un gigantesco sforzo di produzione collettivo che obbligava a radere al suolo intere foreste per fabbricare acciaio), poi la fame degli anni sessanta, ora la desertificazione. Tutte piaghe che hanno colpito la campagna, e a nessuna di queste catastrofi sono attribuibili cause naturali.

Ormai la Cina lascia le campagne all’abbandono, soprattutto quelle popolate da minoranze. I villaggi rurali delle zone povere non esportano, quindi non contribuiscono al progresso economico del Paese. Tutto ciò che viene prodotto viene consumato dalla comunità. Conseguenza di un degrado ambientale causato dalle politiche rurali cinesi: montagne senza vegetazione, terreni sfruttati sino all’esaurimento, terrazzamenti e colture inondate dal fango alla prima pioggia.

Il piano di trasferimento delle popolazioni non provoca proteste, poiché l’alternativa è lavorare non retribuiti per il progetto «ridare terra alla foresta», il che significa piantare e mantenere in vita migliaia di alberi forniti dal governo provinciale.

Inoltre quest’opera di riforestazione per combattere la desertificazione non dà buoni risultati: «non si sono ancora trovate specie adatte per fermare il dilavamento. Dopo dieci anni dalla riforestazione si verifica un avanzamento della pietra nuda, il conseguente impoverimento dei contadini e la prospettiva di migrazioni, in assenza di un vero piano governativo» - afferma Xiong Kanging, professore di geografia all’Università di Guizhou.

E così 450 000 contadini, rassegnati da fame e carestie, lasceranno la propria terra per raggiungere cantieri e fabbriche delle città costiere già afflitte da sovrappopolazione, secondo i piani governativi di trasferimento.

Nessuno ha pensato magari a rimpiazzare mais e colza con piante meno esigenti, come l’arancio o il noce, sviluppare sistemi di raccolta di acqua piovana e soprattutto rimpiazzare l’utilizzo della legna da ardere, unico combustibile disponibile per i contadini?


Fonte: Libération