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Un nuovo libro sulla strage di Bologna del 2 agosto 1980: i colpevoli di comodo

di redazionale - 19/04/2007

Fonte: quotidiano.net

  

Un nuovo libro sulla strage di Bologna del 2 agosto 1980 rilancia i pesanti dubbi sulla effettiva responsabilità di Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, i due ex terroristi dei Nar condannati all'ergastolo per il massacro provocato dall'esplosione di una valigia imbottita di tritolo e T4 nella sala d'aspetto della stazione . I morti furono 85, i feriti più di duecento.   A ventisette anni di distanza, un giornalista del quotidiano il Manifesto, Andrea Colombo, ha deciso di riprendere i fili della vicenda, analizzandone ogni aspetto, compresi depistaggi, ruolo dei servizi segreti e le piste alternative a quella dell'estrema destra. In più, 'Storia nera', (ed.Cairo ), attraverso una lunga confessione intervista di Mambro e Fioravanti, percorre a ritroso la storia dei Nuclei Armati Rivoluzionari. «La loro vicenda, che è una vicenda criminale, autorizza a credere - si chiede Colombo - che siano anche stragisti? Non va infatti esclusa, in una rivisitazione dei fatti, la rottura profonda e violenta che si consumò tra i due ex ragazzi dei Nar e la destra da loro sospettata di essere collusa con i servizi segreti e con lo stragismo».    Il processo per la strage di Bologna è «indiziario», sottolinea l'autore, portavoce di Rifondazione Comunista al Senato. Allineandosi alla posizione dell'ex presidente della commissione stragi, Giovanni Pellegrino, secondo il quale «gli anni Ottanta e la strage di Bologna sono rimasti sostanzialmente inesplorati». Pellegrino, ex senatore Ds, è stato il primo ad augurarsi che prima o poi qualcuno abbia il coraggio «di percorrere nuove piste investigative». Nel libro dedicato alla strage del 2 agosto '80, Colombo si addentra nell'intricato universo che riguarda i depistaggi delle indagini messi in atto dal Sismi per i quali sono stati condannati Francesco Pazienza e gli ufficiali del servizio segreto militare Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte. Depistaggi che al tempo dell'inchiesta si ritenne fossero stati attuati per deviare i sospetti dalle eventuali responsabilità dell'estrema destra nell'attentato. E che invece oggi, anche alla luce delle recenti acquisizioni documentali della commissione Mitrokhin, Colombo è convinto siano stati costruiti «proprio allo scopo di inchiodare i Nar nel tentativo, da parte dei servizi italiani, di trovare un capro espiatorio per evitare altri guai».   La pista nera per la strage di Bologna, a giudizio dell'autore, fu dunque opera degli apparati di intelligence? «Credo che esplorando una traccia investigativa internazionale, i nostri servizi temevano si sarebbe potuto innescare un meccanismo troppo pericoloso. Era il tempo in cui vigeva, lo ha confermato anche Francesco Cossiga, il famoso patto stipulato da Aldo Moro con i palestinesi. La possibilità per l'Fplp di far transitare le armi nel nostro paese contro l'immunità da attentati e regolamenti di conti entro i nostri confini».   «La strada del neofascismo, all'indomani della strage, era la più indolore. I Nar non avevano nulla da raccontare per difendersi, non avevano legami nè contatti con il mondo esterno e quanto ai servizi di allora -osserva il giornalista - vi era al loro interno una rigida lottizzazione che li divideva in filo-arabi, filo-israeliani e filo-americani. La pista nera, insomma, permetteva di non alterare equilibri». Nè viene trascurato nel libro di Colombo il ruolo di Massimo Sparti, l'ex malavitoso legato alla Banda della Magliana, oggi scomparso, la cui testimonianza fu cruciale per la condanna di Francesca Mambro e Valerio Fioravanti. Fu lui ad accusare Fioravanti di avergli chiesto, il 4 agosto 1980, un documento falso per la Mambro, che rischiava di essere identificata come responsabile della strage. Ma la dichiarazione di Sparti è sempre stata sospetta. I familiari smentirono infatti che il 4 agosto del 1980 si trovasse a Roma. Subito dopo la testimonianza, inoltre, Sparti ottenne la scarcerazione perchè ridotto in fin di vita da un cancro terminale al pancreas. Sarebbe guarito appena scarcerato pochi mesi dopo la deposizione sulla strage.   'Storie nere' ripercorre anche la storia di Luigi Ciavardini, la cui condanna a trent'anni è stata confermata nei giorni scorsi dalla Cassazione. Nel 1986 entra nel processo per la Strage di Bologna. Si proclama innocente. Nel 2000 viene assolto, nel 2002,in appello, è nuovamente condannato. Secondo i giudici è lui che ha messo materialmente la bomba alla stazione. La strage del 2 agosto sarebbe stata quindi compiuta da Ciavardini, Fioravanti e Mambro, i due capi dei Nar che hanno ammesso tutti loro delitti per i quali sono stati inflitti 17 ergastoli negando sempre la loro responsabilità per Bologna. Ciavardini ha inoltre sempre dichiarato quel 2 agosto si trovava insieme a Mambro e Fioravanti a Padova. Non a Bologna. Contro di lui si schierò uno dei tre stupratori del Circeo, Angelo Izzo.   Nel 1986, dal carcere di Paliano, nel quale era detenuta, Raffaella Furiozzi, diciannovenne torinese, raccontò ai magistrati che indagavano sulla Strage di Bologna di aver saputo da una fonte, informato a sua volta da una terza persona, che nel commando che eseguì l'attentato sarebbe stato composto,oltre che da Fioravanti e Mambro, da Nazareno De Angelis e Massimiliano Taddeini, due ragazzini romani appartenenti al gruppo di Terza Posizione. Alle dichiarazioni della Furiozzi fece seguito, immediatamente, la deposizione di Angelo Izzo, secondo il quale nel commando stragista vi era anche Luigi Ciavardini.   Il 23 novembre 1995 Mambro e Fioravanti vennero condannati all'ergastolo, quali esecutori dell'attentato. Il 9 giugno 2000 la Corte d'Assise di Bologna emise nuove condanne per depistaggio: nove anni di reclusione per Massimo Carminati, estremista di destra, e quattro anni e mezzo per Federigo Mannucci Benincasa, ex direttore del Sismi di Firenze, e Ivano Bongiovanni, delinquente comune. Analizzando invece il quadro storico in cui si colloca la strage del 2 agosto '80, Andrea Colombo osserva come in quel periodo «la fase dello stragismo fosse finita da tempo mentre quella mafiosa dovesse ancora cominciare». Nel libro vengono elencate le piste estere. Come quella che collegava la strage di Bologna a quella di Ustica, avvenuta solo due mesi prima il 27 giugno 1980, ipotizzata da Giuseppe Zamberletti, ex senatore democristiano, autore del libro 'La minaccia e l'offesa' che nel 1980 siglò l'accordo di alleanza strategica con Malta sul fronte petrolifero che di fatto tagliava fuori la Libia.

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