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L'Italia ripudia la guerra...

di Giancarlo Chetoni - 10/05/2007

Un articolo di
Roberto Aliboni su “Affari Internazionali”, roba del partito amerikano
di cui è direttore Stefano Silvestri, segnala che il 3 Maggio a Sharm
El-Sheikh durante il summit dell’ICI (Gruppo di Contatto per l’Iraq)
che ha visto la partecipazione del ministro degli Esteri d’Alema, l’
Italia si è impegnata a condonare 2.4 miliardi di debiti e ad erogare a
fondo perduto altri 270 milioni di dollari per la “ricostruzione” dell’
Iraq.
Palazzo Chigi inoltre si è assunto l’onere di spesa per l’
addestramento di 2 battaglioni di forze speciali (?) del premier Al-
Maliki e di 10.000 effettivi di polizia di Baghdad con uno stanziamento
di 10.6 milioni di euro già inserito nel decreto legge approvato dai
due rami del Parlamento che prevede come istruttori l’impiego sul
terreno di ufficiali e sottoufficiali della MSU del Raggruppamento
Operativo dei Ros dei Carabinieri del generale Ganzer.
Le forze del
“nuovo esercito” iracheno raggiungeranno così gli effettivi di 150.700
militari e di oltre 360.000 “gendarmi”.
Dopo i 167 milioni di euro
elargiti al Governo Garzai, di cui 55 destinati al rafforzamento della
struttura giudiziaria dell’Afghanistan, lo stanziamento di 363 milioni
di euro per sostenere per mesi 6, con un impegno previsto almeno fino
al 2011 come dichiarato a margine del vertice Nato di Siviglia dal
titolare della difesa on. Parisi, la permanenza a Herat e a Kabul di
1.938 militari del contingente italiano e di 10 militari della Guardia
di Finanza, il Vicepresidente del Consiglio ha recentemente dichiarato
al Senato che le truppe italiane in Afghanistan riceveranno ulteriori
rinforzi in uomini e mezzi.
Il Ministro della Difesa il 6 Maggio da
Herat, dopo aver programmato una serie di incontri con il “primo
ministro” e con i responsabili dei dicasteri di interni, giustizia e
difesa, accompagnato dal CSM Amm. Di Paola, ha ribadito l’impegno del
governo italiano a dotare il nostro contingente di quanto necessario a
“rafforzare ad aumentare la capacità di sorveglianza e di controllo del
territorio e la protezione del personale”.
Dopo gli UAV Predator e il
C 130 J, arriveranno al West Rac ISAF comandato dal generale Satta
altri 2 elicotteri AB 212, 5 A 109 Mangusta, una compagnia fucilieri
addetta alla protezione esterna e interna dell’aeroporto militare e del
compound Vianini, una compagnia mortai da 120 mm oltre a un’aliquota
non precisata di veicoli corazzati Dardo e Puma per la ricognizione
armata.
La squadra dei piloti, armieri e motoristi da adibire all’
efficienza bellica dei mezzi ad ala rotante non potrà essere inferiore
alle 50 unità.
In totale, la presenza dei militari italiani in
Afghanistan da Aprile a Giugno vedrà un incremento di oltre 300
uomini.
Il 1 maggio, a 24 ore dall’eccidio di Enduring Freedom a
Parmakan, un villaggio della valle di Zerkok nella provincia di Herat
(zona sotto comando italiano), una squadra di soccorritori ha rinvenuto
i corpi di 136 pathsun e di decine di anziani, donne e bambini falciati
dalle armi di bordo degli Apache e dei Black Hawk Usa: più di 100 per
la gente del posto, che ha riferito di interi villaggi distrutti, di
centinaia di abitazioni ridotte in macerie, di migliaia di sfollati in
fuga, in un esodo senza speranza, dalle zone bombardate, che portano
sulla testa e a braccia povere cose.
Più di 10.000, stando alle voci, i
profughi che hanno abbandonato i villaggi della Valle di Zerkok e
cercano rifugio a nord, verso Shindand.
Il Governo Prodi ha
condannato, senza troppa convinzione, l’offensiva degli Usa e delle
truppe di Karzai affidando qualche dichiarazione alle agenzie di stampa
dopo aver messo in evidenza che militari italiani e spagnoli non hanno
partecipato all’azione (mitragliamento e annaffiatura abbondante di
proiettili di mortaio).
In realtà a Roma si mentisce sapendo di farlo.
Da mesi forze speciali italiane combattono a fianco degli Usa. La Task
Force a stelle e strisce è rimpinguata da 80 “specialisti” del Bel
Paese di cui non si sa assolutamente nulla.
Si dice che siano
incursori del Consubin di Varignano e 9° reggimento Col. Moschin
inquadrati nei ROS.
Il 185° Rao della Folgore e i Ranger del 4°
Alpini Monte Cervino non farebbero parte della combriccola. Per capire
il perché bisognerebbe risalire all’operazione Ibis, al generale Loi, a
Andreatta, a Panorama, Ferrara e a una strisciata di morti ammazzati
che va dal Porto di Mogadiscio al Sergente Marracino caduto al Poligono
Garibaldi a Nassiriya.
Ma questa è un’altra storia. Da raccontare.