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L'Argentina sommersa dai rifiuti

di Marizen - 14/05/2007

 

Da Tucuman a Cordoba, da Mendoza a Paranà, da Sante Fè a Catamarca anche in Argentina sta scoppiando il problema di ogni società urbana: un'emergenza rifiuti. Le discariche legali non riescono più a contenere le montagne di immondizia prodotte, e quelle improvvisate a cielo aperto proliferano in ogni angolo del paese provocando seri problemi di carattere ambientale e per la salute umana, ai quali si deve aggiungere la particolare situazione di sfruttamento del lavoro minorile da parte di chi detiene il controllo delle discariche abusive. La povertà e la vulnerabilità sono vincolata all'iniquità sociale tra una maggioranza che non ha nulla e una minoranza che sta riscoprendo, grazie a un lento recupero economico del paese sudamericano, il consumismo e la possibilità di trarre enormi guadagni dalla catena della commercializzazione dei rifiuti.
Nonostante gli appelli per un piano di igiene urbana e le declamate buone intenzioni del governo locale, a Cordoba le discariche a cielo aperto si moltiplicano e si estendono. Oltre un centinaio i siti dove gli abitanti scaricano calcinacci, resti di potature e residui organici, l'acqua dei canali di irrigazione che attraversano la città è putrida di avanzi di ogni sorta e, sebbene nessuno abbia mai fatto un censimento ufficiale, si calcola che solo a Cordoba circa 6 mila famiglie vivono di ciò che raccolgono dall'immondizia.
Negli uffici regionali di Entre Rìos è rimasto bloccato lo studio di fattibilità per la raccolta differenziata dei rifiuti che stanno letteralmente soffocando Paranà e che, se fosse stato presentato entro marzo scorso, avrebbe permesso di accedere ad un credito di 6 milioni di dollari dei 40 che la Banca Mondiale ha intenzione di elargire in favore dell'Argentina per quanto riguarda l'emergenza rifiuti. Gli amministratori pubblici assicurano che lo studio sarà pronto entro giugno, nel frattempo però il capoluogo di Entre Rìos continua a produrre 400 tonnellate di immondizia al giorno. La discarica pubblica, che copre un'area di 8 ettari, è al collasso e a questo si aggiungono le polluzioni ambientali generate dal fumo dell'inceneritore.
Nella discarica a cielo aperto di Guayamellén, in provincia di Mendoza, la giornata inizia prestissimo. Su quell'area di 75 ettari, che gli abitanti chiamano "lì, alla fine del mondo", ogni giorno arrivano, solo da Guaymallén 300 tonnellate di rifiuti. Ogni mattina centinaia di famiglie attendono l'arrivo dei camion carichi di buste di immondizia per trovare qualcosa da rivendere o con cui sopravvivere. E questa è solo una delle tre principali discariche della provincia di Mendoza, la cui area metropolitana genera totalmente 800 tonnellate di rifiuti, e Guaymallén è in testa alla lista. Il governo provinciale e comunale stanno pensando di chiudere la discarica pubblica e trasferirla a Campo Espero ma - tutti si chiedono - come si organizzeranno per sostenere le famiglie che vivono di rifiuti?
Gli oltre 855 mila abitanti del Gran San Miguel de Tucumàn generano ogni giorno circa 700 tonnellate di rifiuti che vengono depositati nell'impianto di Pacare Pintado dove lavora, tra fumi e polluzioni, una cooperativa di cartonai formata da 350 persone. Ognuno di loro guadagna mediamente 20 dollari al giorno vendendo il cartone a dei grossisti che glielo pagano 22 centesimi al chilo, mentre a trecento metri di distanza, nonostante il calore del sole faccia infuocare i tetti, le finestre delle case dove vivono oltre 400 famiglie restano chiuse, per impedire all'odore nauseabondo di entrare.
A Catamarca è un proliferare di micro-discariche in ogni quartiere. Il governo locale punta il dito sull'irresponsabilità dei cittadini che se vengono sorpresi a bruciare rifiuti vengono multati. La misura sarebbe corretta giacché tende a rispettare l'ambiente ma, poco fuori città, nell'area industriale di El Pantanillo dove c'è l'impianto per il trattamento dei rifiuti, è la stessa municipalità a bruciare ogni giorno tonnellate di immondizia.