Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / L'Europa nelle mani dei banchieri

L'Europa nelle mani dei banchieri

di Michele Altamura - 15/05/2007




Chi ha eletto Nicolas Sarkozy ha scelto la politica del maggior rigore e dell’efficienza del liberismo e dell’integrazione, spinto dal desiderio di avere di un tenore di vita più elevato e dignitoso, e dalle stesse parole di lotta al’’inflazione e alla speculazione della Bce contro l’economia degli Stati.
Tuttavia, dopo aver condotto una campagna elettorale fortemente critica nei confronti della politica economica della Banca centrale europa, a pochi giorni dal ballottaggio, Nicolas Sarkozy ha fatto un piccolo passo indietro e ha ammesso di aver compreso che le sue richieste sono poco ragionevoli e non applicabili. Non dimentichiamo che più volte ha reiterato le sue critiche contro l’euro, affermando di voler scatenare un’offensiva diplomatica per ottenere dai partner europei che facessero pressione sulla Bce ed elaborare un vero governo economico dell’Europa, in modo da mettere fine alla supremazia della Banca centrale sulle esigenze degli Stati nazionali. Per mesi ha dichiarato che avrebbe combattuto quella politica dell’euro che sottrae alle persone e alle imprese potere d’acquisto, che asseconda la Federal Reserve ma non i bisogni dei cittadini europei.
Terminata la campagna elettorale, d’un tratto Sarkozy ci tiene a precisare che chiederà semplicemente che la Bce accetti di provare a rendere flessibile la politica monetaria europea, impegnando il governo francese a tenere una politica di rigido controllo del rialzo dei prezzi. I funzionari della Bce hanno infatti risposto che saranno tutti vani, in ogni caso, i tentativi di una riforma dello statuto su iniziativa degli Stati nazionali, e ha infine precisato che la Francia chiede in prestito euro al 3,85% con contratti a 50 anni per finanziare il suo debito, e che è obbligata a dare fiducia alla moneta unica.
“Nessun politico deve esercitare di pressione sul Bce”, ha affermato uno dei funzionari, concludendo che non è possibile imporre delle costrizioni all’azione dell’istituto centrale perchè è, e resta, un’istituzione indipendente.
Se prima l’obiettivo era riformare la Bce per renderla vicina agli Stati, ora diventa il controllo del rialzo dei prezzi da parte dei commercianti: tra queste due cose vi è un abisso, ed è anche la prova della grande sceneggiata che è stata fatta al solo scopo di conquistare i voti di quella parte dell’elettorato che non vuole l’Europa dei banchieri, e che desidera una Francia libera. Sarkozy ha così giocato sporco, perché ha strumentalizzato la controinformazione e i movimenti di contrasto all’euro, per conquistare un determinato parco elettorale, e poi ritirare le sue stesse parole, affermando che non esiste alcun “patto scritto” con i partner europei sulla possibilità di una riforma della Bce. Questo comportamento dimostra dunque come la politica può raccogliere e incanalare i consensi verso le decisioni del partito, delle lobbies di cui si fanno gli interessi, e che alla fine si lotta perennemente contro la disinformazione, che è un avversario troppo invisibile per essere eluso. Non esiste più una netta differenza tra controinformazione e informazione ufficiale, ma c’è una zona grigia che lavora dietro entrambe perché ognuna di esse ha lo scopo di catturare l’attenzione di una determinata parte della società. Su di esse poi si basa un sistema di potere piramidale che permette di convogliare una così grande massa e varietà di opinioni e pensieri verso un’unica direzione.
Quest’era sarà ricordata come quella del fallimento degli Stati, perché i governi e le istituzioni non fanno più gli interessi del cittadino e lasciano che siano invece le associazioni di consumatori a fare da rappresentanti degli “utenti”. Stanno diventando sempre più presenti nella nostra politica e ad esse vengono demandate delle funzioni che invece spettano allo Stato in virtù del fatto che si fonda su leggi, Costituzione e rappresentanza del popolo. Le associazioni di consumatori italiane hanno infatti firmato uno “storico accordo” con l’Associazione banche italiane (Abi) come conciliazione per l’estensione “parziale” delle condizioni previste dal decreto Bersani ai mutui sottoscritti prima del decreto. Questa alleanza va non solo ad approvare lo sconto dell’Abi sulle penali per l’estinzione anticipata dei mutui, ma segna anche l’inizio di una collaborazione che arriverà a “certificare” i prodotti della banca da parte delle associazioni di consumatori. Nessuno tuttavia ha dato alle associazioni questo potere di rappresentanza degli interessi dei consumatori, né tanto meno l’investitura a vita per dare “certificazioni” ai mutui, agli investimenti o ai conti corrente. Si potrebbe arrivare al paradosso che un’impresa possa ritrovarsi da sola a far valere la lesione dei suoi diritti, o a scontrarsi con le stesse associazioni di consumatori che non possono far causa ad un prodotto bancario che hanno certificato.
Questo è il fallimento della politica, dello Stato, ma anche dello Stato civico, di una società che preferisce nominare un rappresentante piuttosto che lottare in prima persona, piuttosto che controllare costantemente cosa stia accadendo intorno a sé. Tale sistema di potere che oggi subiamo, non è altro che il risultato dell’indifferenza delle persone che sanno contro chi puntare il dito quando qualcosa va male, ma non sono capaci di esporsi personalmente per denunciare le anomalie dell’intero sistema. Abbiamo costruito in questi anni un sistema di controllori: abbiamo creato un’amministrazione per controllare il rispetto delle regole, poi abbiamo nominato dei controllori a vigilare che l’altro controlli bene, poi un’agenzia nazionale che giudichi i controllori dei controllori. Una lunga piramide di entità di controllo per evitare che sia il cittadino a fare questa attività di vigilanza su coloro che dovrebbero cautelarci.