NOVITA' EDITORIALE ARIANNA EDITRICE MAGGIO 2007
Carlo Bertani MUTAMENTI CLIMATICI La rivolta di Gaia? Pagine 155 - Euro 11,90
Quante volte abbiamo ascoltato con una punta di scetticismo chi ci parlava di mutamenti di clima? Eppure negli ultimi anni temperature "africane" d'estate e inverni stranamente e innaturalmente miti non sono più un'eccezione.
A causa degli allarmi ambientali che sempre più spesso vengono lanciati, e che sono da attribuire alle alterazioni del clima terrestre, grande attenzione viene rivolta oggi alla climatologia, che studia le trasformazioni di molte variabili (temperature, precipitazioni ecc.) nel lungo e lunghissimo periodo. I mutamenti climatici sono sempre avvenuti, ma fino a poco tempo fa era difficile percepirli perché la vita di ognuno è troppo breve per averne un'esperienza diretta. Da qualche decennio, invece, sembra che alcune variabili del clima siano "impazzite" e procedano con una velocità che non è più quella che il pianeta ha seguito per milioni di anni.
Carlo Bertani ci spiega quali potrebbero essere le cause di trasformazioni così repentine, e i riflessi che queste hanno sulla grande politica internazionale e sul mercato dell'energia.
Quale potrebbe essere lo scenario della crisi energetica scatenata da un abbassamento improvviso delle temperature? L'Autore lo descrive come una vera "alba del giorno dopo", privata però dell'enfasi e dei falsi ottimismi di Hollywood…
Carlo Bertani, insegnante e scrittore, da molti anni studia i rapporti esistenti fra il mercato dell'energia e la guerra, con particolare attenzione ai riflessi geo-strategici ed economici. Collabora con emittenti radiofoniche e siti web come esperto di questioni geopolitiche e militari. Ha pubblicato molti libri sul militarismo, sul terrorismo, sulla crisi energetica ed ecologica.
INDICE - Homo Sapiens Technologicus - La fiera delle falsità e delle omissioni - La fiera delle occasioni mancate - La vera alba del giorno dopo
Indice delle illustrazioni
ESTRATTO Era troppo chiedere all'impetuoso Prometeo di soffermarsi un attimo ad osservare? Era possibile che s'arrestasse un attimo per abbeverarsi alla fonte, riprendere fiato e riflettere sul sentiero da intraprendere? Fu troppo. Nei teneri ed ironici ingranaggi di "Tempi moderni" Chaplin introdusse un graffio stridente, la percezione della perdita - da parte di Prometeo - della capacità di riflettere su sé stesso e sul proprio cammino: nella caligine di "Metropolis" Lang già sanciva la sentenza, la fine d'ogni possibilità di ripensamento. La macchina di produzione/consumo era tarata su valori e parametri di riferimento fissi: non esisteva comando, manopola o magia che consentisse di variarli. Tanto di capitale, tanto di materie prime, tanto di lavoro, tanto di profitto: null'altro. Il motore del processo era e sempre sarà l'energia - muscolare, termica, meccanica, elettrica, e da qui non si esce - però la quantità d'energia aumentava coerentemente con l'ampliarsi dell'economia e dei profitti. Per decenni - dopo la Seconda Guerra Mondiale - il principale rischio per l'umanità fu identificato nell'incremento demografico: aggressive generazioni con gli occhi a mandorla sembravano voler assalire il pianeta come orde di cavallette, divorando tutto ciò che poteva essere ingurgitato. Con il tempo, ci s'accorse che la crescita demografica sì aumentava, ma tendeva verso un limite, verso un "tetto" che l'umanità mostrava di non voler superare. Era vero: man mano che larghi strati della popolazione mondiale aumentavano il loro reddito e la loro istruzione, il numero di figli per famiglia diminuiva. La cultura e l'industrializzazione erano l'antidoto contro la famiglia patriarcale, il clan e la tribù, agglomerati sociali con un unico denominatore: l'alta prolificità legata al lavoro manuale della terra od alla pastorizia. Via allora con la modernizzazione! Con quella semplice ricetta s'ottenevano due risultati: il mantenimento dell'equilibrio maltusiano e l'aumento della produttività, e quindi dei profitti. Ci voleva, però, più energia. Ebbene? Che problema c'era? Bastava scavare di più, estrarre più petrolio, bruciare più carbone, convogliare più gas nelle condotte ed il problema era risolto! Nel 2005 l'umanità consumava quasi 10 GTEP d'energia, ma il ritmo di scoperta dei giacimenti scemava, i pozzi s'esaurivano. L'atomo, l'atomo ci salverà! Urlavano politici sudati nelle miliardarie campagne elettorali, Sant'Atomo risolverà tutti i problemi! Venne Chernobyl, ma arrivarono anche le stime sui giacimenti d'Uranio: 50-80 anni d'Uranio ai ritmi d'estrazione dell'epoca, nulla più. Il grande ventre di Madre Terra iniziava a svuotarsi, Gaia impallidiva per la suzione incontrollata, sfrenata di tutto ciò che poteva bruciare. Conservare? Riciclare? No, bruciare, bruciare! Nel 2005 si stimò che i 10 GTEP d'energia consumati annualmente, nell'arco di 30 anni sarebbero divenuti 16 - con cinesi, indiani, iraniani e brasiliani rassegnatamente in coda anch'essi nelle autostrade - ma non si sapeva dove andare a prendere quel mare d'energia. Ci sarebbero voluti 18.000 miliardi di dollari dell'epoca per ristrutturare l'intero l'apparato d'estrazione del petrolio - una volta e mezza il PIL USA - per estrarre anche la sezione profonda dei giacimenti, quella più densa e difficile da pompare, zeppa d'acqua e di sabbia, di minor valore. Ne valeva la pena? Al vertice delle grandi holding dell'energia nessuno iniziò ad investire, giacché il gioco non valeva la candela: continuarono però a conteggiare nelle riserve anche il petrolio che sarebbe rimasto per sempre nelle viscere della terra - lo sapevano benissimo - con il risultato di presentare sempre rosei futuri agli azionisti ed incassare lauti compensi ancora per un anno, per un altro, un altro ancora… Nell'isola Petrolifera nessuno sapeva se - di là del mare - c'erano altre terre; nessuno meditò nemmeno per un attimo che i combustibili fossili avevano illuminato la civiltà per soli due secoli, contro gli ottanta dell'avventura umana: nessuno lesse la mappa della storia per capire che l'Evo Petrolifero era stato l'eccezione, non la regola. Sarebbe bastato rileggere un semplice libro di storia scolastico, un pomeriggio qualsiasi dell'Evo Petrolifero, per capire che quel mondo non poteva durare infinitamente: riflettere sulla morte, dà il passo alla vita ed agli eventi.
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