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Gli afghani non ci vogliono più bene

di Fabrizio Di Ernesto - 16/05/2007

È sempre più evidente: quella che gli italiani portano avanti da circa cinque anni in Afghanistan è una guerra di occupazione condotta al soldo delle truppe statunitense.
Ciò è evidente per tutta la società civile ma non per la nostra classe politica con un centrodestra che ha mandato nell’ottobre 2001 le nostre truppe ad invadere quello che all’epoca era un paese sovrano e con un centrosinistra che, al governo da circa un anno, ha già rifinanziato per ben due volte la presenza dei soldati italiani nell’ex terra dei Talibani, obbligando i parlamentari a votare in favore del decreto ricorrendo al voto di fiducia.
Una ulteriore conferma allo stato di guerra in cui si trovano ad operare le truppe tricolori, nonostante le tante smentite di rito, è giunto ieri da Herat, la provincia occidentale del Paese dove sono dislocati i militari del BelPese.
Due soldati italiani sono, infatti, rimasti lievemente feriti in seguito all’esplosione di un ordigno che ha coinvolto un convoglio del Provincial Recostruction Team di stanza nella provincia afghana composto da due mezzi impegnati nella consueta attività logistica.
In seguito alla deflagrazione due militari italiani, presenti all’interno del secondo mezzo, un Toyota Prado, hanno subito lievi conseguenze e sono stati soccorsi e condotti presso il Role 2 di Herat.
Entrambi i militari feriti nell’azione appartengono al 151esimo reggimento fanteria Sassari: si tratta del caporal maggiore scelto Giuseppe Deias, di Oristano, e del caporal maggiore scelto Alessandro Murgia, di Cagliari; entrambi i militari hanno riportato ferite leggere al collo e alla nuca causate da alcune schegge. L’episodio ha ovviamente riportato il dibattito sulle cosiddette missioni di pace al centro dell’attenzione politica alla vigilia di un appuntamento molto importante: quest’oggi, infatti, il ministro della Difesa Arturo Parisi riferirà in parlamento sui rinforzi per i militari italiani impegnati in Afghanistan.
Il titolare di Palazzo Baracchini davanti alle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato, illustrerà come il Governo intende adeguare le dotazioni del contingente, specie dopo le richieste provenienti dagli stessi militari. Il 6 maggio scorso infatti il generale Antonio Satta, comandante della regione ovest dell’Isaf aveva sottolineato che “nell’ultimo periodo si è riscontrato un incremento della minaccia, con particolare riferimento all’impiego di ordigni esplosivi improvvisati e alla frequenza di attacchi, condotti da piccoli gruppi di ribelli nei confronti di Isaf e soprattutto delle forze di afghane”.
Richiesta che alla luce degli ultimi avvenimenti potrebbe essere accolta dal Parlamento senza troppi problemi.
Abbastanza chiaro al riguardo l’ex Forza Italia, quindi Italia dei Valori ed oggi fondatore di Italiani nel mondo, Sergio De Gregorio presidente della commissione Difesa del Senato.
Dopo aver espresso solidarietà ai militari italiani ad Herat il centrista ha chiosato: “Riteniamo che il ministro della Difesa, Arturo Parisi, abbia potuto prendere atto personalmente delle criticità in atto e segnalare agli Stati maggiori la necessità di un maggiore armamento a difesa del personale italiano. La missione continua, comunque, nonostante i pericoli cui siamo esposti”.
Mentre la classe politica italiana si prepara ad aggiornare la dotazione dei soldati italiani in Afghanistan, Marco Ferrando ex esponete trozkista di Rifondazione, espulso dal partito dopo le giuste parole sulla guerra che gli italiani conducono nell’ex Paese dei Talibani, ha annunciato che il 9 giugno, in occasione della visita del presidente Bush nella colonia Italia, si terrà a Roma una grande manifestazione che “chiederà innanzi tutto il ritiro immediato delle truppe italiane dall’Afghanistan”. Richiesta che ovviamente cadrà nel vuoto.
Ripetersi è sempre brutto ma in certi casi non si può farne a meno.
In Afghanistan gli italiani sono impegnati in una guerra di occupazione che oltretutto nulla ha a che fare con i nostri interessi e che anzi ha come unico, ma non dichiarato scopo, quello di togliere la libertà ad un Paese sovrano.
Negli ultimi tempi gli attacchi contro i soldati nostrani si sono notevolmente intensificati e quindi la soluzione appare una soltanto: il ritiro immediato delle nostre truppe.
Il Parlamento però anziché prendere l’unica decisione possibile appare intenzionato ad aumentare la dotazione militare degli italiani ottenendo di conseguenza attacchi ancora più frequenti da parte di chi cerca di difendere la propria terra e la propria libertà.