Il nostro clima
di Edward Goldsmith - 09/09/2005
Fonte: Edward Goldsmith
Mi è stato chiesto di presentare quest'importante conferenza quindi cercherò di riassumere, il meglio possibile e nel minor tempo possibile, la situazione in cui ci troviamo riguardo al cambiamento climatico e cosa si dovrebbe fare.
Ciascun nuovo rapporto proveniente dai nostri climatologi ci fa capire che il cambiamento climatico è il problema più angosciante col quale ci siamo mai confrontati. Sembra ad esempio che stiamo già vivendo in condizioni atmosferiche nelle quali gli esseri umani non hanno mai vissuto prima: siamo, infatti, entrati in un territorio climaticamente sconosciuto.
Uno studio condotto dall'Hadley Centre - il dipartimento di ricerca dell'Ufficio Metereologico Britannico di cui sentiremo parlare molto oggi - ci dice che, se le attuali tendenze dovessero persistere, le temperature medie mondiali aumenteranno di circa 8.8 ºC durante questo secolo e se questo dovesse accadere, avremmo condizioni climatiche che non vediamo da ben 45 milioni di anni, quando non esistevano le calotte polari e i livelli del mare erano 150 metri più alti: un pensiero decisamente poco piacevole.
Il cambiamento climatico che causa anche l'indebolimento della corrente del golfo, molto più velocemente di ciò che si pensava fino ad oggi, paradossalmente significa che il riscaldamento globale potrebbe far sì che le zone dell'Europa del nord ed altre zone nel mondo si congelino- anche se la tendenza, a lungo termine, sarebbe quelle di andare incontro ad un aumento delle temperature. Inoltre, si tratta di una cosa che approfondiremo maggiormente oggi.
Ciò che è ancora più allarmante è che questi e altri cambiamenti potrebbero chiaramente avere luogo molto più velocemente di quello che pensiamo. I "ribaltamenti" climatici che portano a condizioni climatiche molto diverse tra loro, sembrano aver avuto luogo negli ultimi dieci anni.
Nel frattempo abbiamo già visto l'inizio di una nuova tendenza del clima nella quale si è notato un aumento di lunghi periodi di siccità, alternati a violenti temporali, alluvioni e ad un aumento dei livelli dei mari - una tendenza che, hanno detto, potrà solo peggiorare all'aumentare delle temperature mondiali. I maggiori panieri del mondo, quali la Cintura del Mais americana, le Pianure canadesi e la Cintura di grano australiana, hanno subito grandi periodi di siccità negli ultimi anni.
Inoltre, ci si aspetta che queste zone diventino ancora più secche, con una corrispondente riduzione delle risorse mondiali di cibo, altro tema che toccheremo durante la giornata. In aggiunta, le risorse dei maggiori fiumi mondiali si trovano in zone montane quali le Montagne Rocciose negli USA e in Himalaia in Asia. In primavera le masse nevose ed i ghiacciai si sciolgono riempiendo i fiumi, tuttavia, le piogge stanno aumentando e sostituendo la neve ed i ghiacciai si stanno ritirando, e questo causerà una corrispondente riduzione della portata stagionale dei fiumi e della possibilità dei contadini di irrigare i loro raccolti.
Se questo non bastasse, ci si attende un aumento dei livelli dei mari durante questo secolo fino a 88 cm, mentre il Pannello Intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) stima che il 30% del terreno agricolo mondiale potrebbe esserne affetto, principalmente a causa dell'intrusione dell'acqua salmastra e delle alluvioni durante i distruttivi storm-surge (onda anomala).
Dobbiamo anche comprendere che il cambiamento climatico avrà delle ripercussioni in ogni aspetto della nostra vita, non solo nel procurarci cibo, ma sulla nostra salute, poiché le zone temperate saranno invase dai vettori e dai patogeni delle malattie tropicali quali la malaria e febbre dengue. Anche l'economia ne sarà seriamente affetta.
Particolarmente vulnerabili sono le assicurazioni e l'industria del turismo; la prima, dovrà affrontare un maggior numero di disastri collegati alle distruzioni causate dal clima e la seconda, per lo sparire delle nevi dai luoghi di villeggiatura sciistici e per l'innalzamento dei livelli dei mari che sommergeranno le spiagge mondiali. Non dobbiamo dimenticare che l'industria assicurativa ha un fatturato annuo di $2 trilioni mentre l'industria del turismo rappresenta l'11% del Prodotto Lordo Mondiale (GWP).
Dobbiamo anche considerare che, anche senza un cambiamento climatico, dovremo sostituire i nostri consumi di petrolio poiché le riserve mondiali di petrolio, conveniente e accessibile, si stanno esaurendo rapidamente e ci si attende che la produzione raggiunga il suo apice entro i prossimi 10 anni (alcuni dicono che abbia già raggiunto il suo apice). D'altra parte la domanda sta salendo vertiginosamente, soprattutto quale risultato della rapidissima industrializzazione della Cina, dell'India e d'altri paesi asiatici. Se ciò dovesse continuare, non c'è ne sarà abbastanza per tutti: i prezzi saliranno alle stelle e le ristrettezze nelle riserve saranno all'ordine del giorno.
Ed ora siamo arrivati alla resa dei conti- che cosa fare? Chiaramente per prima cosa dobbiamo sganciarci della nostra dipendenza dal petrolio ed imparare a farne decisamente a meno, oppure a correre il rischio di trovarsi nel caos come già accaduto alla Corea del Nord quando non ebbe denaro a sufficienza per pagare le sue importazioni di petrolio, causando un arresto nel sistema agricolo. I deficit nelle scorte di petrolio possono inoltre causare una grave recessione, mentre un deficit permanente potrebbe causare un collasso economico.
Questo significa soprattutto aumentare velocemente l'efficienza energetica. La sua portata è considerevole. Una proposta del Senato USA nel 2002 per aumentare l'efficienza energetica del 50% nello spazio di soli 13 anni, avrebbe potuto eliminare la necessità - almeno temporaneamente - di importare petrolio dal Medio Oriente. Tuttavia, a causa della pesante pressione dell'industria, la proposta è stata vergognosamente rifiutata.
L'energia rinnovabile, in particolare l'energia eolica, ad oggi molto economica, dovrebbe giocare un ruolo come quella solare e possibilmente far fluttuare l'energia. Tuttavia, alcuni critici hanno espresso grossi dubbi sul futuro delle celle a combustibile e dell'economia a idrogeno. In ogni caso, è difficile intravedere ora qualcosa che possa sostituire il petrolio, il combustibile più conveniente e versatile o il gas naturale che sta comunque scarseggiando negli USA e un pò ovunque, e non è chiaro per quanto tempo ancora dureranno le scorte mondiali ma apparentemente meno di quello che ci si aspettava.
Sfortunatamente, il solo sganciarci dal petrolio non è abbastanza. Il mondo naturale, in particolare le sue foreste e tutta l'altra vegetazione, le zone umide, le sue terre e soprattutto i suoi oceani, sono in grado di assorbire fino al 50% delle emissioni di anidride carbonica. Come tutti sappiamo, vengono distrutte a una velocità senza precedenti e questo potrà solo ridurre drasticamente il loro potere di assorbire le emissioni di anidride carbonica. L'Hadley Centre ha considerato questo in un modello recente, che ha portato alla revisione delle stime fatte dall'IPPC, in cui si diceva che le temperature medie terrestri potrebbero salire fino a 5.80 centigradi entro la fine di questo secolo.
Per riuscire a salvare il nostro pianeta, questa distruzione deve finire e finire molto velocemente mentre il resto del mondo naturale deve essere protetto coscienziosamente. Una severa conservazione, non lo sviluppo, devono essere all'ordine del giorno. Ad esempio, non si dovrà più permettere alla silvicoltura di abbattere foreste naturali ed in particolare le foreste tropicali. Questo deve essere sacrosanto.
Altre attività che prevedono la distruzione delle foreste, quali le attività di miniera e la costruzione di grandi dighe, dovrà essere seriamente ridotta, mentre al contrario, dobbiamo aumentare significativamente le zone di sottobosco. L'industria agricola dovrà fare a meno delle macchine pesanti e dovrà abbattere i propri arsenali, pieni di sostanze chimiche tossiche, che distruggono gli ecosistemi trasformando rapidamente il terreno fertile in polvere e rilasciando enormi quantità di carbonio nell'atmosfera.
Il grosso problema che si deve affrontare è: quanto tempo ci vorrà per assicurare questa transizione necessaria? Mi dicono almeno cinquant'anni. Ma temo che questo sia un tempo troppo lungo poiché le nostre attività distruttive possono trasformare il mondo naturale in una sorgente di emissioni di anidride carbonica piuttosto che un pozzo assorbitore, allo stesso modo dell'aumento delle temperature. In verità, se le temperature continuano ad aumentare alla velocità attuale, questo potrebbe accadere entro i prossimi 30 -50 anni e noi potremmo trovarci ad un punto incontrollabile o di "volata" verso l'aumento inesorabile delle temperature. Per questo motivo, dobbiamo prendere provvedimenti adeguati ora. Non c'è tempo da perdere.
Eppure dobbiamo renderci conto che anche se dovessimo ridurre le emissioni del 60% - 80% per prevenire la destabilizzazione climatica, come descritto dall'IPCC del 1990, la temperatura della superficie terrestre continuerà ad aumentare nei prossimi 150 anni -tempo in cui l'anidride carbonica rimane nell'atmosfera e per molto più tempo, nei mari e oceani. Conseguentemente, possiamo solo sperare che l'aumento delle temperature rallenti abbastanza da garantire che il nostro pianeta possa rimanere un luogo vivibile, una volta che il clima si dovesse stabilizzare.
Si dice che per salvare il nostro pianeta dobbiamo cambiare completamente tendenza anche se, sono convinto che, molte persone qui, oggi, non saranno d'accordo con quest'affermazione. Per me personalmente, e per molti altri, dobbiamo creare un tipo di società che minimizzi l'utilizzo del combustibile fossile e aumenti la protezione ambientale. Il solo tipo di società in grado di soddisfare queste condizioni è una società comunitaria in cui le attività economiche siano condotte su scala più ridotta, occupandosi principalmente dei mercati locali e forse regionali.
Posso ritenere che esistono motivi che fanno supporre che la vita in una simile società potrebbe fondamentalmente soddisfare i bisogni sociali e spirituali dell'essere umano in una maniera che la nostra società, mostruosamente industrializzata e globalizzata, non potrà mai fare. La domanda, ovviamente, è cosa possiamo fare?