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Parisi, l'Afghanistan e l' 8 Settembre 1943: il punto di non ritorno

di Carlo Gambescia - 17/05/2007

 

C’è sempre un punto di non ritorno, anche nella retorica politica più mistificante. Un momento in cui la gente scopre che certa “arte” politica di ingannare il cittadino sta per superare la misura. E che di conseguenza la distanza che separa élite e popolo rischia di farsi incolmabile. Per quale ragione? Perché il politico si comporta in modo ipocrita: simula buone intenzioni, per trarre in inganno. Insomma, mente in modo consapevole: sa benissimo che in quel momento sta mentendo. Ma il popolo, finalmente, apre gli occhi….
In questo senso, il punto di non ritorno può caratterizzare, l’apertura di una crisi che può abbracciare le fasi finali di intere epoche storiche, ma anche di periodi politici più brevi. Per il lettore, appassionato di cose storiche, potrebbe perciò essere un interessante esercizio di ricerca, andare a scoprire, caso per caso, sfogliando i libri di storia, come, quando, dove e perché, la “separazione” di cui sopra, si sia realmente manifestata.
Un solo esempio: l’Otto settembre 1943. Il Re e i suoi generali mentirono clamorosamente al popolo italiano. La guerra, invece di finire, sarebbe durata altri due anni. Pur sapendo di mentire, altrimenti non sarebbero scappati… Ma mentendo sancirono una separazione tra l' élite monarchica e il popolo. Gli italiani non se ne accorsero subito. Ci vollero le bombe angloamericane, l’occupazione tedesca e la guerra civile…
Ora, le dichiarazioni dell’altro ieri, del Ministro della Difesa Parisi, per giustificare l’invio di altri mezzi bellici in Afghanistan indicano uno “scollamento” di questo tipo. O comunque un “inizio di”. Certo non “epocale”, ma riguardante, almeno, il corso politico dell’esperienza di centrosinistra. Che tra l’altro oggi compie un anno.
Il primo luogo per l’importanza formale della sede in cui sono state rilasciate: le commissioni congiunte Esteri e Difesa di Camera e Senato.
In secondo luogo, per l’ipocrisia mostrata. Come si può ritenere non ipocrita la dichiarazione di Parisi che l’invio di ulteriori e modernissimi mezzi bellici in Afghanistan non sia conseguenza, di un’escalation militare del conflitto? E neppure causa, di un inarrestabile coivolgimento italiano in una guerra americana, mascherata come "missione di pace"?
In terzo luogo, perché le dichiarazioni del Ministro della Difesa. hanno sostanzialmente trovato d’accordo tutto il governo di centrosinistra. Pertanto si tratta di un’ipocrisia, consapevolmente condivisa, da tutte le forze le politiche che lo appoggiano .
Ecco, il posticcio consenso interno all’attuale maggioranza, indica che si è toccato il punto di non ritorno. Ma, per ora, solo dal punto di vista del governo, mai così distante dal sostanziale pacifismo del proprio elettorato. Che, purtroppo, come tutti gli altri italiani, non sembra ancora essersi accorto dell’inganno…
Proprio come, fatte le debite differenze storiche, quell’infausto Otto Settembre 1943.