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Verso l'oligopolio dell'informazione

di Marzio Paolo Rotondò - 17/05/2007

 
Il fatidico “sì” è stato pronunciato. Reuters, la più importante agenzia di stampa a livello mondiale, sarà presto acquisita da Thomson per circa 12,7 miliardi di euro. La Reuters Founders Share Company, la società finanziaria che controlla l’agenzia di stampa, si è pronunciata infatti a favore della fusione tra le due società attive nell’informazione.

L’integrazione è legata ad “un’iniziativa ed a una logica naturale che creeranno un leader mondiale dei servizi dell’informazione elettronica, dei sistemi di trading e delle notizie”. Dall’operazione che integrerà il secondo ed il terzo attore nell’informazione economico-finanziaria, nascerà infatti un leader mondiale: con una quota di mercato del 34%, Thomson-Reuters sarà il primo operatore in questo segmento mediatico scavalcando il 33% del mercato posseduto de Bloomberg. Oltre 500 milioni di euro di sinergie, 17,5 miliardi di giro di affari e quasi 49 mila dipendenti, catapulta Thomson-Reuters saldamente in vetta alla classifica delle agenzie di stampa.
La nuova entità che controllerà i due gruppi sarà composta al 53% dalla famiglia canadese Thomson, al 24% da Reuters, ed al restante 23% da soci azionisti del colosso canadese. La capitalizzazione di mercato, in caso di acquisizione, ammonterà a circa 45 miliardi di dollari ed il nuovo titolo verrà scambiato sulle piazze di Londra e Toronto.
Un vero e proprio impero dell’informazione sta dunque sorgendo. L’operazione è però ancora in forse visto il necessario via libera delle Autorità per la concorrenza, senza però passare alcun vaglio dal punto di vista della pluralità dell’informazione.

L’accordo tra Thomson e Reuters “dovrà affrontare una lunga battaglia con le autorità di regolamentazione per ottenere il via libera”. È quanto scrive oggi il Wall Street Journal - altro grande attore dell’informazione economico-finanziaria nel mirino di acquirenti - commentando la notizia del matrimonio tra i due colossi dell’editoria. “Le autorità di antitrust Usa ed europee quasi certamente esamineranno l’operazione in maniera più attenta e dettagliata del solito - evidenzia il Wsj - dato il limitato numero di compagnie che forniscono quotazioni di mercato, dati, notizie e strumenti finanziari alle banche di tutto il mondo, case di brokeraggio e società di investimento”.

Data la complessità e la delicatezza del processo d’integrazione fra i due colossi mediatici, la verifica da parte delle autorità potrebbe richiedere molto tempo, forse anche un anno. Il processo è però fortemente sostenuto dagli operatori finanziari che usufruiscono dei servizi di informazione, che ritengono molto interessante l’integrazione fra i due gruppi editoriali. Nonostante le rosee prospettive economiche di una fusione Thomson-Reuters, non mancano le critiche al progetto. Le prime arrivano dai sindacati delle due compagnie ed in particolare quella Britannica. Questi ultimi hanno scritto alla Reuters Founders Share Company esprimendo “profonda preoccupazione” per l’impatto che un singolo azionista di controllo potrebbe avere sui valori che stanno alla base dell’informazione Reuters, che da sempre cerca di lottare per l’indipendenza del proprio servizio informativo e per la sua integrità editoriale. Con questa fusione, il colosso britannico dell’informazione diventerebbe una vera e propria potenza globale, sempre più a rischio di strumentalizzazione da parte dei poteri forti economico-finanziari ma anche politici. Per via di una concentrazione sempre maggiore nel settore dei media - testimoniata anche dalla recente offerta lanciata dalla News Corp. di Murdoch sul gruppo editoriale del Wall Street Journal - il rischio è inoltre quello di creare un vero e proprio oligopolio della notizia, minando seriamente il pluralismo delle fonti e così anche la possibilità di accertare la veridicità di un fatto a discapito della verità. Il vero problema è che l’informazione sta diventando sempre più un mero mercato che agisce secondo le regole del profitto. Tramite la strumentalizzazione dei mezzi di informazioni, capaci di sensibilizzare fortemente l’opinione pubblica su determinate questioni di rilievo, è possibili perseguire fini terzi, estranei alla corretta informazione. La valenza sociale dei media non deve però essere sottovalutata. Il “quarto potere” ha infatti il dovere - anche se non sempre tutelato - di fungere da critico dei poteri forti, fra cui i tre istituzionali (esecutivo, giudiziario e legislativo), ma anche quello economico, fornendo un sostegno fondamentale ai cittadini. È necessario perciò non solo garantire la pluralità dell’informazione ma anche la sua indipendenza. A nulla servono i codici deontologici se sulla testa dei giornalisti pesa il potere di un editore con fini estranei alla diffusione della verità. L’assalto all’editoria è un fatto che deve far riflettere e preoccupare. Anni di acquisizioni e fusioni hanno portato - specialmente in Italia - a vedersi quasi estinguere la categoria degli editori di professione, rimpiazzati da grandi imprenditori, finanzieri e politici, che non danno alcuna garanzia di imparzialità sui contenuti editoriali forniti al grande pubblico. Garantire un’informazione indipendente e critica è però una delle basi della democrazia: lasciarla in balia di un qualsiasi potentato è pericoloso e, purtroppo, sempre più frequente.