Le crociate per la "Fallujah pacificata"
di Dahr Jamail - 06/12/2005
Fonte: nuovimondimedia.com
Come nel caso di Fallujah, "i fedelissimi della Casa Bianca all'interno della Corporation for Public Broadcasting hanno lanciato una crociata per cercare di fare di PBS, di NPR e delle altre televisioni pubbliche Usa dei portavoce ufficiali", dichiara il presidente di Free Press
In Iraq le bugie si pagano con le vite umane. Ricordate le ragioni date dai militari Usa e dal governo marionetta iracheno per l'Operation Phantom Fury contro Fallujah? Proprio poco tempo prima dell'assalto alla città irachena nel novembre 2004, le prime motivazioni rilasciate per aver perpetrato tale massacro furono queste: assicurare "sicurezza e stabilità" per le "elezioni" del successivo 30 gennaio e liberare Fallujah da Abu Al-Zarqawi.
Lasciateci giudicare il successo o il fallimento della strage di Fallujah secondo il parametro di valutazione degli stessi esecutori.
La "sicurezza" e la "stabilità" generate dalle elezioni del 30 gennaio 2005 grazie all'assedio di Fallujah riportano a qualcosa come 40 corpi di iracheni morti e 200 feriti soltanto in quella medesima giornata.
Per quanto riguarda Al Zarqawi, da quando è emerso come nessun cittadino di Fallujah abbia mai testimoniato o riportato della sua presenza in città prima, durante e dopo l'assedio, l'esistenza del "cervello di Al-Qaeda in Iraq" rimane una domanda senza risposta... a patto che non si viva di quella propaganda militare Usa proclamata a suon di tromba dai servizi dei media ufficiali negli Stati Uniti.
Giovedì mattina sulla National Pentagon Radio veniva chiesto al corrispondente del network NPR a Baghdad se pensava che il recente discorso pubblico di Bush sulla strategia militare Usa in Iraq fosse realistico o meno. Egli ha risposto che la strategia promossa dal presidente Usa potesse risultare in certi casi efficace, come per Fallujah. Il reporter di NPR si è poi riferito a Fallujah come ad una "città pacificata".
La Fallujah "pacificata" è quella dove, secondo quanto riportato dalla TV irachena Al-Sharqiyah, un bambino di sei anni il primo dicembre è stato ucciso da un cecchino statunitense nel quartiere di Al-Dubbat.
La Fallujah "pacificata" è quella in cui "due soldati americani mercoledì (30 novembre) sono stati uccisi dal fuoco di un cecchino nella città di Al-Fallujah, (60 chilometri a) ovest di Baghdad, secondo alcuni testimoni. "Un clima di accesa tensione regna nella città dopo che i militari Usa hanno preso possesso di alcuni dei suoi quartieri e hanno bloccato la sua via principale, dove le forze della Guardia Nazionale hanno imposto la chiusura dei negozi e hanno chiesto agli abitanti di rimanere chiusi nelle loro case", ancora secondo Al-Sharqiyah.
Nella Fallujah "pacificata" giovedì scorso, nel più sanguinoso attacco sferrato contro le forze della coalizione in quasi quattro mesi, sono stati uccisi dieci marines e altri undici sono rimasti feriti da una "roadside bomb" [gli ordigni esplosivi lasciati lungo le strade e fatti esplodere a distanza, NdT] esplosa contro un'unità di pattuglia Usa.
Dunque se volete continuare a credere che a Fallujah regni la pace, fareste meglio a ignorare questi fatti e a mantenervi in ascolto delle trasmissioni radiofoniche dei reporter di NPR dalle loro camere d'albergo a Baghdad.
Vi sorprende sapere di questa National Pentagon Radio? Non siate sorpresi.
Secondo Robert McChesney, il presidente di Free Press – un gruppo Usa no profit che opera per sostenere l'indipendenza dei media e la libera informazione – i servizi che riportano dall'Iraq sarebbero già completamente impregnati dell'ideologia dell'amministrazione Bush.
"I fedelissimi della Casa Bianca all'interno della Corporation for Public Broadcasting [l’istituzione incaricata di assicurare la piena indipendenza e autonomia dalla politica e dell'economia delle emittenti radiotelevisive Usa, NdT] hanno lanciato una crociata per cercare di fare di PBS [Public Broadcasting Service, NdT], di NPR e delle altre televisioni pubbliche Usa dei portavoce ufficiali. Il ruolo di Kenneth Tomlinson [il presidente della Corporation of Public Broadcasting, NdT] alla CPB è stato quello di occuparsi di giiornalisti come Bill Moyers che si permettevano di dare spazio alle voci dissidenti e di confezionare delle inchieste non gradite sull'amministrazione Bush", ha scritto McChesney. "L'obiettivo di Tomlinson è stato chiaramente quello di monitorare i network di Stato per assicurare che il giornalismo investigativo venisse messo a tacere, evitando così di esporre l'amministrazione ad eventuali casi di illecito. Tomlinson si è dovuto dimettere ma dietro di sè ha lasciato i suoi più stretti collaboratori per poter portare a termine il suo piano. E ancora non conosciamo fino a che punto Karl Rove e gli altri alla Casa Bianca potranno continuare a godere degli sforzi di Tomlinson".
Free Press inoltre accusa l'amministrazione Bush di aver corrotto la stampa, di aver merito sulla guerra in Iraq, di aver zittito il dissenso nei media mainstream, di aver smantellato il Freedom of Information Act, di aver consolidato il controllo sui mezzi d'informazione, di aver predisposto la diffusione di false notizie.
Recentemente abbiamo avuto un buon esempio in Iraq di confezionamento di notizie fittizie creato ad hoc. È stata scoperta una campagna militare segreta per orchestrare i mezzi d'informazione iracheni: è stata messa a nudo l'attività di Lincoln Group, di base a Washington, sotto contratto con l'esercito Usa per "fornire servizi mediatici e di pubbliche relazioni".
Nel frattempo, le campagne di propaganda Usa faticano a nascondere che gli strateghi militari hanno stimato come oggigiorno in Iraq esistano non meno di un centinaio di gruppi di resistenza organizzati a combattere nel loro paese contro le forze della coalizione anglo-americana.
I fautori della propaganda non riescono neppure a tenere segreto che altri due membri della cosiddetta Coalition of the Willing – Bulgaria e Ucraina – hanno annunciato che inizieranno a ritirare le proprie unità militari, 1.250 truppe, dalla metà di questo mese.
Molto probabilmente, Bulgaria e Ucraina vogliono portare a casa i propri uomini fuori prima che altre aree dell'Iraq diventino "pacificate" come lo è diventata Fallujah.
Dahr Jamail è tra gli autori di 'TUTTO IN VENDITA. OGNI COSA HA UN PREZZO', Nuovi Mondi Media, 2005
Fonte: http://dahrjamailiraq.com/weblog/archives/dispatches/000333.php
Tradotto da Luca Donigaglia per Nuovi Mondi Media