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Banche sempre più forti

di Andrea Angelini - 19/05/2007



Domenica prossima si riuniranno i consigli di amministrazione straordinari di Unicredit e Capitalia che dovrebbero dare il via libera al progetto di fusione tra le due banche, da cui nascerà un nuovo gruppo bancario con 100 miliardi circa di capitalizzazione nel quale Unicredit ne porterà 78 e Capitalia appena 20 che costituirà una alternativa di potere economico e politico alla “prodiana” San Paolo-Intesa. La convocazione dei soci dei due istituti verrà inviata questa sera subito dopo la chiusura della Borsa. I contatti riservati tra Alessandro Profumo e Cesare Geronzi andavano avanti da settimane. La scorsa settimana le due banche furono costrette a fare un annuncio ufficiale dopo il diffondersi di voci insistenti in merito. Nei giorni scorsi nelle sedi delle due banche c‘era stato un continuo andirivieni di grandi azionisti e consiglieri di amministrazione Le trattative sono state incentrate in particolare sulla valutazione da dare a Capitalia e sul futuro delle rispettive partecipazioni in Mediobanca ed Assicurazioni Generali all’interno del nuovo gruppo.
Nelle Generali Unicredit detiene il 3,70% mentre Capitalia il 2,82%. In Mediobanca
Capitalia possiede il 9,390% di Mediobanca contro il 8,682% controllato da Unicredit.
Mediobanca a sua volta controlla il 14,11% delle Generali. Tutte queste cifre danno l’idea della posta in gioco. Tanto è vero che nell’ottica di mantenere l’indipendenza di Mediobanca ed assicurare la stabilità delle Generali, da sempre il centro nevralgico del capitalismo italiano, Unicredit e Capitalia hanno accettato la richiesta venuta da Mediobanca di dimezzare la propria partecipazione complessiva ad un più tranquillizzante 9% e di rivenderla a qualche altro socio di Piazzetta Cuccia. In ogni caso è stato il problema del prezzo quello che aveva impedito Unicredit di accelerare nell’operazione. L’operazione interessava e ovviamente interessa molto perché rappresenta la sola occasione rimasta per un salto dimensionale capace di portare al sorpasso di San Paolo-Intesa. Oltretutto Unicredit veniva da un anno molto proficuo con una ottima crescita di utili grazie anche alla fusione con la tedesca Hvb. Da qui la necessità di mettere in chiaro su chi deterrà il bastone di comando, su chi insomma guiderà la banca. Unicredit vale almeno quattro volte Capitalia e questo dato di fatto ha convinto Geronzi ad accontentarsi di un ruolo di vicepresidente dopo aver fatto sapere che non puntava alla presidenza di Mediobanca. Profumo resterebbe ovviamente amministratore delegato mentre la presidenza rimarrebbe a Dieter Rampl. Il via libera del consiglio di amministrazione e del patto di sindacato dei soci della banca romana dovrebbe aversi anche se ci fosse il voto contrario dell’olandese Abn-Amro, primo socio di Capitalia con l’8%. Ma gli olandesi sembra che si limiteranno ad astenersi. Il nuovo gruppo dovrebbe adottare un modello divisionale nel quale rimarrebbero i marchi della Banca di Roma e del Banco di Sicilia che verrebbero però regionalizzati, ossia lasciati operare nelle aree dove sono più forti. Scomparirà così l’attuale marchio Capitalia. Se ne dovrebbe andare l’attuale amministratore delegato, Matteo Arpe, da molto tempo in contrasto con Geronzi sulle strategie future da adottare e che verrebbe seguito da buona parte dei manager del suo staff .
Il ministro dello Sviluppo economico, Pierluigi Bersani, ha commentato positivamente la fusione:
“I processi di consolidamento sono tutti sempre benvenuti se l'obiettivo è di migliorare la prestazione dei servizi. Si tratta di mezzi e non di fini. Si deve puntare al rafforzamento dei nostri soggetti italiani anche ad accompagnare il nostro sistema creditizio in una dimensione internazionale. E qui le banche possono fare molto. Il governo comunque non ha niente da dire, spetta al mercato e ai protagonisti trovare le soluzioni che ritengono migliori”.
Da parte sua il presidente dell'Antitrust, Antonio Catricalà, ha dichiarato di non aver ricevuto ancora alcuna notifica preventiva dell’operazione: “Di solito – ha spiegato - si fanno quando tutto è già stato deciso”. Come succede nel mondo finanziario che non apprezza i controlli della politica ma che anzi ormai da anni è in grado di comandarla e piegarla ai propri voleri.