Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Il nostro clima: una questione chiave

Il nostro clima: una questione chiave

di Edward Goldsmith - 19/05/2007

 

Intervento tenuto dall’autore al Meeting di San Rossore edizione 2005 (Pisa, 14 e 15 luglio) sul tema A new global vision. Salute: diritto universale.

Siamo entrati in un territorio climaticamente sconosciuto.
Se persisterà questa tendenza nel corso di questo secolo le temperature mondiali aumenteranno di 8,8 gradi e il livello dei mari si innalzerà di 150 metri:
una situazione che non si registra da 45 milioni di anni.
La soluzione? Minimizzare l'utilizzo del combustibile fossile e aumentare la protezione ambientale

Ciascun nuovo rapporto proveniente dai nostri climatologi ci fa capire che il cambiamento climatico è il problema più angosciante col quale ci siamo mai confrontati. Sembra ad esempio che stiamo già vivendo in condizioni atmosferiche nelle quali gli esseri umani non hanno mai vissuto prima: siamo, infatti, entrati in un territorio climaticamente sconosciuto.
Uno studio condotto dall'Hadley Centre – il dipartimento di ricerca dell'Ufficio Metereologico Britannico – ci dice che, se le attuali tendenze dovessero persistere, le temperature medie mondiali aumenteranno di circa 8.8 ºC durante questo secolo e se questo dovesse accadere, avremmo condizioni climatiche che non vediamo da ben 45 milioni di anni, quando non esistevano le calotte polari e i livelli del mare erano 150 metri più alti: un pensiero decisamente poco piacevole.

I ribaltamenti climatici
Il cambiamento climatico che causa anche l'indebolimento della corrente del golfo – indebolimento che avviene molto più velocemente di ciò che si pensava fino ad oggi – potrebbe, paradossalmente, provocare il congelamento di alcune zone dell’Europa e del mondo; anche se la tendenza, a lungo termine, è quella di andare incontro ad un aumento delle temperature.
Ciò che è ancora più allarmante è che questi e altri cambiamenti potrebbero avere luogo molto più velocemente di quello che pensiamo. I "ribaltamenti" climatici, che portano a condizioni climatiche molto diverse tra loro, sembrano aver avuto luogo negli ultimi dieci anni.
Nel frattempo abbiamo già visto l'inizio di una nuova tendenza del clima nella quale si è notato un aumento di lunghi periodi di siccità, alternati a violenti temporali, alluvioni e ad un aumento del livello dei mari – una tendenza che, hanno detto, potrà solo peggiorare con l’aumento delle temperature mondiali.

Senza cibo né acqua
I maggiori panieri del mondo, quali la Cintura del Mais americana, le Pianure canadesi e la Cintura di grano australiana, hanno subito grandi periodi di siccità negli ultimi anni.
Inoltre, ci si aspetta che queste zone diventino ancora più secche, con una corrispondente riduzione delle risorse mondiali di cibo.
In aggiunta, le risorse dei maggiori fiumi mondiali si trovano in zone montane quali le Montagne Rocciose negli USA e in Himalaia in Asia. In primavera le masse nevose ed i ghiacciai si sciolgono riempiendo i fiumi, tuttavia, le piogge stanno aumentando e sostituendo la neve ed i ghiacciai si stanno ritirando, e questo causerà una corrispondente riduzione della portata stagionale dei fiumi e della possibilità dei contadini di irrigare i loro raccolti.

Ripercussioni economiche
Dobbiamo anche comprendere che il cambiamento climatico avrà delle ripercussioni in ogni aspetto della nostra vita, non solo nel procurarci cibo, ma sulla nostra salute: le zone temperate saranno invase dai vettori e dai patogeni delle malattie tropicali, quali la malaria e febbre dengue. Anche l'economia ne sarà seriamente turbata.
Particolarmente vulnerabili sono le assicurazioni e l'industria del turismo; la prima, dovrà affrontare un maggior numero di disastri collegati alle distruzioni causate dal clima e la seconda, per lo sparire delle nevi dai luoghi di villeggiatura sciistici e per l'innalzamento dei livelli dei mari che sommergeranno le spiagge mondiali. Non dobbiamo dimenticare che l'industria assicurativa ha un fatturato annuo di 2 trilioni di dollari, mentre l'industria del turismo rappresenta l'11% del Prodotto Lordo Mondiale (GWP).

Il picco del petrolio
Dobbiamo anche considerare che, anche senza un cambiamento climatico, dovremo sostituire i nostri consumi di petrolio poiché le riserve mondiali di greggio, convenienti ed accessibile, si stanno esaurendo rapidamente e ci si attende che la produzione raggiunga il suo apice entro i prossimi 10 anni (alcuni dicono che l’abbia già raggiunto). D'altra parte la domanda sta salendo vertiginosamente, soprattutto quale risultato della rapidissima industrializzazione della Cina, dell'India e d'altri paesi asiatici. Se ciò dovesse continuare, non ce ne sarà abbastanza per tutti: i prezzi saliranno alle stelle e le ristrettezze nelle riserve saranno all'ordine del giorno.

Sganciarsi dai combustibili fossili
Ora siamo arrivati alla resa dei conti, che cosa fare? Chiaramente per prima cosa dobbiamo sganciarci dalla nostra dipendenza dal petrolio ed imparare a farne decisamente a meno, oppure dobbiamo mettere in conto di trovarci nel caos, come già accaduto alla Corea del Nord quando, non avendo denaro a sufficienza per pagare le sue importazioni di petrolio, subì un gravoso arresto nel sistema agricolo. I deficit nelle scorte di petrolio possono causare una grave recessione, mentre un deficit permanente potrebbe causare un collasso economico.
Questo significa soprattutto aumentare velocemente l'efficienza energetica. La sua portata è considerevole. Nel 2002 una proposta del Senato USA per aumentare l'efficienza energetica del 50% nello spazio di soli 13 anni, avrebbe potuto eliminare la necessità – almeno temporaneamente – di importare petrolio dal Medio Oriente. Tuttavia, a causa della pesante pressione dell'industria, la proposta è stata vergognosamente rifiutata.
L'energia rinnovabile, in particolare l'energia eolica, ad oggi molto economica, dovrebbe giocare un ruolo pari a quello del solare. Mentre alcuni critici hanno espresso grossi dubbi sul futuro delle celle a combustibile e dell'economia a idrogeno, è comunque difficile intravedere ora qualcosa che possa sostituire il petrolio, il combustibile più conveniente e versatile, o il gas naturale che sta comunque scarseggiando negli USA: non è chiaro per quanto tempo ancora dureranno le scorte mondiali, ma apparentemente meno di quello che ci si aspettava.

Preservare la natura
Sfortunatamente, il solo sganciarci dal petrolio non è abbastanza. La natura, in particolare le foreste, le zone umide, gli oceani, sono in grado di assorbire fino al 50% delle emissioni di anidride carbonica. Come tutti sappiamo, queste risorse vengono distrutte a una velocità senza precedenti e questo potrà solo ridurre drasticamente il loro potere di assorbimento delle emissioni di anidride carbonica. Per riuscire a salvare il nostro pianeta, questa distruzione deve terminare e in tempi molto veloci, mentre il resto del mondo naturale deve essere protetto coscienziosamente. Una severa conservazione, non lo sviluppo, devono essere all'ordine del giorno. Ad esempio, non si dovrà più permettere alla silvicoltura di abbattere foreste naturali ed in particolare le foreste tropicali. Questo deve essere sacrosanto.
Altre attività che prevedono la distruzione delle foreste, quali le attività di miniera e la costruzione di grandi dighe, dovrà essere seriamente ridotta, mentre al contrario, dobbiamo aumentare significativamente le zone di sottobosco. L'industria agricola dovrà fare a meno delle macchine pesanti e dovrà abbattere i propri arsenali, pieni di sostanze chimiche tossiche, che distruggono gli ecosistemi, trasformando rapidamente il terreno fertile in polvere e rilasciando enormi quantità di carbonio nell'atmosfera.

Non possiamo più aspettare
Il grosso problema che si deve affrontare è: quanto tempo ci vorrà per assicurare questa transizione necessaria? Mi dicono almeno cinquant'anni. Ma temo che questo sia un tempo troppo lungo poiché le nostre attività distruttive possono trasformare il mondo naturale in una sorgente di emissioni di anidride carbonica. In verità, se le temperature continuano ad aumentare alla velocità attuale, questo potrebbe accadere entro i prossimi 30-50 anni e noi potremmo trovarci ad un punto incontrollabile o di “volata” verso l'aumento inesorabile delle temperature. Per questo motivo, dobbiamo prendere provvedimenti adeguati ora. Non c'è tempo da perdere.
Eppure dobbiamo renderci conto che anche se dovessimo ridurre le emissioni del 60%-80% per prevenire la destabilizzazione climatica, come descritto dall’IPCC del 1990, la temperatura della superficie terrestre continuerà ad aumentare nei prossimi 150 anni. Conseguentemente, possiamo solo sperare che l’aumento delle temperature rallenti abbastanza da garantire che il nostro pianeta possa rimanere un luogo vivibile, una volta che il clima si dovesse stabilizzare.

Necessarie riduzioni di scala
Si dice che per salvare il nostro pianeta dobbiamo cambiare completamente tendenza, anche se sono convinto che, molte persone qui oggi, non saranno d'accordo con quest'affermazione.
Personalmente credo che si debba creare un tipo di società che minimizzi l'utilizzo del combustibile fossile e aumenti la protezione ambientale. Il solo tipo di società in grado di soddisfare queste condizioni è una società comunitaria in cui le attività economiche siano condotte su scala più ridotta, occupandosi principalmente dei mercati locali e regionali.
La vita in una simile società potrebbe fondamentalmente soddisfare i bisogni sociali e spirituali dell'essere umano in una maniera che la nostra società, mostruosamente industrializzata e globalizzata, non potrà mai fare. La domanda, ovviamente, è cosa possiamo fare?

Segnalazioni librarie:


Carlo Bertani,
Mutamenti Climatici
Quante volte abbiamo ascoltato con una punta di scetticismo chi ci parlava di mutamenti di clima?Eppure negli ultimi anni temperature "africane" d'estate e inverni stranamente e innaturalmente miti non sono più un'eccezione. A causa degli allarmi ambientali che sempre più spesso vengono lanciati, e...
 

Edward Goldsmith, Jerry Mander,
Processo alla Globalizzazione
La fede nel progresso ci possiede a tal punto da sembrarci inconcepibile non andare avanti. Siamo saliti su un bolide che sembra non aver più né marcia indietro, né freno, né conducente. Il suo motore? La mondializzazione liberale. Il suo obiettivo? La mercificazione del mondo. I suoi effetti? La...