Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / La marea cresce

La marea cresce

di Sergio Romano - 21/05/2007

Un libro, apparso negli ultimi giorni, sta rapidamente assumendo, per il numero della copie vendute, le proporzioni di un caso sociale. Il libro s’intitola La casta, è stato pubblicato da Rizzoli ed è scritto da due giornalisti del Corriere, Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, che descrivono da tempo le anomalie, i vizi, gli sprechi e le malefatte della politica italiana. Ma ciò che i due autori andavano continuamente annotando su questo giornale è diventato ora, grazie a un libro, il ritratto della società politica nazionale quindici anni dopo Tangentopoli.
Il lettore scopre che il popolo degli eletti si compone di 179.485 persone, che il costo della presidenza della Repubblica è quattro volte quello della Corona britannica, che i parlamentari europei dell’Italia sono di parecchio i meglio pagati dell’Unione, che esiste nel Paese una legione di consulenti generosamente retribuiti, che esistono aziende create per dare una collocazione agli scarti della politica e che i rimborsi elettorali hanno largamente annullato gli effetti auspicati dal referendum del 1993 con cui venne abolito il finanziamento pubblico ai partiti.
Non esistono enti o istituzioni che non abbiano regalato a se stessi in questi anni una somma crescente di privilegi e benefici collaterali. L’Italia ufficiale parla di socialità, solidarietà, equità e risanamento dei conti pubblici, ma questa stessa Italia si contraddice comportandosi come un corpo separato e finanziariamente irresponsabile. Si accapiglia sul problema delle pensioni dei suoi connazionali, ma non esita ad approvare per sé il migliore dei sistemi previdenziali possibili.
Si divide su tutte le questioni di interesse nazionale, ma diventa, quando sono in gioco i suoi interessi, un partito unico. Se interpellato e rimproverato, questo partito unico parla di «costi della politica », una espressione che contiene implicitamente un alibi. Si vorrebbe che il Paese continuasse a credere nella favola autoassolutoria della democrazia necessariamente costosa in cui ogni soldo dato alla politica è speso per la libertà.
Tralascio il problema dell’onere finanziario e mi limito a osservare che questa colossale autogratificazione ha due gravi effetti. In primo luogo ha creato un fronte dei privilegiati (i politici e l’esercito dei loro clienti) che renderà ancora più difficile l’approvazione delle riforme istituzionali di cui il Paese ha un disperato bisogno. La «casta» sa che qualsiasi utile riforma (dalla riduzione del numero dei parlamentari all’abolizione delle Province) intaccherebbe i suoi privilegi ed è decisa a battersi per allontanare la prospettiva del cambiamento.
In secondo luogo il fenomeno descritto da Rizzo e Stella sta sollevando nel Paese una marea di malumore e indignazione che ricorda gli umori della nazione fra il 1992 e il 1993. Non sarei sorpreso se questo libro avesse nelle vicende italiane il ruolo che ebbe per Tangentopoli l’arresto di Mario Chiesa nel febbraio del 1992. Il caso del presidente del Pio Albergo Trivulzio fu la goccia che fece traboccare un vaso ormai colmo, ma la classe politica non volle capire, minimizzò (Bettino Craxi definì Chiesa un «mariuolo ») e dimostrò, agli inizi della vicenda, una ottusa arroganza. È la stessa ottusa arroganza di cui danno prova oggi coloro che ignorano i risentimenti del Paese e contribuiscono così ad alimentare il malessere della democrazia italiana.