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Quel che succede in Palestina

di Filippo Fortunato Pilato - 21/05/2007

 
 
 
Scene di ordinaria violenza ad un check point vicino a Hebron: ore di attesa per migliaia di palestinesi ogni giorno. Centinaia di foto documentano le prigioni a cielo aperto israeliane.

La base operativa del nostro sito web (1) e relativa newsletter, non si trova in Italia ma nella Repubblica d’Irlanda.
Anche se la maggior parte dei nostri collaboratori risiede in Italia, la redazione e diversi corrispondenti sono invece dislocati tra Irlanda, Israele ed i Territori Occupati di Palestina.
Ma perchè raccontare queste cose?
Per meglio mettere a fuoco alcune osservazioni, che più facilmente sono balzate agli occhi di chi non è abituato a subire quotidianamente un lavaggio del cervello ed un indottrinamento a senso unico da parte di coloro che, fregiandosi a sproposito di un titolo che non onorano, i cosìddetti «giornalisti», rendono invece un pessimo servizio all’informazione, ma ancor peggio tradiscono ciò che dovrebbe guidare lo spirito deontologico della loro professione: la libertà d’espressione nell’esternare la verità oggettiva dei fatti e non solo ciò che fa comodo o si è pagati per dire o non dire.
Perchè, per la maggior parte di ciò che viene pubblicato riguardo al Medio Oriente e alla Terra Santa, noi ci troviamo di fronte a perfetti falsi e manipolazioni.
Eccezion fatta per rare mosche bianche, penne indipendenti e sciolte nell’esprimersi e nel venire al nocciolo delle questioni, sfidando spesso l’impopolarità a vantaggio di verità impronunciabili, che non hanno però accesso alle testate cartacee nazionali più seguite e lette, tutta l’informazione che riguarda, per un verso o per un altro, le cose d’Israele e dell’area mediorientale è affidata a israeliti, a convertiti al giudeo-sionismo palesi od occulti, a scribacchini con nomi di richiamo per altre vicende ma con nessuna competenza in ambito israelo-palestinese.
La mala fede e la disonestà intellettuale si potrebbero tagliare col coltello, talmente sono densi e melensi di false e tendenziose affermazioni gli scritti dal basso valore culturale e dalla quasi totale assenza di verità storiche enunciate da questi luminari del nulla.
L’informazione in Italia è monopolio di quotidiani che si spartiscono il pensiero politicamente corretto, canalizzato, in modo più o meno radicale, tra destra e sinistra.
Il gioco del «divide et impera» funziona sempre.
Tralascerei di prendere in considerazione le testate apertamente od occultamente schierate per la dissoluzione, della famiglia, della vita, della morale, dell’autorità, della spiritualità cattolica, che sono alla base della nostra formazione culturale ed antropologica italiana ed europea, se non fosse che su tali testate a volte si trovano però le uniche denunce al sistema razzista sionista che è alla base del problema israelo-palestinese.
E qui sta il paradosso, che finisce per confondere ancora più le acque e far prendere le distanze dal problema palestinese da parte di quei cattolici e conservatori della tradizione che vengono portati ad associare i palestinesi con la sinistra, e gli israeliani con la destra, rifiutando diverse possibilità d’interpretazione e diffidando di chi, nella loro stessa parrocchia, sostiene le ragioni di un popolo in fase di sterminio e di sradicamento, sospettando collusioni terroristiche dietro posizioni di opposizione al giudeo-sionismo.


Molti sono quindi i cittadini che si affidano alla lettura di quei pochissimi giornali (le dita di una mano sono anche troppe per contarli) che si oppongono allo scempio operato nella società dagli alfieri della perversione dell’ordine naturale (... e, se fosse loro possibile, anche soprannaturale...).
E qui si casca nel trabocchetto, finendo dalla padella nella brace: chi si schiera apertamente contro comunisti e brigatisti, pervertiti e sodomiti, immigrazione selvaggia e perdita d’identità, pensa il lettore che ne condivide, a ragione, le idee di massima, non può propinarmi la fregatura sulla politica estera, dove i sinistri sono schierati brandendo falce-martello e arcobaleno.
E il lettore cattolico di «centro-destra», appassionato e schierato, almeno quanto ignaro di quel che realmente accade in «Terra Santa», casca con in pieno.
Accanto ad articoli che denunciano le manovre dei sinistri al potere, compresi gli intrallazzi e la tracotanza di stile sovietico loro tipici, trovano posto editoriali redatti da personalità all’apparenza innocue, firme roboanti e di prestigio, schierati per la destra filo-israelita a qualunque costo, giudeo-sionisti/e italiani, isterici e tronfi, che non ammettono contraddittorio, neppure da parte dei loro stessi correligionari/familiari che coprono d’infamia e minacciano, neppure troppo velatamente, di ogni sorta di disgrazie, personali e professionali.
Costoro, rappresentanti a sproposito di una destra alla quale qualsiasi uomo o donna di destra si dovrebbe vergognare di appartenere e dalla quale sarebbe meglio prendere le distanze, inneggiano prepotentemente alla violenza, giungendo a definire troppo morbida l’operazione di devastazione del Libano della scorsa estate, auspicando maggior fermezza nel reprimere la popolazione palestinese (ivi residente ben prima che ad ognuna di queste penne di Davide avessero cambiato il primo pannolino, come quello dei loro avi che agiatamente vivevano in Italia o in America), falsificando i dati storici per giustificare colonialismo ed apartheid, tirando in ballo e agitando lo spauracchio di formazioni islamiche oltranziste: formazioni che non esistevano prima e che hanno potuto prendere forma e peso politico solo grazie alle armate del terrore ebraico-sioniste ed alle loro operazioni di pulizia etnica.
Questi ideologi, specializzati nell’occultare le atrocità commesse da un esercito ben armato, sponsorizzato, equipaggiato ed addestrato ai danni di civili disarmati, sono anche abilissimi nel ribaltare la realtà sul campo, facendo passare una massa di civili inermi quali aguzzini ed i loro carcerieri per povere vittime.
Chi conosce la situazione israelo-palestinese perchè l’ha vissuta in prima persona, non solo nei quartieri residenziali di Tel Aviv, Gerusalemme Ovest o Haifa, visitando il Museo dell’Olocausto e dormendo nei migliori alberghi israeliani, ma anche avendo conosciuto la situazione che si vive nella Gerusalemme Est, nel West Bank, oltre le mura di Betlemme e delle altre cittadine nei territori Occupati, al di là dei fili spinati e delle recinzioni, dei blocchi di cemento che impediscono la circolazione tra i villaggi, chi è passato incolume attraverso i posti di blocco e ne ha colto la disumana ingiustizia e letto l’umiliazione negli occhi di tanti padri e madri di famiglia arabi, non può che smentire categoricamente questi pennivendoli delle caste superiori del giornalismo italiano, forti della loro abilità linguistica e dialettica, protetti dall’usurocrazia apolide.


Per questi pericolosissimi aizzatori di linciaggi, seminatori di discordia ad oltranza, la pace è una malattia, come titola un recente articolo di Fiamma Nirenstein apparso su Il Giornale del 7 maggio 2007, «La malattia della pace».
Andatevelo a leggere e troverete nascosto, tra le pieghe di verità mescolate a falsità, il seme dell’odio che una certa classe intoccabile e privilegiata di compilatori della storia, ad uso e consumo della solita usurocrazia, instilla a pagamento ma con molto trasporto, goccia a goccia, giorno dopo giorno, nei cuori del nostro popolo un po’ distratto e poco interessato a problematiche che sembrano a lui così lontane.
E’ così che ci ritroviamo poi, per non averne voluto sviscerare le ragioni prima, arruolati in guerre che non ci appartengono, ma per le quali saremo stati sufficientemente educati ed indottrinati per doverle giustificare ed approvare.
Guerre preventive o missioni di pace armate nelle quali diventare facili bersagli e conseguentemente reagire, coinvolgersi.
Senza nemmeno essercene resi conto, veniamo proiettati in uno stato di guerra senza quartiere nè confini, richiamati da operazioni militari dove il terrorismo internazionale si intreccia organicamente con le «false flag» dei servizi.
Ci verrà chiesto quel che non vorremmo: dover sacrificare la nostra gioventù migliore per reggere il gioco di chi se ne frega di tutti, siano essi giovani israeliani, palestinesi, americani o italiani.
Carne da macello.
Non fatevi abbindolare da questi venduti, che usano il sangue dei propri simili per la loro propaganda senza scrupoli.
A costoro del giornalista Daniel Pearl, ebreo americano sgozzato in Pakistan, non interessa nulla, se non che per issarlo come bandiera e giustificare qualsiasi uccisione «accidentale» di qualche decina di bambini e civili arabo-palestinesi.
Qualche sconsiderato appicca il fuoco ad una sinagoga?
Altri squilibrati devastano un cimitero ebraico?
Bene! Si potrà presentare meglio, ma proprio se necessario, l’omicidio mirato di qualche dirigente delle milizie palestinesi, per l’uccisione del quale magari è stato «necessario» assassinare anche qualche altra decina di civili.
Colpa loro, che abitano lì, e colpa del miliziano che non si era rintanato in un buco del deserto, per non far fare vittime innocenti.
Due soldati di Tsahal sono stati linciati a Ramallah?
Si può abbinare anche qualche foto, ormai di dominio pubblico per il popolo di internet, di militari israeliani che tengono sotto tiro la gente in coda a qualche chek-point.
Sono tutti potenziali terroristi.


Salvo omettere che quegli stessi soldati hanno attivamente e cinicamente coperto per mesi e mesi le angherie e le vessazioni nei confronti della popolazione araba, residente nel proprio territorio, a Ramallah come a Nablus ed Hebron, da parte di fanatici coloni euro-americani, pieni di dollari, odio e disprezzo verso chi non è ebreo.
Non leggerete mai, negli articoli scritti da questi imbonitori in kippa, del pastore palestinese trovato ucciso mentre era al pascolo sulla sua terra, nè delle sue pecore avvelenate ai margini degli insediamenti ebraici abusivi.
Come non avrete mai letto di bambini uccisi o di altri resi sordi o ciechi dalle bombe lanciate dalle jeep davanti alla loro scuola nei villaggi della Cisgiordania occupata.
Non leggerete neppure di chi muore, in ambulanza ai posti di blocco, nè dei bambini che spirano tra le braccia delle loro madri, mentre i padri implorano inutilmente dei ragazzini stranieri, con la divisa dell’occupante, di far transitare l’auto per poter raggiungere l’ospedale a pochi chilometri di distanza.
Eppure sono cose che succedono tutti i giorni.
Non una parola per gli atti di vero terrorismo contro la popolazione civile perpetrati dalle milizie sioniste tutti i giorni, 365 giorni all’anno.
Non il minimo sforzo trasparirà dalle loro penne per voler porre le ingiustizie e le perdite di vite umane sullo stesso piano, per dimostrare un minimo di buona volontà e di desiderio di pacificazione, nella ricerca di una via percorribile per porre fine ad un ingiusto stato di cose per tutti.
Non un gesto che possa far pensare che anche un giudeo-sionista ami veramente i suoi figli e desideri per loro un futuro di serena convivenza con i propri vicini.
Anche solo un semplice ma sincero gesto, che faccia credere che anche loro considerino i fratellastri semiti come possibili interlocutori nella costruzione di solide basi su cui erigere una casa per le generazioni a venire, sarà irrintracciabile negli scritti di questi giornalisti senza onore.
Eppure sarà bene che prima o poi ci si ricordi che «Israele» è la Terra Santa per noi cattolici e cristiani in generale.
E che Gerusalemme non è la capitale d’Israele, come afferma con ignoranza abissale il «giornalista» Angelo Pezzana, ma Tel Aviv.
Gerusalemme, se lo segni bene il tirapiedi dell’intellighentia israelita che monopolizza la stampa e l’informazione di massa, è la capitale spirituale per diverse confessioni e non solo per il giudaismo. E tale deve restare, per statuto internazionalmente riconosciuto.
No, per loro la pace è una malattia, una debolezza.


Una maestra costretta a fare lezione sotto sorveglianza durante l'estenuante attesa ad un check-point


Il problema è che hanno convinto della validità di queste menzogne anche moltissimi onesti cittadini.
Lo scontro di civiltà, le fantomatiche atomiche iraniane (mai una volta che si faccia cenno alle centinaia di testate che Israele ha già operative e puntate ovunque, anche contro tutte le capitali europee), il terrorismo globale, tutto porta linfa alla mala pianta sionista.
Una pianta che avvelena ogni sana disponibilità a fare chiarezza e affrontare i problemi con sincera volontà di risolverli al meglio.
Anche i cristiani facciano molta attenzione, a non prestarsi buonisticamente, in preda ad un mal interpretato senso ecumenico, al gioco al massacro del giudeo-sionismo.
Prendete le distanze da chi sostiene troppo enfaticamente lo Stato etnocentrico d’Israele, giustificandone ogni atto criminale e di guerra contro la popolazione civile.
Sostenendo, anche se criticamente a volte, la politica segregazionista, guerrafondaia e colonialista dell’asse israelo-americano, si farà un pessimo servizio alla distensione ed alla pace, perchè già troppi giudeo-cristiani, a capo delle armate delle nazioni più potenti del pianeta, in nome del Dio di Abramo, Bibbia in una mano e bombe nell’altra, hanno compiuto e compiono carneficine su larga scala, per le quali nessuna penna italiana al servizio d’Israele ha mai dedicato più di poche righe d’attenzione e per ribaltare ovviamente le colpe sulle spalle d’altri.
La morte di un non ebreo ha poco valore per loro.
La pace non è una malattia, ma una ricchezza da conquistare, con sacrificio e perseveranza, per noi, per i nostri figli e per chi verrà dopo di noi.
E per essere solida e duratura, rispettata e conservata, deve basarsi sulla verità.
La verità è il primo atto di carità per noi cattolici.
E dire la verità è il dovere primario di ogni giornalista onesto.
Chi si è preso l’impegno di voler fare della propria penna un attrezzo di lavoro per offrire un servizio alla comunità, deve rispettare tale regola fondamentale e cercare sempre di offrire un quadro onesto e veritiero della realtà, anche se a volte può essere sconveniente per la propria parte. Chi crede invece di poter usare la propria penna e il proprio stato privilegiato di giornalista accreditato per stravolgere la realtà e fornire una versione addomesticata della verità per fini diversi da quelli giornalistici e di servizio, non è degno di essere chiamato «giornalista», perché copre solo di disonore tutta la categoria.
Possiamo tutt’al più definirlo un araldo del «mentitore ed omicida sin dall’inizio»: una vergogna.
Non ci stancheremo mai di ripetere, nonostante il legittimo timore di rappresaglie e ritorsioni, personali e professionali, che la vera malattia per la Terra Santa è il sionismo, anima nera ispiratrice e provocatrice di tutti gli altri fanatismi ed estremismi intolleranti, islamici in primo luogo.
Il sionismo non è un dogma indiscutibile, dedotto per rivelazione divina, come ci si vorrebbe far credere zittendo quale antisemita chiunque osi metterne in dubbio la bontà d’intenti, ma una semplice ideologia umana, criticabile ed alla quale ci si può legittimamente opporre come a qualsiasi altra filosofia o ideologia.


Nel momento in cui tale ideologia produce frutti di morte e di disperazione, come da decenni a questa parte, è ancor più doveroso denunciarne e civilmente contrastarne la criminale e perversa natura.
Non farlo è atto di grande viltà e disonore per qualsiasi uomo o donna di buona volontà.
Quest’ideologia artificiosa, elaborata in ambienti ultra-settari di fine ‘800, ed osteggiata sin dall’inizio da una gran parte del rabbinato giudaico internazionale (ma appoggiata dal grande capitale apolide laico), ha già procurato moltissimi lutti e ancora ne procurerà sinchè non verrà rigettata una volta per tutte, dal popolo ebraico in prima persona.
Da lì inizierà la vera pace.
Tanto più se questo popolo, se osservante e credente, riconoscerà quel Dio che si ostinano a rinnegare e disconoscere.
Di loro disse il Messia, nostro signore Gesù Cristo: «Se Dio fosse vostro Padre, amereste anche me, perchè Io procedetti e venni da Dio; non sono infatti venuto da me, ma Egli mi ha inviato... voi avete per padre il diavolo e volete soddisfare i desideri del padre vostro. Egli era omicida fin da principio, e non perseverò nella verità, perché la verità non è in lui. Quando dice la menzogna, parla del suo, perchè è bugiardo e padre di quella... Chi è da Dio ascolta le parole di Dio, ecco perché voi non le ascoltate: perché non siete da Dio» (Giovanni VIII, 31-47).
La conversione del popolo ebraico, sulle orme degli Apostoli e di san Paolo, sarà la salvezza e la fine dell’incubo.
Quando essi guarderanno a quell’ebreo crocifisso e ne coglieranno il messaggio di infinito amore e carità universale, la verità divamperà nei loro cuori e gli spiriti del male sparsi nell’aria (san Paolo) che li tengono in catene rifuggiranno nelle profondità degli inferi.
La speranza è sempre l’ultima a morire.
Essere giudeo non significa comunque essere per forza filo-sionista.
Ci sono molti israeliti che avversano l’ideologia razzista ed esclusivista dello Stato ebraico, che sono in rapporti amichevoli con la popolazione araba-palestinese, che ne difendono i diritti calpestati, che sono ricambiati con rispetto ed amicizia, senza discriminazione alcuna per le proprie origini e tradizioni, ma che non hanno titolo e spazio per esprimere le loro idee sulla stampa deviata giudaizzata del regime, di destra o di sinistra che sia, genuflesso ai diktat della comunità israelita filo-sionista, il cui potere è dato solo dalla nostra accondiscendenza.
Alcuni di loro sono nostri sinceri amici e collaborano attivamente nel reperire e divulgare informazioni e immagini, non filtrate, provenienti dalla Terra Santa.
A loro rischio e pericolo.
Sono proprio loro, i giudei anti-sionisti, che potrebbero dare un grande aiuto per dipanare la matassa di un apparentemente impossibile processo di pace mediorientale.
Se mai un evento del genere dovesse mai verificarsi, quelli dai quali dovrebbero guardarsi bene le spalle i nostri amici ebrei anti-sionisti non sarebbero tanto i fondamentalisti islamici od ipotetici crociati  cristiani, ma i loro stessi confratelli circoncisi.
Così la storia ci ha insegnato: i più grandi persecutori di ebrei sono quasi sempre stati altri ebrei.


Post scriptum
Mi viene segnalato anche il recente gravissimo caso, ultimo di una lunga serie purtroppo, della rimozione del pannello sul miracolo eucaristico di Trani, su pressione dell’Associazione Amici d’Israele, prontamente sostenuta dal cardinale Kasper.
Ecumenicamente scorretto, il miracolo solidamente documentato e riconosciuto dalla Chiesa cattolica nei secoli e sino ad oggi, riguardava il furto di un’Ostia consacrata, messa a friggere in padella da un ebrea, che si trasformò in carne e sangue sino ad inondarne tutta la casa.
Anche la gerarchia ecclesiastica è colpevole di questo appiattimento ai capricci di infedeli che si permettono di interferire persino in questioni che riguardano la nostra  fede, usando l’arma del ricatto e della minaccia.
Neppure il professor Ariel Toaff  è d’altronde sfuggito alla mafia giudaico-sionista...



 


Note
1) www.jerusalem-holy-land.org