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Il linguaggio politico religioso dell'Islam

di Omar Camilletti/Roberto Colella - 22/05/2007







Intervista a Omar Camilletti, esperto dell'Islam della Grande Moschea di Roma - di Roberto Colella - Megachip

C'è qualcuno in Medio Oriente che aspira alla ricreazione del califfato. Quest'ultimo deceduto nel 1923, quando l'Ataturk (padre dei turchi) Mustafà Kemal proclamò la nascita della repubblica turca, rappresenta l'ambizione di alcuni gruppi islamici. D'altra parte invece l'occidente e in particolar modo l'America puntano alla conquista del Medio Oriente come zona strategica per il controllo del grande dragone. Infatti la Cina sembrerebbe essere il vero obiettivo degli americani.

Ma nel complicato scenario geopoltico fanno da sfondo le vicende dell'Iran, dell'Iraq, dell'Afghanistan e di Israele. L'Islam, soprattutto quello radicale, punta alla lotta contro l'occidente attraverso una vera e propria crociata, allevando giovani e fanatici terroristi che nel nome di Allah si fanno esplodere rievocando la figura del kamikaze giapponese distintosi durante la seconda guerra mondiale. L'Italia da tempo nel mirino di Al Qaeda, nonostante non abbia subito alcun attentato, vive intimorita dalla nutrita presenza musulmana.

Dottor Camiletti, quanto è forte la presenza islamica in Italia?

In Italia i musulmani sono comunque in minoranza rispetto ad altri Stati europei come Francia o Inghilterra. Nel Paese transalpino sono cinque milioni mentre in Inghilterra tre milioni e mezzo. Poi ci sono stati come l'Olanda che con una popolazione inferiore all'Italia si contraddistinguono per la nutrita presenza musulmana. In tutto in Olanda ci sono un milione di muslim.

Diverso invece il concetto dei centri di culto islamici. Purtroppo lo Stato Italiano non ha istituzionalizzato l'islam il che ha fomentato il progredire dei centri e delle associazione islamiche. Dove ci sono musulmani ci sono esigenze di preghiera. Così in poco tempo sono sorti diversi centri islamici. Secondo l'ultima mappatura del Sisde, in merito alla relazione del primo semestre 2006 fatta dal Cesis al Parlamento Italiano, in Italia sono presenti 628 centri di cui la maggior parte concentrati in Lombardia.

Perché il mondo islamico che ha caratterizzato non poco la cultura e la storia occidentale non viene studiato come merita? Perché c'è ancora una certa diffidenza nonostante la globalizzazione?

Vi è una sorta di debito non riconosciuto. Si tratta di un vero e proprio disconoscimento del rapporto tra mondo islamico e quello occidentale. In occidente per anni ha campeggiato il motto “Mamma li turchi” che incuteva timore e paura.

Ma è a livello geopolitico che si è giocata la partita. Il Mediterraneo, zona d'ombra, per anni infestato dai pirati, ha sancito l'alterità tra i due mondi.

Durante gli anni dell'Europa vittoriana e bigotta, il mondo islamico e orientale veniva visto in modo fascinoso. In seguito però alla colonizzazione da parte degli occidentali del mondo islamico quest'ultimo ha smesso di stimolare interesse. Oggi però è ritornato prepotentemente sulla scena geopolitica sia per gli interessi legati al petrolio che si trova in medio-oriente sia per questioni ideologiche.

Esiste un Islam religioso e un Islam politico?

Io credo essenzialmente ad un Islam laico. Tutto nasce dal fatto che quando si utilizza il termine ecclesiastico significa che esiste un intermediario tra Dio e l'essere umano. In Italia come lei sa questo ruolo viene svolto dal sacerdote. Questo intermediario nell'Islam non c'è. Esistono degli imam (guide) che in molti casi sono dei grandi analfabeti. Non hanno la formazione necessaria. Sono assolutamente contrario alla possibilità, di cui si vocifera in Italia, di creare l'albo degli imam. Inoltre mentre in occidente il cristianesimo con la Chiesa ha una sua gerarchia con a capo il Pontefice, nell'Islam non esiste un Papa islamico come non esiste una gerarchia. Basti che una persona si svegli la mattina e decida di diventare un imam!

Che rapporto intercorre tra la shari'a e il fiqh?

Il rapporto che intercorre è generale-particolare. La shari'a ovvero la legge sacra è una sorta di banda larga. Anche se adesso la sua importanza è stata un po' ridotta a delle semplici nefandezze. Fiqh vuol dire comprensione. Non bisogna dimenticare che il giurista in senso occidentale non esiste nel mondo islamico. Io sono a favore di una applicazione della shari'a basata sul buon senso.

In una precedente intervista dichiarò che: «Non si può imputare alla religiosità islamica il mancato sviluppo economico e politico dei musulmani che è invece causato da altri fattori». Quali?

L'esempio più chiaro è sicuramente quello delll'Arabia Saudita. Il fatto che sia un Paese economicamente sviluppato è inoppugnabile. Quindi di sicuro in questo caso non si può dire che la religiosità abbia bloccato il progredire economico di un Paese. È un punto sul quale non transigo. Continuerei a contestare coloro che lo mettessero in dubbio.

Veniamo all'Iran di Ahmadi-Nejad. Dopo l'arricchimento dell'uranio, l'opposizione all'Onu e l'enfatizzazione della figura del neo presidente iraniano in Indonesia e Malaysia, dove si arriverà?

L'Iran è un grande Paese dotato di grande cultura anche se resta una potenza regionale. Ahmadi-Nejad è una figura di transizione. Egli si sta mobilitando per tenere nascoste alcune contraddizioni interne. Un certo tipo di demagogia populista può ingannare ma non può vincere. Tutto ciò si è verificato già in passato. Il nodo cruciale a livello geopolitico in quell'area resta sempre Israele. Fino a quando non si verranno a creare due Stati separati sarà difficile risolvere la situazione di empasse che si è generata e che dura da moltissimi anni. Soltanto attraverso la creazione di uno Stato palestinese accanto a quello israeliano già esistente, si potrà arrivare ad una pace.

E la questione irachena come si inserisce in questo scenario geopoltico?

Tutti i teoremi della guerra in Iraq sono saltati. Oggi il Paese è in mano alle bande. D'altra parte l'obiettivo degli americani di esportare la democrazia nel Paese dell'ex rais Saddam sembra proprio fallito. La gente è spaventata da una eventuale americanizzazione. Gli americani rapiscono le donne e di sicuro non aiutano la causa democratica. La situazione sembra proprio essergli sfuggita di mano. Ancora non hanno capito che l'opzione militare risulta perdente.

L'America e l'11 settembre. Dove sta la verità?

La verità la scopriremo tra vent'anni. Purtroppo i media fatte alcune eccezioni se ne sono poco occupati distorcendo la verità. È davvero ridicolo pensare che il cielo americano possa essere stato così facilmente attaccato da Al Qaeda. Debbo dire anche che il terrorismo islamico esiste ma è costituito da una minoranza molto risicata. Sarebbe ingiusto non ammettere che esista. Di sicuro su quello che è successo quel giorno c'è molta confusione ma soprattutto tanta falsità.