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Rapporto sulla pedofilia

di Alessio Mannucci - 22/05/2007

 

Pagavano i ragazzini, quasi sempre dell'Est, per consumare rapporti sessuali e riprendere il tutto. Cinque persone sono indagate dalla Procura di Bologna e una di loro, non nuova a questo tipo di reati, è stata arrestata e condotta nel carcere della Dozza. Non è la prima volta infatti che il sessantenne Dario Roncati finisce nei guai per pedofilia. Stavolta dietro le sbarre c'è finito su ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Bologna Milena Zavatti su richiesta della pm della Procura felsinea Silvia Marzocchi. In casa dell'uomo, in un casolare di campagna situato in via Guisa a Crevalcore, comune a pochi chilometri da Bologna, la polizia ha trovato centinaia di videocassette pornografiche, di video amatoriali anche pedopornografici e dvd di contenuto analogo.

Per il 60enne, le accuse sono di violenza sessuale e tentata violenza sessuale a danno di minore, induzione alla prostituzione minorile, produzione e detenzione di materiale pedopornografico. Gli altri indagati sono un magazziniere modenese di 31 anni; un commerciante di arredamento di 52 anni che vive a Borgonuovo di Sasso Marconi, sull'Appennino bolognese; un pensionato bolognese di 67 anni e un torinese di 29 anni. Tre di loro, devono rispondere di produzione e detenzione di materiale pedopornografico; il magazziniere 31enne è invece accusato di produzione e detenzione di materiale pedopornografico e di violenza sessuale a danno di minore, perché riconosciuto in uno dei filmati amatoriali in atteggiamenti ritenuti inequivocabili.

OPERAZIONE MELOGRANO

Le intercettazioni telefoniche organizzate dal Dipartimento della Polizia Postale di Mestre sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Treviso hanno consentito di individuare una fitta rete di persone che scambiava e commerciava contenuti pedopornografici attraverso telefoni cellulari. Gli agenti hanno effettuato in diverse regioni italiane decine di perquisizioni che si sono tradotte in tre arresti e nell'iscrizione di 21 persone nel registro degli indagati. I tre arrestati sono stati colti in flagranza di reato. L'accusa è quella di cessione di contenuti di pornografia infantile, un'accusa che potrebbe aggravarsi con scopo di lucro e associazione a delinquere.

Sebbene non sia chiarissimo il meccanismo usato da questo “network”, pare accertato che almeno alcuni di loro avessero acquistato il materiale multimediale incriminato pagando tramite ricariche telefoniche o bonifico bancario. “Si tratta - ha dichiarato il Procuratore capo di Treviso, Antonio Fojadelli - di un fenomeno preoccupante, perché gli interessati a questo turpe commercio appartengono a varie categorie”. Secondo gli inquirenti che si sono occupati dell' “Operazione Melograno”, il listino prevedeva costi fino a 3 euro per una fotografia e fino a 8 per un breve filmato.

OPERAZIONE MAX

Un'altra grossa operazione, contro la diffusione di pornografia infantile online, denominata “Max”, è stata coordinata dalla Procura della Repubblica di Catania: l'obiettivo era fermare la distribuzione di un video su Internet che ritrae sevizie su alcuni bambini, un video denunciato dall'associazione Meter che nel giro di 14 ore dalla pubblicazione, secondo gli inquirenti, sarebbe stato scaricato da 2.600 persone. In Italia sono scattate perquisizioni in 31 città che hanno portato a iscrivere nel registro degli indagati 53 persone, alcune delle quali hanno già ammesso di aver scaricato il video, che era ospitato su un server tedesco.

La Polizia postale di Catania ha poi arrestato un ragazzo di 28 anni che abusava della sorellina di 11 anni e scambiava via computer materiale pedopornografico. L'indagine ha preso il via dopo una denuncia anonima arrivata alla Questura di Catania. Gli accertamenti della polizia postale hanno consentito di risalire a un indirizzo che identificava il proprietario del computer sospetto. Gli agenti hanno così effettuato una perquisizione nell'abitazione del ragazzo, durante la quale lo hanno sorpreso mentre divulgava su internet video pedopornografici: ne possedeva una forte quantità. La sorella , ascoltata dal pm con l'aiuto di una psicologa, ha poi confermato di aver avuto rapporti sessuali con il fratello. Da qui, anche l'accusa di abusi sessuali sulla bambina. Non ha invece a che vedere con questa operazione l'arresto a Cologno Monzese di un dirigente scolastico le cui connessioni ad una bacheca online di materiale pedopornografico individuate dall'associazione Telefono Arcobaleno lo hanno tradito, consentendo ai cybercop italiani di individuarlo: l'uomo ha ammesso di aver fruito di quel sito e di provare attrazione per i bambini.

A Como, verrà firmato un protocollo d'intesa contro la pedofilia e le violenze su Minori. A sottoscriverlo, per il momento, dodici realtà comasche: Prefettura, Comune di Como, conferenza dei sindaci dell'Asl, Asl, Ospedale Sant'Anna, Ospedale Valduce, Camera penale di Como e Lecco, Ordine dei medici, Coordinamento comasco delle realtà di accoglienza di minori, Forum del Terzo settore e Moige. Previste azioni di prevenzione primaria, individuazione di situazioni problematiche, presa in carico del minore. Il protocollo prevede la nascita di una Commissione multidisciplinare permanente, presieduta dal Prefetto, e un gruppo di esperti.

PEDO-CRIMINI VIRTUALI

“I ragazzi di oggi sono cittadini del cyberspazio, ma questo li espone a dei rischi”. La ricerca-sondaggio di Meter, elaborata in due anni (2005/2006) e patrocinata dalla Regione siciliana, ha passato al setaccio quasi 1.800 tra bambini e ragazzi delle scuole medie inferiori e superiori della Sicilia, coinvolgendo quattro province (Siracusa, Ragusa, Catania, Messina), mediante un questionario realizzato in collaborazione tra dirigenti scolastici, docenti e alunni. Dall'analisi dei dati, i ragazzini delle medie inferiori hanno mostrato di avere un rapporto molto personale con il computer e quasi privato: il 56,4% degli intervistati ha ammesso di avere il pc in camera anche se lo usa, nel 33% dei casi, per giocare; solo il 21% preferisce scaricare file e immagini; il 70% dei ragazzi ha ammesso di non dire nulla delle amicizie virtuali e in buona parte (42,55%) non ha mai navigato insieme ai genitori. Diverso il caso dei ragazzi delle superiori, che hanno un rapporto completamente diverso: l' 88,9% naviga in rete e il 91,7% sa che cosa sia una chat (che almeno il 74,5% degli intervistati chatta); scende però la presenza di pc in camera, “privilegio” di cui gode solo il 46% dei giovani oggetto dell'indagine; inoltre, per il 38,1%, Internet è uno strumento che serve per sfogare il desiderio di curiosità e scoperta che caratterizza l'adolescenza, in alcuni casi con un coinvolgimento emotivo importante, dal momento che il 23,6% si sente addirittura euforico davanti al computer e il 21,3% dei ragazzi, evidentemente stimolati dalle nuove tecnologie, ritiene più semplice instaurare dei rapporti di amicizia.

Il popolare sito di social networking di News Corp., “MySpace”, dopo essere stato duramente criticato per il fatto che alcuni utenti molto giovani sono stati oggetto di attenzioni sessuali da parte di utenti adulti (le famiglie di diverse ragazzine che hanno subito abusi sessuali da parte di utenti di MySpace lo scorso gennaio avevano fatto causa al sito accusando il servizio di non essere in grado di tutelare gli utenti più giovani, ndr), ha risposto negativamente alla richiesta dei procuratori generali di North Carolina, Connecticut, Georgia, Idaho, Mississippi, New Hampshire, Ohio e Pennsylvania, che avevano espressamente richiesto la comunicazione dei profili appartenenti a noti criminali registrati nel sito. Hemanshu Nigam, responsabile della sicurezza di MySpace.com, ha giustificato la decisione con la necessità di ottemperare alla legge federale del 1986 - Electronic Communications Privacy Act - che protegge le comunicazioni elettroniche degli utenti. Secondo Richard Blumenthal, procuratore del Connecticut, non è invece necessaria alcuna ingiunzione giudiziaria perché MySpace fornisca i nomi dei “sexual offender” agli uffici che ne hanno fatto richiesta, e si dice “profondamente deluso e preoccupato per questo rifiuto irragionevole e senza motivazioni fondate”.

MySpace, dice il procuratore, così fa il gioco dei criminali ed impedisce alla giustizia di agire efficacemente contro i potenziali rischi alla società. Nigam risponde che MySpace tiene a cuore la sicurezza dei propri utenti in giovane età, ed ha tutto l'interesse a collaborare con le istituzioni per identificare e “ripulire” i predatori sessuali dal portale: prova ne è il fatto di aver individuato e cancellato “alcune migliaia” di profili appartenenti a criminali noti, come parte del suo programma di contrasto al fenomeno.

Anche nel mondo virtuale di “Second Life”, dove i giocatori proiettano la loro vita immaginaria, è stata avviata la prima inchiesta per pedofilia. La denuncia è partita da un giornalista del programma televisivo tedesco “Report Mainz”, anch'egli membro della comunità di Second Life. L'avatar (l'io virtuale) del reporter tedesco Nick Schader, durante una conferenza in rete è stato invitato da altri utenti a partecipare a incontri per scambiarsi materiale pedo-pornografico. Immagini pornografiche costruite attraverso l'animazione 3D sono illegali in Germania, punibili con 5 anni di carcere. Ma la proposta andava oltre. Un membro del gruppo, alter-ego di un bambino di 13 anni, offriva all'avatar del giornalista anche la possibilità di entrare in contatto con reali trafficanti di materiale a sfondo pedo-pornografico. Nich Schader ha immediatamente contattato la magistratura, che conta di risolvere il caso nel giro di pochi giorni, rintracciando e identificando il proprietario dell'avatar incriminato anche grazie all'aiuto della Linden Lab, la società che gestisce l'universo on-line dove i residenti possono fare amicizie virtuali, ascoltare concerti, comprare ogni genere di bene, anche partecipare a elezioni politiche virtuali.

Oppure, visitare il quartiere a luci rosse di Amsterdam, dove per pochi linden-dollari (valuta virtuale convertibile però in dollari veri) è possibile godere delle prestazioni di prostitute immaginarie, ma non solo. Di fronte a un canale - virtuale - c'è un sexy shop con foto di ragazze ammiccanti, una Erotic Art Gallery con centinaia di foto e link a siti di aggregazione virtuale, per passare poi al Rex Theater, dove, per 100 linden-dollari, su uno schermo scorrono le immagini di uno stupro virtuale. Gli “script” (codici di comando html) più acquistati su Second Life sono quelli che riproducono violenze, sevizie e stupri. Si può poi comprare sangue, finti ematomi e tumefazioni per corredare il proprio avatar di truculenti particolari. Indirizzi come il “Sex College” o la “Girls School Club House” offrono infine corsi di istruzione - e “rieducazione” - sessuale per ragazzine, mentre in altri si può giocare a violentare avatar minorenni, che appartengono però a individui maggiorenni, in quanto Second life è vietato a chi ha meno di 18 anni.

«Dobbiamo fare tutto il possibile per non lasciare ai pedofili nessuno spazio dove vivere le loro tendenze» ha detto il ministro regionale per gli affari sociali in Baviera, Christa Stewens. Che un reato simile commesso online sia comunque punibile è alquanto controverso. La questione riguarda anche molte altre infrazioni commesse nel corso della Seconda Vita nel web. «La stimolazione sessuale compiuta in un modo generale e diretto non è punibile, anche se sociologicamente molto preoccupante», ha commentato Thomas Hoeren, esperto di diritto all’Università di Muenster.

PEDO-BUSINESS

Telefono Arcobaleno ha presentato il suo Rapporto sulla pedofilia online relativo ai primi quattro mesi del 2007. L'Associazione non ha dubbi: il numero di siti pedofili sta aumentando. “La produzione e la diffusione di pedopornografia - spiega il presidente dell'associazione Giovanni Arena - è in aumento: dalle 1.260 segnalazioni di Telefono Arcobaleno del mese di gennaio 2007, si è passati alle oltre 2000 di aprile”. Il Rapporto rileva come il “pedo business” cambia e si evolve in modo molto dinamico, ad esempio “infiltrando ovunque e sistematicamente la promozione di siti pedofili a pagamento e giungendo ben al di fuori dei confini della comunità pedofila, con la contaminazione quotidiana di spazi e servizi internet del tutto estranei e ignari, utilizzando con sempre maggiore intensità i “masked files”, ovvero distribuendo filmati o serie di foto in file dissimulati e protetti, pubblicati nei moltissimi e multiformi servizi di archiviazione presenti in internet e resi noti in un passaparola virtuale a sua volta protetto e nascosto”. I continui cambiamenti di “residenza” dei siti illegali sono invece dovuti, secondo l'Associazione, alla convenienza degli imprenditori del pedoporno a trasferirsi nei paesi meno repressivi o ad agganciare le proprie attività presso fornitori di servizi Internet di volta in volta più comodi. Ed è significativo, in questo senso, che i più noti spazi pedopornografici - denuncia l'Associazione - siano tutti localizzati, o comunque collegati, a San Pietroburgo, in Russia, paese nel quale trovano più facilmente “casa” gli spacciatori di immagini illegali.

Ma è anche contro la scarsa attività preventiva dei servizi di hosting, alcuni dei quali anche europei, che si scaglia il Rapporto, spiegando come la stragrande maggioranza agisce solo dietro segnalazione. Una prassi consolidata, peraltro, in quasi tutto il mondo sviluppato, ma che, secondo l'Associazione, si traduce in una facilitazione per la pedopornografia. Tanto più che vi sono provider, tra i quali anche uno italiano (non nominato), che dopo aver ospitato loro malgrado siti di questo tipo, hanno fatto in modo di azzerare la presenza di immagini illegali sui propri network. Secondo l'Associazione, un sito pedopornografico a pagamento genera da 7mila a 20mila utenti al giorno: “Questo dato, incrociato con l'incremento dei prezzi degli abbonamenti ai siti illegali, fornisce una chiara dimensione del turpe mercato: abbonamento per film 500 dollari prezzo medio (circa 30 film); abbonamento per foto 80 dollari prezzo medio (alcune centinaia di foto)”.

Il Rapporto critica anche le legislazioni nazionali, che ancora non permettono interventi efficaci contro la promozione di siti e link a materiali pedopornografici, una situazione che riguarda la Russia ma anche paesi come USA e Panama. Ci sono ancora troppi “angoli” WEB per la diffusione del filone, come spiega Giovanni Arena: “Esistono oggi interi server riservati ai pedofili e alla promozione del traffico relativo a questa cultura. Sotto l'apparente veste di spazi WEB in difesa dei diritti dei minori, si sostiene invece l'inaccettabile diritto del bambino al libero consenso al rapporto sessuale con adulti”. Riguardo le metodologie di rilevazione dei siti, scrive l'Associazione: “Accade purtroppo che siano diffusi dati relativi alla presenza di siti pedofili in internet in totale assenza di un'adeguata e formalizzata documentazione di riscontro dell'informazione resa e con procedure del tutto approssimative. Telefono Arcobaleno ribadisce la totale scorrettezza e inaccettabilità di simili comportamenti e si farà parte attiva per la vigilanza e la pubblica denuncia di questo modo di fare notizia”.

Data articolo: maggio 2007

Link correlati all'articolo:

MySpace

Rapporto Telefono Arcobaleno (PDF)

Associazione Meter Onlus Web Portal

Second Life: Your World. Your Imagination.

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