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La democrazia non ha paura di chi nega la storia

di Massimo Fini - 22/05/2007

Lo storico "negazionista" Robert Faurisson era stato invitato a tenere una conferenza all'università dal professor Claudio Moffa, docente di Storia e istituzioni dei Paesi dell'Africa e dell'Asia. Faurisson, ex insegnante di letteratura all'Università di Lione, è uno, per intenderci, che sostiene che "le pretese camere a gas hitleriane e il pretesto genocidio degli ebrei formano un'unica menzogna storica". Il rettore delle Università di Teramo di fronte a Faurisson e a queste tesi se l'è fatta sotto e ha semplicemente chiuso l'ateneo.

Allora il professor Moffa ha dirottato la conferenza in un ristorante, l''Aquamarina', fuori città. Ma nemmeno questo è bastato. Davanti al ristorante si sono presentati una sessantina di giovani esponenti della comunità ebraica romana che hanno cercato di aggredire Faurisson, hanno preso a botte il professor Moffa che cercava di difenderlo, colpito un fotografo della Digos e ferito alcuni poliziotti e carabinieri che cercavano di interporsi. A questo punto il questore di Teramo ha deciso che la conferenza di Faurisson, dovunque avvenisse, era un pericolo per l'ordine pubblico e ha caricato d'autorità il docente "negazionista" sul primo aereo in partenza per la Francia. Il ministro per l'Università, Fabio Mussi ha avallato in toto il comportamento del rettore dell'Università di Teramo e il diktat del questore. In quanto a Riccardo Pavifici, portavoce della comunità ebraica romana, ha chiesto allo stesso Mussi la rimozione del professor Moffa e cioè che gli sia impedito di insegnare. A Teramo, come altrove, devono essere abilitati solo docenti che insegnino la versione unanimamente accettata sullo sterminio degli ebrei.

È tutto molto 'politically correct'. Ma è democraticamente inaccettabile. Una democrazia, se vuole essere veramente tale, deve accettare l'espressione di ogni opinione, anche di quelle che le paiono più aberranti e lontane. Questo è il prezzo che una democrazia paga a se stessa. Altrimenti si trasforma in un'altra cosa, in un'altra forma di dittatura, sia pure più soft, almeno all'apparenza, che è la dittatura della 'communis opinio' di cui ragionava il fondatore del pensiero liberale Stuart Mill che nel 'Saggio sulla libertà' scrive: "È necessario anche proteggersi dalla tirannia dell'opinione e del sentimento predominanti, dalla tendenza della società a imporre come norme di condotta, e con mezzi diversi dalle pene legali, le proprie idee a chi dissente". L'unico discrime per una democrazia che qualsiasia idea, anche la più sbagliata ma a, che la più giusta, non può essere fatta valere con la violenza. Che è invece quanto ha fatto il gruppetto di ebrei romani aggredendo Faurisson, il professor Moffa, la polizia. Riccardo Pacifici li ha giustificati così: "In fondo hanno dato solo quattro 'cinquine', quattro manate. Non avevano pistole nè manganelli". E ha considerato quella violenza pedagogica, perché imedirà che simili e scandalose conferenze possano ripetersi e forse permetterà di togliere di circolazione non tanto Faurisson quanto un docenti scomodi come Claudio Moffa.

Proviamo ad invertire le posizioni. Se a un docente ebreo fosse stato impedito di esprimere le proprie opinioni, se fosse stato cacciato da una sede universitaria, se gli fosse stato inibito di parlare persino in un ristorante, se fossero volate botte contro chi cercava di difenderlo, se nel tafferuglio, si fosse spaccata la clavicola a un funzionario di polizia, si sarebbe gridato allo scandalo, si sarebbe denunciata, con forza, una inammissibile aggressione fascista. Giustamente. Ma il fascismo non è solo un fenomeno storico. È anche una mentalità. Chi pretende, con la violenza di impedire gli altri di esprimere le proprie opinioni, fossero anche riunioni fasciste, è lui il vero fascista, lo voglia o no.

Io, che sono figlio di un'ebrea russa, Zinaide Tobiasz, che ha visto l'intera sua famiglia sterminata dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale, mi permetto di dire a quei fanatici dell'estremismo ebraico, che mi auguro siano una minoranza: in questo modo non fate che eccitare ed evocare proprio quell'antisemitismo che dire di voler combattere. Finite per fornire ragioni anche a chi non ne ha o ne ha pochissime. Come Robert Faurisson.