Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Faurisson: il commento di Francesco Perfetti, replica di Claudio Moffa

Faurisson: il commento di Francesco Perfetti, replica di Claudio Moffa

di Francesco Perfetti/Claudio Moffa - 22/05/2007

Fonte: mastermatteimedioriente

 

«Quando si negano determinati fatti - osserva Francesco Perfetti - io dubito che in sedi istituzionali

o pubbliche si possa lasciare spazio a simili manifestazioni, non più espressione di libero pensiero

ma fattore di turbativa. Io sono personalmente contrario a ipotetiche leggi che puniscano i negatori

della Shoah, perché sarebbero liberticide, ma le tesi di Faurisson non stanno né in cielo né in

terra: dargli spazio in un'istituzione pubblica significherebbe avallarlo con i crismi dell'ufficialità

accademica. Sarebbe pericoloso. Nel campo della ricerca storica, agli errori e alla falsità si

risponde con la confutazione, altrimenti rischiamo di creare martiri. Il che non significa lasciar

correre tutto, in nome della libertà di pensiero: no, bisogna che la verità sia sottolineata, anche se

questo significa concedere spazio ai falsificatori. Il problema è delicato, ma se fossi stato nei panni

del rettore di Teramo - conclude lo storico - avrei agito allo stesso modo».

(Da L'Avvenire del 19 maggio 2007)

Caro Perfetti,

forse lei non ricorda, ma ci sentimmo nel gennaio o febbraio 2001, quando la rivista storica da lei

diretta pubblicò un saggio di uno storico americano, Richard Drake, sul caso Moro e sull'assassinio

di Dallas. La tesi di Drake era che, "come" nel caso dell'uccisione di Kennedy, così in quello di

Moro le ipotesi complottistiche non reggevano, e che in particolare chi cerca di interpretare la

vicenda italiana in termini di trame internazionali o servizi segreti, non solo comunque sbaglia, ma

inoltre rischia di compiere una sorta di transfert catartico: quello di chi, negli anni Settanta

filobrigatista o anche solo di sinistra estrema, avendo all'epoca parteggiato per i sequestratori,

successivamente, pentitosi, si è "inventato" scenari internazionali inesistenti per rimuovere il suo

"senso di colpa".

Le dissi in quell'occasione non solo che la tesi "psicologica" di Drake mi sembrava poco attendibile

( peraltro, almeno nel caso di Dallas, l'infondatezza del rapporto Warren è stata dimostrata

ampiamente, e nessuno può ancora sostenere che sia stato Oswald da solo a sparare sul presidente

americano) ma inoltre, che nella sua esposizione, lo storico americano ometteva un dato importante:

e cioè, nell'elencare le ipotesi complottistiche sull'assassinio dello statista democristiano, Drake non

affiancava alle piste CIA, KGB e P2, quella del MOSSAD.

Il saggio risultava essere stato pubblicato negli Stati Uniti nel 2001, e dunque lo studioso americano

non poteva non sapere dell'esistenza degli atti della Commissione stragi italiana diretta all'epoca dal

senatore Pellegrino, che - come riportato per settimane da tutta la stampa italiana durante la guerra

contro la Jugoslavia del 1999 - evidenziavano appunto, e con forza, la consistenza della pista servizi

segreti di Israele nell'affaire Moro. Questo le dissi, aggiungendo che la questione non stava tanto

nell'esser d'accordo o nel contestare l'ipotesi Mossad (o le altre "complottistiche"), ma nel fatto che

Drake aveva censurato la mera citazione di questa possibile chiave di spiegazione dell'uccisione di

Moro.

Caro Perfetti, se le ricordo questo saggio della sua rivista e quanto da me appena scritto, è perché

secondo me il caso Faurisson - indipentemente dal fatto che si sia o non d'accordo, e in che misura,

con lo studioso francese - è sotteso dalla stessa identica questione, che peraltro anche come

politologo e storico internazionalista, leggo nelle interpretazioni delle guerre degli ultimi vent'anni

in Medio Oriente: e cioè, quando si tocca Israele e la storia gli Ebrei, quando si è costretti ad

evidenziare un ruolo non positivo e non politically correct degli Ebrei e del loro stato (ruolo non

positivo che si assume come normalmente possibile, per qualsiasi altro popolo del pianeta: nessun

popolo è "brava gente" per natura), allora arrivano gli strali: che siano la demonizzazione e gli

insulti di certi giornalacci "antifascisti", le minacce al posto di lavoro, o le aggressioni

squadristiche. Non è stato affatto bello per il nostro paese, e per la comunità accademica, tappare al

bocca ad uno studioso di 78 anni già in coma nell'89 per un'aggressione, facendosi ricattare dalla

violenza di piazza.

Claudio Moffa