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Kleiaat: un gran brutto affare

di Giancarlo Chetoni - 22/05/2007

Fonte: lettera_informazione




In "Libano: venti di guerra" ( www.ariannaeditrice.it ) avevamo dato
conto, oltre che dell'elenco delle armi in arrivo al porto di Beirut,
 anche della decisione dell'Amministrazione Bush di approntare una
base aerea e logistica Usa e della Forza di Intervento Rapido della
Nato, e quindi anche dell'Italia, a Klieaat nl Libano del Nord con
autorizzazione del governo di Beirut e della strategia di  "influenza
"  sul Paese dei Cedri portata avanti da Pentagono, Cia e ONU.    

Un rapporto di Wayne Madsen pubblicato sulla stampa araba il 24 Aprile
afferma che Washington  ha già affidato il progetto di
ristrutturazione e di ampliamento di Kleiaat  alla società di
ingegneria Jacobs-Sverdrup di Pasadena e al gruppo Usa Bechtel.  

La struttura militare, abbandonata dall'esercito libanese, è a 25 km a
nord di Tripoli e a meno di 15 km dal confine della Siria,  e verrebbe
a costituire, una volta potenziata, un nodo strategico di importanza
fondamentale nel quadro degli attuali equilibri militari tra Siria e
Iran, da una parte, e Usa e Israele dall'altra.

L'insediamento di una base USA e Nato nel Libano del Nord, con o senza
autorizzazione del Palazzo di Vetro, dietro richiesta anche formale
del governo fantoccio di Fu'ad Siniora, sarebbe al di là di ogni
ragionevole dubbio una flagrante interferenza negli affari interni del
Libano e un fattore di ulteriore destabilizzazione  dei già  precari
equilibri su cui si regge, ormai da anni, l'intera regione del Medio
Oriente e del Golfo Persico.

Dopo l'ultima aggressione del Luglio Agosto 2006 e l'accordo di tregua
raggiunto con il Libano con la risoluzione 1701, Israele mantiene
l'occupazione armata sulle fattorie di Sheba e sul Golan, senza
doverne rendere conto alla cosiddetta "Comunità Internazionale".

Israele è l'unico paese del mondo che non ha depositato presso alcun
organismo internazionale di controllo le linee dei suoi confini di
Stato. 

I rapporti di Tel Aviv con Damasco continuano ad essere apertamente
conflittuali mentre gli Stati Uniti non perdono occasione di soffiare
sul fuoco  delle divisioni  etniche e  religiose del Paese dei Cedri
per incrinare i fragili equilibri politici e interconfessionali di
Beirut. 

Sul terreno di demarcazione tra il Libano del Sud e Israele la
tensione è momentaneamente contenuta da Unifil 2, ma tra Damasco e Tel
Aviv non passa giorno che si accendano polemiche diplomatiche e che ci
siano esercitazioni militari contrapposte con lo schieramento di
batterie missilistiche, di artiglieria, di unità d'assalto, di
reggimenti blindati e di formazioni corazzate.

Israele saggiando le difese della Siria ha preso atto che la sua
superiorità militare è ormai "out".

Attaccare Damasco comporterebbe per Tel Aviv una formidabile usura del
suo apparato aereo, incasserebbe disastrose perdite economiche e una
massiccia reazione missilistica terra-terra senza ottenere sul terreno
alcun vantaggio definitivo.

Le sue divisioni blindate e corazzate sarebbero inoltre esposte a
forti perdite di personale.

La lezione rimediata da Tsahal ad opera di Hizbollah, senza l'uso di
un solo missile antiaereo, nella fascia Sud del Libano nello  scorso
anno, ha messo in luce una gravissima e costante  perdita di
deterrenza  militare di Israele.

I successi ottenuti nel '67 e nel '72, l'incontrastata superiorità
tecnologica di cui godeva lo Stato ebraico si è dissolta strada facendo.

Dal 1999 la Siria ha potenziato la quantità e la qualità del suo
apparato di difesa aerea e terrestre dotandosi per la prima volta di
una elevata capacità di rappresaglia.

La Siria dispone oggi di Sukhoi 30 MK armati di missili aria-aria R 33
e R 77 Vympel dotati di una precisione e di un raggio d'azione
superiore ai sistemi d'arma antiaerei imbarcati sugli F 15 e F 16 di
Israele.

In quell'area niente è più come una volta.

Israele, in caso di guerra, ha un solo corridoio per entrare nello
spazio aereo della Siria: le alture del Golan e, dal territorio
libanese, le Fattorie di Sheba.

Uno spazio, dove a ridosso, in territorio siriano, è concentrata una
formidabile protezione antiaerea di postazioni missilistiche a medio e
lungo raggio S 200 modificate e S 300 mobili, interi reggimenti di
fanteria controcarro armati di Kornet E, batterie di Pantsyr e unità
di fanteria munite di  SA 18 che coprono la difesa aerea a breve
raggio. Il resto della lista e delle "sorprese"  lo si può agevolmente
trovare sui dispacci di Ria Novosti e di Itar Tass.   

Avventurarsi su quello spazio aereo e su quel terreno rappresenterebbe
per Israele un autentico suicidio militare. Sorvolare il Libano per
attaccare Damasco darebbe a Hizbollah la motivazione di aprire un
secondo fronte di risposta dopo l'aggressione di Israele al Libano del
Luglio-Agosto 2006.

La guerra finirebbe per passare sulla testa del contingente a guida
italiana di Unifil 2 con qualche "effetto collaterale" anche
rivendicando la più stretta neutralità tra le parti. 

Israele per poter colpire obbiettivi strategici in Siria deve
assolutamente ridurre la concentrazione di batterie antiaeree nella
zona del Golan e delle Fattorie di Sheba.

Attraversare lo spazio aereo della Giordania, con o senza
autorizzazione del re di cartone Abdallah, metterebbe a rischio la
stabilità del regime hashemita, l'unico Stato della regione che con
l'Egitto di Mubarak ha rapporti diplomatici con Tel Aviv.

Se ad Amman si tremerebbe, al Cairo ci si abbandonerebbe al panico.

La stabilità dei due regimi è in ogni caso sempre più a rischio. Per
Israele occorrerebbe in caso di attacco alla Siria aprire un altro
fronte.

L'IDS, con i suoi F 15 e F 16 dotati di serbatoi supplementari,
avrebbe una disperata necessità di sorvolare al di fuori delle acque
territoriali di Beirut le coste del Libano per attaccare alle spalle
la Siria e infliggere dei danni  alla sua  rete di controllo radar, di
comunicazione e centri di fuoco.   

Il potenziamento da parte Usa e Nato di Kleiaat con parabole di
scoperta  puntate sul territorio di Damasco e di radioassistenza ai
cacciabombardieri con la  "stella di davide" potrebbe prestarsi
egregiamente allo scopo di mappare il sistema di difesa di Damasco e
facilitare con lancio di shaff da aerei od elicotteri di appoggio e
con misure di inganno elettronico l'avvicinamento, il più possibile
sicuro, allo spazio aereo della Siria con deviazione dal Mediterraneo
Sud  Orientale in  prossimità di Tripoli. 

L'attacco di Israele alla Siria potrebbe coincidere con quello delle
elezioni presidenziali in Russia, in un momento in cui a Mosca possa
esserci un trasferimento di poteri tra il Presidente uscente Putin e
il subentrante eletto.

Alla periferia della città c'è il campo profughi palestinese di Nahr
Al-Barad che conta attualmente oltre 40.000 residenti. All'interno di
quella che con il tempo da villaggio si è trasformata in una
città-enclave, l'autorità amministrativa e politica, nel quadro della
frammentazione seguita al conflitto con "Israele" e ai lunghi anni di
guerra civile in Libano,  è espressa dal gruppo Fath Al-Islam.

Il 20 Maggio l'Ansa dà conto di un attacco di questa formazione -
definita sbrigativamente come appendice dei terroristi di Al-Qaeda -
nella zona alle forze di sicurezza libanesi, che ha lasciato sul
terreno morti e feriti da ambo le parti.

La faccenda non stava esattamente così.

Nelle 24 ore predenti la polizia del governo Siniora ha dato l'assalto
a un appartamento nel centro di Tripoli dove risiedevano 3 militanti
di Fath Al-Islam apparentemente accusati dalle autorità di una rapina
in una  banca del Gruppo Med di proprietà della famiglia Hariri, con
un  bottino, presunto, di 125.000 dollari, avvenuta, a quanto
riportato da "Al-Manar Tv", il giorno prima ad Amioun, uccidendoli.

Non è la prima volta che si ricorre a prove false per fabbricare
"mostri" da abbattere, da dipingere come terroristi di Al-Qaeda. 

La reazione non si è fatta attendere.

Fath al-Islam, dopo aver accusato l'ISF (esercito libanese) del
Governo Siniora di collaborare con i nemici del Libano è passata alle
vie di fatto colpendo una pattuglia delle forze di sicurezza di Beirut
nei pressi di Koura al Kelhatia.

Da uno scontro limitato, nel giro di qualche ora si è passati a uno
stato di propria e vera guerra.

L'ISF ha circondato con blindati e artiglieria (
www.ariannaeditrice.it ) Nahr Al Barad cannoneggiando le vie d'accesso
e i palazzi della città infliggendo perdite definite " serie " dal
direttore generale Ashraf Rifi  ai militanti di Fathat Al Islami. A
quanto riferito da fonti indipendenti  sono stati uccisi oltre 40
residenti  tra cui 4 bambini.  

Nel comunicato l'esercito libanese dà conto di aver a sua volta subìto
la perdita di 29 militari e 7 feriti, di cui uno in stato critico.

Il capo di Fath Al-Islam, Abu Abassi, conosciuto come Abu Yussef,
ricercato dal Pentagono come terrorista legato ad Al-Zarqawi  (siamo
alle solite), è stato condannato a morte in contumacia da una corte
militare della Giordania per la sua presunta partecipazione
all'omicidio del diplomatico Usa Lawrence Foley di USAID, avvenuta ad
Amman nel 2002.

Non sappiamo se tra la decisione Usa e Nato di riattivare la base
Kleiaat e gli scontri a Nahr Al-Barad ci sia un legame. Gli
avvenimenti che prenderanno corpo nei prossimi giorni ci daranno la
risposta giusta.

La Tv Al-Arabiya in un striscia in sopraimpressione, dando notizia
degli scontri tra ISF e Fath Al-Islam, ha riferito di un bilancio
ancora più pesante. Per la Tv di Riyad, al bilancio dei morti e dei
feriti si aggiungerebbe anche la scomparsa di 8 soldati delle forze di
sicurezza libanesi.

Gli attori sulla scena del Paese dei Cedri sono moltissimi, e dare un
interpretazione corretta degli avvenimenti in corso è pressoché
impossibile. Certo è che si sta andando con il passo delle sette leghe
incontro alla destabilizzazione del Libano con effetti a cascata. Il
Ministro degli Esteri D'Alema farebbe bene a pesare una ad una le
parole che usa nei suoi contatti, nelle sue dichiarazioni alla stampa.

Non vorremmo che il contingente Unifil 2 dovesse seguire in Libano la
sorte di quello dell'Etiopia e dell'Uganda, con mandato del Consiglio
di Sicurezza dell'Onu, a Mogadiscio e in Somalia.

La strategia applicata dal Baath in Iraq sta facendo scuola e
proseliti, dal Corno d'Africa all'Asia Centrale. Con effetti
devastanti per l'Occidente. 

E' di queste ore un attentato a Beirut in un centro commerciale che ha
fatto 2 morti e 4 feriti, oltre a ingentissimi danni.

All'ingerenza degli Usa e dei suoi fratelli siamesi Israele e Gran
Bretagna nel Paese dei Cedri si sommano le continue pressioni del
Consiglio di Sicurezza dell'Onu su Beirut perché accetti la clausola 7
della cosiddetta Carta delle Nazioni Unite per l'istituzione del
Tribunale Hariri da insediare a Beirut al fine di addossare alla Siria
la responsabilità dell'omicidio dell'ex  leader libanese.

Già oggi si parla di nuovi scontri tra le forze dell'ISF e militanti
palestinesi alla periferia di Beirut.

Esportatori della " pace e della libertà"... occhio alla penna!