IL MAGO DI OZ

riscritta da Memme Desimo


C’era una volta, tanto, tanto tempo fa, una bambina di nome Dorothy. Il nome Dorothy deriva da Teodora che significa: “Dono degli Dèi”. Ma, da quando gli Dèi sono morti, di doni non ne fanno più. Per cui, da ora in avanti, la chiameremo, semplicemente, Missis D.

Missis D, dunque, viveva in una fattoria del Kansas, in America, insieme allo zio Enrico, alla zia Emma, ai loro tre aiutanti e al cagnolino Totò...

La zia, che voleva tanto, tanto bene a Missis D, le aveva ordinato di non allontanarsi mai troppo dalla Fattoria per non rischiare d’imbattersi nel maligno Orco di Bush o nella Fattucchiera Nera Condolezza che tanto terrorizzavano i bambini americani... e non solo loro...

Missis D, che era una bambina ubbidiente, soffriva un po’ per quel divieto e avrebbe volentieri corso qualche rischio pur di visitare Somewhere over the rainbow: qualche posto al di là dell’arcobaleno... E lo sognava quel posto... e ci fantasticava tanto sopra, da desiderarlo più di ogni altra cosa... Ma il timore di dare un dispiacere agli zii la tratteneva...

Com’è, come non è, fatto sta che, un bel giorno, un terribile ciclone si abbatté sulla zona, tanto da distruggere i due splendidi e altissimi Silos Gemelli, orgoglio e vanto della Fattoria...
Missis D e il fido cagnolino Totò furono sollevati da un fortissimo vento che li trasportò in un mondo davvero fiabesco dove, tra deserti incantati pieni di petrolio e armi di distruzione di massa che apparivano e sparivano come per miraggio, i grandi eserciti del Bene Assoluto si erano schierati contro il Dispotico Nulla...

Dopo aver visitato anche il meraviglioso parco giochi di Abu Grahib, però, la fanciulla sentì un gran desiderio di tornare alla sua amata fattoria... Ma come fare? Piena di nostalgia, la piccola americana del Kansas cominciò a cercare la strada che la riportasse alle sue belle sicurezze infantili... Gira che ti rigira però, nonostante ogni suo sforzo, la strada del ritorno era introvabile... Tanto che la fanciulla cominciò a disperarsi...

Vedendo le sue pene e i suoi inutili tentativi di ritrovare la Retta Via, le venne in soccorso, allora, la Fata del Nord. Data la sua infinita bontà, la Fata le svelò qual era l’unico modo per ritornare a casa: trovare il Mago di Oz. Piena di nuova speranza, Missis D s’incamminò alla ricerca del Mago...

Cammina cammina, la piccola fece incontri veramente straordinari.

Per primo, incontrò lo Spaventapasseri che, poverino, non possedendo il cervello, ne desiderava tanto uno. Missis D non ebbe paura di quello strano essere perché, in America, ne aveva conosciute tante di persone senza cervello che le incutevano molto, molto più terrore di quella malinconica marionetta. Così, divenuta sua amica, gli raccontò del Mago di Oz al quale, forse, sarebbe stato lecito chiedere di dargli un cervello. Convinto dalle parole di Missis D, lo Spaventapasseri si unì a lei...

Strada facendo, Missis D, Totò e lo Spaventapasseri senza cervello, incontrarono un altro strano personaggio: un Boscaiolo di latta che, a furia di piangere e commuoversi senza alcuna ragione, s’era arrugginito peggio di un carrarmato irakeno... Missis D, allora, lo lubrificò ben bene e lo rese nuovamente operativo. Meraviglia delle meraviglie, non appena il carrarmato... ehm - scusate - il Boscaiolo di latta... poté di nuovo articolare la lingua, espresse il desiderio di avere un cuore...

Missis D, che era molto ingenua, confusa e anche un po’ miope, tanto da non saper distinguere un Boscaiolo di latta da un carrarmato, si chiese: “Ohibò, cosa se ne farà mai un carrarmato del cuore?” Ma, considerate tutte le stranezze di quel paese incantato, la richiesta non le parve poi così bizzarra e gli promise che, una volta trovato il Mago di Oz, ne avrebbe potuto avere uno. Così, anche lui si unì alla compagnia.

Dopo un po’, la combriccola affrontò una prova davvero terribile: il Leone Europa minacciava di mangiare, addirittura, il cagnolino Totò... Enorme fu lo spavento del cagnolino ma, Missis D, subito accorsa, rimproverò tanto aspramente il Leone Europa che il povero, vecchio felino scoppiò in un pianto dirotto, ammettendo di essere diventato, ormai, solo un miserabile codardo... Tanto s’impietosì la fanciulla per quella confessione che accolse anche il Leone codardo nella compagnia promettendogli che, una volta scovato il Mago di Oz, l’avrebbe convinto a ridargli l’antico coraggio... Il Leone ringraziò e si accodò...

E, finalmente, un bel giorno, la missione Over the Rainbow avvistò, sulle montagne del Kashmir, la Casa di Smeraldo, dimora del Mago di Oz. Il Mago di Oz era, in realtà, un Corpo senza Testa. La testa che pensava per lui, infatti, non era nella Casa di Smeraldo ma alla Casa Bianca. Il suo vero nome, inoltre, era Bin ed era, in verità, solo un impostore. Ma questo, la compagnia lo avrebbe scoperto soltanto in seguito... Bin, il Mago di Oz, promise che avrebbe soddisfatto ogni loro desiderio e, poi, li avrebbe riaccompagnati a casa con il suo aerostato nucleare. Prima, però, loro avrebbero dovuto affrontare una durissima prova: trovare e sconfiggere la sua terribile nemica, Oriana, la Strega dell’Ovest, la Strega più Fallace che ci sia. Alla quale, inoltre, avrebbero dovuto sottrarre la Penna, in modo da farla tacere per sempre...

Detto fatto, il gruppo partì senza indugio alla volta del Castello della malefica Strega dell’Ovest. La Strega, però, vedendoli arrivare grazie alla sua Sfera di Cristallo, preparò per loro un terribile sortilegio: davanti ai loro piedi, fece apparire una sconfinata piantagione di Papaveri Rossi che inducevano al sonno. La combriccola, sempre affamata di sogni, non seppe resistere alla tentazione e si abbandonò ai Paradisi Artificiali che quei Papaveri sapevano creare. Anzi, tanto piacque loro quella magica pozione che progettarono di farne gran traffico e spaccio una volta tornati in America... Se non che, non si erano accorti che, addormentandosi al cullare di quei fantastici sogni di eroici e di eroine, non avrebbero più avuto la forza per tornare alla realtà...

Per loro fortuna, fu ancora una volta la buona Fata del Nord a soccorrerli con una bella coltre di Neve bianca, fresca e purissima che lei, la Fata, portava sempre con sé da quando, tanti secoli prima, l’aveva scoperta in Colombia. La Neve, purissima, aveva, infatti, la proprietà di rendere svegli e vigili perfino i rincoglioniti rampolli delle Terre del Tramonto che, infatti, ne facevano un grande uso. Fattane dono ai quattro – il cagnolino Totò non ne volle sapere, anche perché s’era ben guardato dall’assaggiare i Papaveri Rossi: Totò era un cane, ma mica era scemo – i quattro inspirarono avidamente la Bianca Neve ottenendo, così, uno stato di veglia a prova di Tavor...

Superata che fu anche questa prova, finalmente la combriccola arrivò al Castello di Oriana, la Fallace Strega dell’Ovest... Pensando di averli fermati sui campi di Papavero in fiore, quale non fu lo stupore della Strega nel trovarseli davanti. Riavutasi dalla sorpresa, però, tentò subito d’incenerire con la sua lingua di fuoco il più cretino della compagnia: lo Spaventapasseri senza cervello... Ma Missis D, grazie alle potenti inalazioni di bianca Neve, era ormai di un’aggressività senza eguali e, afferrata la Strega per i capelli, la costrinse a bere un bicchiere d’Acqua Fresca. Dovete sapere che la Strega, da secoli ormai, beveva solo Whisky Distillato e che l’Acqua, per lei, era Veleno. Infatti, al contatto del liquido, subito si dissolse nell’etere. Nella fretta di sparire, lasciò sulla sua scrivania la Penna che tanto, ormai, non le serviva più: a scrivere per lei, infatti, erano migliaia di Scimmie Alate che ripetevano sui giornali di tutto l’Occidente i suoi Deliri Alcolici...

Con la preziosa reliquia - la Penna della Strega dell’Occidente - il commando Over the Rainbow tornò tosto da Bin, Mago di Oz. Il quale si dimostrò, allora, esattamente per quello che era: un impostore. Infatti, invece del cervello, conferì allo Spaventapasseri un Diploma di Laurea Breve, assicurandogli che, ormai, bastava quello a certificare il possesso dell’intelligenza. Poi, invece del cuore, piazzò nel petto del Boscaiolo di latta un Rolex taroccato, tanto nessuno in Occidente capiva più la differenza fra un orologio e un cuore, facendo entrambi lo stesso identico rumore: tic-tac, tic-tac, tic-tac... Al Leone codardo, infine, conferì una bella Medaglia al Valore che, con quella sul petto, sarebbe stato onorato come un eroe anche se, putacaso, avesse fatto il secondino a Guantanamo. Ma l’inganno più feroce Bin, il Mago di Oz, lo perpetrò ai danni di Missis D. Infatti, salito sul suo aerostato nucleare, prima che la povera fanciulla e i suoi amici potessero metterci piede ed essere ricondotti in America, accese i motori e sparì in una nube atomica...

Tutto sembrava perso...

Per fortuna, però, la Fata del Nord, che era sempre presente, riapparve con il suo bel mantello turchino e, facendo indossare a Missis D miracolosi Stivali Rossi, le permise di intraprendere la Via del Ritorno, raccomandandole, per il suo bene, di non scendere mai dal Marciapiede...

E quale non fu la meraviglia della fanciulla quando, come risvegliandosi da un sonno profondo, riaprì gli occhi scoprendo che tutto era quasi come prima. Quasi: perché zio Enrico, adesso che lei aveva indosso gli Stivali Rossi, la guardava con occhi pieni di un desiderio che Freud avrebbe definito edipico. E zia Emma, al fine di non farla più allontanare, aveva preparato per lei un bel braccialetto elettro-magnetico che ne segnalava ogni spostamento. Addirittura, i tre aiutanti della fattoria le ricordavano le fattezze dello Spaventapasseri senza cervello, del Leone codardo e del Boscaiolo di latta: solo che quelli in carne ed ossa erano scemi per davvero…

Esattamente come prima, erano, invece, le presenze malefiche dell’Orco di Bush, di Condolezza, la Fattucchiera Nera e di Oriana, la Strega dell’Occidente più Fallace che mai. Inoltre, da enormi schermi televisivi, rimbalzava, di tanto in tanto, ma sempre tempestivamente, l’immagine di Bin, il Mago di Oz, che, minacciando per finta l’America e i suoi Succubi, teneva tutti sotto il Doppio Incantesimo del Terrore Globale e della corrispondente Guerra al Terrore...

Solo la Fata del Nord non c’era più... Ed era di lei che Missis D sentiva la mancanza. Non tanto perché la soccorresse nei momenti di pericolo ma perché era in crisi di astinenza da quella magica e bianca Neve. Infatti, la piccola temeva più di ogni altra cosa di addormentarsi di nuovo e di sognare... Ché dei sogni, delle fiabe e delle favole ne aveva, ormai, le scatole veramente piene...