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Veri e falsi intellettuali

di G. Paris - 28/05/2007





 

 

L'intellettuale che si prende per Apollo non si rende conto del momento in cui il suo gergo sofisticato diventa un ostacolo alla chiarezza intellettuale.


In sua presenza ci si sente improvvisamente stupidi, non si capisce nulla delle sue teorie, si sospetta che l'esoterismo del linguaggio non sia interamente giustificato dalla complessità della materia e si finisce per diffidare dell'intelligenza stessa, come se fosse uno strumento per dominare gli altri. Le idee che costui emette mancano di linfa e ci sembrano vuote mentre lui continua a dissertare, a brillare, ma di una luce che non illumina più niente. Parla per illuminarsi di gloria.

Coloro che lo ascoltano, delusi e disgustati di quella che credono che sia la riflessione intellettuale, possono essere tentati di unirsi al gruppo degli anti-intellettuali, come un modo di resistere a quella volontà di dominio che avvertono intuitivamente. Altri, che hanno una cattiva opinione della loro intelligenza, si sottomettono a questo dominio e applaudono proprio perché non capiscono niente; meno afferrano e più hanno l'impressione di essere in presenza di un vertice d'intelligenza. Non vedono la differenza fra il vero intellettuale, servitore delle idee, e colui che fa solo sproloqui, caricatura delle qualità di Apollo.