SERVI DI DUE PADRONI

di miro renzaglia



In, Italia ci sono sempre stati partiti di parte e partiti trasversali; partiti di parte che diventano trasversali e partiti trasversali che a talora minacciano di diventare di parte. I due maggiori che conosciamo sono quello della Chiesa e quello della Confindustria. E poi, proprio come Arlecchino, ci sono i servi dei due padroni...

Prendete il partito della chiesa: prima era solo trasversale e clandestino (c’era il veto del Vaticano al fatto che i cattolici partecipassero “ufficialmente” alla vita politica italiana, passando per la Breccia di Porta Pia...); poi divenne partito ufficiale assoluto (prima Partito popolare, poi Democrazia cristiana): il cattolico – anche se non era detto in maniera esplicita – era tenuto ad essere scudocrociato; ciononostante una certa trasversalità fu dapprima tollerata e poi promossa: ricordate il felice connubio catto-comunista (“convergenze parallele” e “compromesso storico dc-pci”)? Dopo tangentopoli, la diaspora conseguente allo scioglimento della dc, ha suggerito di praticare la trasversalità pura e alla luce del sole: cattolici in tutti i partiti, ma pur sempre cattolici fedeli alla cupola di san pietro. Tanto fedeli che pure ex infedeli come rutelli, alla fine, si sono gesuisizzati. E, siccome, la prossima legge elettorale proporrà un premio di maggioranza al partito che prenderà il più alto numero di voti: che c’è di meglio di ricompattare il vecchio Partito della chiesa in un unico grande partito: diciamo il neonascente Partito democratico, per esempio, che somma ex comunisti pentiti (o “mai stati comunisti” come Veltroni), ex atei ed anticlericali convertiti come il già menzionato franceschiello da Roma, inossidabili ex democristiani alla san De Mita da Nusco, don Mastella da Ceppaloni e chierici missionari alla Follini.

L’altro partito nato trasversale è quello della Confindustria. Generoso soccorritore economico di tutti i partiti della cosiddetta Prima Repubblica (con poche debite eccezioni: e non mi riferisco certo al Msi...), purché i colossi potessero avvalersi dei ritorni assistenziali per le loro aziende (Fiat in testa...) e purché i loro crac (Parmalat e Cirio, ad esempio, in tempi recenti...) fossero fatti pagare ai piccoli azionisti, fa serpeggiare in questi giorni, la minaccia di potersi costituire in partito di parte: il Partito della confindustria, con la discesa in campo, stavolta, del gentil signor Cordero di Montezemolo e rischiando, così, di far saltare il tavolo che, ancora una volta, (centro)destra e (centro)sinistra si stanno apparecchiando... Con la conseguenza di aver fatto venire il fremito dei polsi tanto a Prodi (avete notato la faccia scura scura con cui ha seguito e poi si è allontanto dall'assasmblea industriale...?) che a Berlusconi e alle loro zone collegate per utilità elettorali e di spartizione dI quel potere da servi di cui dispongono... Ma non se ne farà niente, vedrete: Il Partito della confindustria rimarrà saldamente trasversale... La ventilata discesa in campo, vale solo come caldo invito a non rompere le scatole con nuove tasse ai “ceti produttivi” e che, piuttosto, quegli ingordi del “ceto politico” si adoperassero a rendere pienamente realizzato il progetto della totale “mobilità del lavoro”, altroché...

P.S. So bene che il "ceto politico" è servo di più poteri e non solo di due... A presto gli aggiornamenti...