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Giordano Bruno (recensione)

di Giuseppe Montesano - 28/05/2007


È davvero una grave scorrettezza storica quella che attribuisce alla Chiesa cattolica di Roma la persecuzione di Giordano Bruno: perché in realtà il grande Nolano, il genio che si definì «hacademico di nulla hacademia», fu perseguitato da tutti. Dai calvinisti a Ginevra, dai professori universitari a Oxford, dai luterani in Germania, e dai pedanti mediocri dovunque: la Chiesa cattolica italiana, si limitò solo ad accendere il rogo finale. Ma perché Bruno ebbe una vita così difficile? Per saperlo bisogna che il lettore si regali Giordano Bruno. Il teatro della vita, la fondamentale biografia che Michele Ciliberto, che dirige la pubblicazione per l’Adelphi delle opere latine di Bruno ed è il curatore dei Dialoghi filosofici italiani per i Meridiani, ha scritto sull’uomo che scelse come motto per la sua vita «In tristitia hilaris, in hilaritate tristis». E ci sarebbe già tutto Bruno, in quel motto: la filosofia che si tuffa nel centro di forza tra gli opposti, che non teme le contraddizioni ma ricava da esse il combustibile per far divampare il potere conoscitivo, la pratica di una sapienza dove la filosofia lasci l’astrazione e scenda nel corpo stesso, e la malinconia per come va storto il mondo inseparabile dall’heroico furore: quello che fa entrare chi ne è vigile invasato nel magma della vita. La biografia di Ciliberto, di fronte alla scarsità non risolvibile di documenti e testimonianze, sceglie la via sacrosanta della biografia intellettuale: nessun aneddotismo polentoso, nessun indugio retorico sui luoghi drammatici della vita di Bruno, ma invece una ricostruzione minuziosa e viva del Nolano a partire dal suo pensiero e dalle tracce autobiografiche sparse a piene mani nei suoi testi. E per contrasto, a premiare il rigore di questa scelta apparentemente cool che Ciliberto ha fatto, ci viene davanti, più straordinario che mai, più sorprendente che mai, il ritratto vivente di quest’uomo: dalla giovinezza di studio e fede a Napoli, attraverso l’intera Europa intellettuale e fino agli ultimi anni. E sembra di vederlo, il Bruno che in prigione si sveglia di notte per sostenere, davanti agli sconvolti compagni di cella, la sua tesi su Dio come traditore del mondo: perché lo ha fatto e poi lo ha abbandonato rifiutandosi di governarlo; o quando viene ostracizzato dai «pedanti» perché si rifiuta di sottostare alle loro meschine regolette; e quando, sull’orlo della morte, sale sul rogo con lo stesso atteggiamento di assoluto disprezzo di quel Jan Hus che davanti alla vecchia bigotta che trascinava a fatica un pezzo di legno al suo rogo disse: «O sancta simplicitas!». I servi sempre solidali ai loro padroni, gli esecutori di roghi piccoli burocrati con famiglia a carico grati per lo stipendio, i mediocri e falliti censori e moralisti dell’informazione coalizzati contro i diversi e gli eccellenti: tutto questo Bruno lo vide con la massima chiarezza, e lo pagò sulla sua pelle.
Ma è forse proprio questo, oltre al suo praticare l’ibridazione combinatoria perpetua fra le più contrastanti filosofie, l’elemento più moderno del suo voler vivere il pensiero, e non limitarsi a pensarlo: la condanna, in Bruno assoluta, per le forme di sapere che diventano solo cultura, per i libri che nutrono solo altri libri, per i pensieri che sono solo pensieri e che non mettono mai in gioco la realtà. Il mondo aperto che Bruno voleva, l’infinito proliferare delle possibilità vitali che irrompono nel rigido rigor mortis delle certezze, oggi si sta di nuovo richiudendo. Che fare? Niente lagni sul buon tempo passato che è esistito solo nella menzogna dell’illusione, niente vie secondarie, ma sempre la sola via che resta: pensare sul serio. Finché i libri contengono dinamite mentale, come ne contiene Giordano Bruno. Il teatro della vita, non tutto è travestito dalla falsificazione. Le fonti per capire e pensare sono ancora a disposizione, bisogna solo avere voglia di andarci a bere. Il tempo nella vita per leggere-vivere è poco? Può darsi: ma senza quel tempo, domineranno solo e sempre i simulacri, e la vita sarà perduta.
Michele Ciliberto, Giordano Bruno, Mondadori, pp.554, euro 30