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Vita e morte dell'automobile (recensione)

di Guido Viale - 30/05/2007

Guido Viale, Vita e morte dell'automobile. La mobilita' che viene, Bollati
Boringhieri, Torino 2007, pp. 186, euro 12. Un libro che vivamente
raccomandiamo. E se per una volta si puo' passare in questa minima rassegna
di segnalazioni librarie dalla prima persona plurale alla prima singolare,
aggiungerei che per due motivi appunto strettamente personali mi e' vieppiu'
caro questo libro (che nella parca e acuta produzione libraria di Viale fa
seguito e da' sviluppo a un altro libro anch'esso a questo tema dedicato:
Tutti in taxi. Demonologia dell'automobile, del 1996): il primo: perche'
seppi subito - tanti, tanti anni fa - che il modello di mobilita' fondato
sull'automobilismo privato era strutturalmente irrazionale e fondato sul
presupposto tanto dell'ineguaglianza tra le persone quanto della
devastazione della biosfera; cosicche' decisi allora e per sempre di non
prendere neppure la patente di guida, e conseguentemente di non possedere
mai un'automobile, e cosi' ho fatto. Il secondo: tra gli anni Ottanta e
Novanta mi capito' di essere il principale animatore dell'opposizione al
progetto di realizzazione di una nuova devastante superstrada: rispetto ad
iniziative fondate sul mero principio "non nel nostro cortile" avemmo subito
chiaro che occorreva porre la questione non solo nel concreto impatto locale
ma nel suo concreto valore e significato globale, in termini di modello di
sviluppo e di complessiva proposta alternativa, ed esplicitando quindi i
nessi ed i nessi di nessi, e cosi' facemmo: e bloccammo quell'opera
infausta. Vi sono altri utili libri sullo stesso tema: cosi' su due piedi -
ohibo', come cade a fagiuolo qui tal vieta locuzione - mi pare di ricordarne
di Ivan Illich, di Jean Robert, di Colin Ward. E prima di chiudere queste
poche righe due nomi ancora vorrei evocare: quello di Dario Paccino e quello
di Alexander Langer; i comuni amici sanno perche'.