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Chavez, il Venezuela e le "leggi del politico"

di Carlo Gambescia - 30/05/2007

 

Non siamo specialisti di storia e problemi latino-americani, ma quel che sta accadendo in Venezuela merita un approfondimento sociologico. Perché ripropone, dando per scontato che Chavez voglia costruire il socialismo nel suo paese, il problema della transizione da una società non socialista a una società socialista.
Ma prima esponiamo sinteticamente, le tesi dei sostenitori e dei detrattori del presidente venezuelano.
Per i suoi sostenitori, il popolo (o comunque una schiacciante maggioranza) sarebbe con Chavez. Il che legittimerebbe le misure politiche ed economiche da lui decise e applicate.
Per i suoi avversari, Chavez, nonostante il consenso popolare, sarebbe invece un pericoloso dittatore, teso a schiacciare ogni minoranza.
Per farla breve: per i sostenitori, Chavez sarebbe un socialista nemico delle oligarchie legate agli Stati Uniti, mentre per gli avversari, un comunista, amico di Castro, e feroce avversario della democrazia liberale e degli Stati Uniti.
Il progetto di Chavez, in termini oggettivi, è teso, in politica interna, alla riappropriazione delle risorse economiche venezuelane e alla costruzione di una democrazia socialista, mentre in politica estera, punta, in prospettiva, alla riunificazione e all’indipendenza dell’America Latina
Si tratta di un progetto molto ambizioso, e tutto sommato idealmente nobile, ma osteggiato dagli Stati Uniti, dai suoi alleati sudamericani, e dai ristretti gruppi economici che detengono il potere in Venezuela, come in altre nazioni latino-americane.
Ora la domanda è: la realizzazione del “socialismo” venezuelano, può essere raggiunta democraticamente? La “transizione” può essere condotta a termine, senza ricorrere a restrizioni delle libertà “liberali”?
E qui veniamo alle “leggi del politico”. Chavez ha individuato un nemico (le “oligarchie” filoamericane, e dunque gli Stati Uniti), con il quale è entrato in conflitto (godendo dell’appoggio del popolo). E si propone di sconfiggerlo, assumendosi la responsabilità di “decisioni” radicali, fonti potenziali di altri conflitti. Le tre condizioni schmittiane del politico, sembrano pertanto essere presenti: nemico, conflitto, decisione. Ma in subordine, possiamo indicarne, anche un’altra, non meno importante, quella dello stato di eccezione, modernamente rappresentato dalla fase di transizione. Che può implicare un periodo di dittatura, quale sospensione temporanea delle libertà politiche, civili ed economiche (nel senso antico e romano del tempo: a termine, e per difendere l’indipendenza e la libertà dei cittadini da nemici interni ed esterni). Sospensione che però rischia di trasformarsi in permanente… Si tratta di un dato che, per onestà, va tenuto presente, dal momento che la dinamica delle società moderne, anche se arretrate come il Venezuela, è profondamente diversa da quella delle società premoderne. Nella società moderna, per ragioni di complessità ideologica, economica e sociale, lo stato di eccezione (che deve essere "breve", chirurgico) e la transizione (che invece finisce per essere "lunga", cronica), di regola, non coincidono temporalmente. Come, ad esempio mostra, l’ ”esperimento” sovietico, dove lo stato di “eccezione” coincise con la Rivoluzione di Ottobre e la Guerra Civile (1917-1921), mentre la “transizione”, nonostante la retorica sovietica, finì per abbracciare l’intera storia del “socialismo reale” (1922- 1991).
Inoltre, vanno considerati altri fattori imponderabili: 1) la “buona fede democratica” e la statura politica di Chavez; 2) la qualità e la durata dell’appoggio delle forze armate (dei “pretoriani”); 3) la qualità e la durata del sostegno (interno) popolare di massa, anche davanti al determinarsi di una situazione di “assedio” di tipo cubano; 4) la rilevanza sociale delle “oligarchie” sostenute dagli Stati Uniti; 5) la qualità e la durata del sostegno (esterno) della comunità internazionale.
Sono cinque fattori che, mescolandosi insieme, possono determinare la vittoria o la sconfitta di Chavez. E, soprattutto, la qualità democratica e socialista della transizione venezuelana. Qualità che dipende dalla capacità della politica di riuscire a sincronizzare (e abbreviare) i tempi dello stato di eccezione con quelli della transizione. In sintesi: più il tempo complessivo dei due processi (che devono procedere insieme) sarà breve, più cresceranno le possibilità di costruire una “comunità socialista” in Venezuela.
Il che, purtroppo, come abbiamo tentato di spiegare, non è facile...