Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Il guardacaccia, il giardiniere e il cacciatore

Il guardacaccia, il giardiniere e il cacciatore

di Miguel Martinez - 30/05/2007

 

Il sociologo Zygmunt Bauman ha diversi meriti: la capacità di andare all'essenza delle cose, di spiegarle con chiarezza e di sfuggire al luogo comune.

Per sfuggire al luogo comune, crea nuove metafore. Ad esempio, quella della "società liquida", una descrizione perfetta della dissoluzione del mondo in cui viviamo.

Un'altra metafora che adopera è quella del guardaccia, del giardiniere e del cacciatore: tre figure ideali, che rappresentano il modo in cui gli uomini affrontano il mondo che hanno attorno a loro.

Il guardacaccia deve difendere un territorio da ogni interferenza umana, preservando ciò che lui vede come il suo "equilibrio naturale, incarnazione dell'infinita saggeza di Dio e della Natura".

Il giardiniere, invece, ritiene che l'unico ordine sia quello che lui stesso sa creare, in base a un progetto che elabora prima nella propria testa. Decide lui quali sono le piante che vanno incoraggiate e quali vanno, invece, ribattezzate e quindi estirpate come erbacce.

Il cacciatore, a differenza dei primi due, non cerca alcun ordine o equilibrio. "L'unico compito che i cacciatori perseguono è 'uccidere' e continuare a farlo." Ciò che conta è che riesca questa caccia, e magari anche la prossima, non il futuro remoto del territorio in cui si caccia.

E' evidente la successione cronologica di queste visioni del mondo.

Il mondo ha sempre attraversato grandi cambiamenti.

Ma fino all'Illuminismo, le spiegazioni del mondo sono sempre state date nei termini dei guardacaccia. Persino le rivoluzioni venivano mascherate da staticità.

Con l'Illuminismo, trionfa il giardiniere. Anzi, il potere politico si legittima solo come progettista, capace di "rivoluzionare" un paese; soprattutto attraverso lo strumento della scuola, che permette di trasformare l'intera popolazione in giardinieri debitamente addestrati.

E' interessante notare come anche la staticità debba giustificarsi come rivoluzione: fino a pochi decenni fa, mafiosi democristiani in Sicilia, trafficanti militari in Siria o burocrati sovietici si sono sempre presentati come giardinieri.  

Il giardiniere non si afferma in modo indolore: nell'arco di tempo che va dalla rivoluzione francese a quella russa, l'Europa è lo scenario della guerra durissima tra queste due rappresentazioni.

In seguito, però, il guardacaccia scompare quasi del tutto; anche se i giardinieri continueranno la caccia disperata ai suoi fantasmi, per legittimare se stessi come gli uccisori dei draghi della "reazione".

La contrapposizione tra guardacaccia e giardinieri ha talmente strutturato la nostra psiche (almeno di chi si è fatto condizionare da troppi studi), che non ci rendiamo conto che viviamo in una realtà ormai dominata dai cacciatori:

"Adesso siamo tutti cacciatori, o così ci dicono, e siamo chiamati o costretti ad agire da cacciatori, pena l'esclusione dalla caccia, o addirittura (Dio ne scampi!) la retrocessione a selvaggina. E ogni volta che ci guardiamo attorno, vedremo probabilmente altri cacciatori solitari come noi, oppure cacciatori che cacciano in gruppo, come ogni tanto anche noi cerchiamo di fare.

E dovremo impegnarci molto prima di scorgere un giardiniere intento a vagheggiare, dietro la staccionata del suo giardino privato, una qualche armonia già progettata, e poi uscire per trasformarla in realtà (questa relativa penuria di giardinieri e la crescente abbondanza di cacciatori è quello di cui parlano gli studiosi di scienze sociali indicandolo col dotto termine di "individualizzazione").

Sicuramente non incontremo molti guardacaccia, e neppure cacciatori con i rudimenti della concezione del mondo di un guardacaccia".[1]

Noi tendiamo instintivamente a dividere il mondo in due - eletti e dannati, destra e sinistra, poveri e ricchi, democrazie e dittature - mentre Bauman ci costringe a tener conto dell'interazione di tre figure.

La contrapposizione destra-sinistra è per sua natura limitata, perché possiamo solo mettere un pezzo qui e un altro lì: nessun pezzo può mai cambiare ruolo, nessuna mescolanza o trasformazione è possibile.

Mentre tre pezzi si possono combinare in vario modo.

Molti di coloro che la sinistra ha chiamato di "destra" si riconoscerebbero nella figura del guardacaccia.

E storicamente, le sinistre hanno condotto guerre durissime contro le visioni e i comportamenti dei guardacaccia: portare nel mondo i lumi della ragione contro l'abitudine, il progresso contro l'ignoranza reazionaria...

La metafora di Bauman ha però una controindicazione: l'icona del "giardiniere" potrebbe far pensare al contadino.

In realtà le grandi masse contadine del mondo povero sono quasi sempre state dei guardacaccia, in termini di visione del mondo.

Le rivoluzioni sono state ideate dai giardinieri, ma sono state realizzate dai guardacaccia: Messico, Russia, Cina, Vietnam, Cuba.

E quelle rivoluzioni sono sempre avvenute nel momento in cui i guardacaccia hanno cercato di difendersi dall'attacco dei cacciatori. [2]

Non parliamo poi delle rivoluzioni che hanno assunto anche idealmente il punto di vista del guardacaccia, come avviene ad esempio oggi in Bolivia.

Allo stesso tempo, la crisi generale indotta dai cacciatori obbliga quasi a riscoprire lo spirito dei guardacaccia: c'è infatti chi accusa l'ecologismo, in tutte le sue manifestazioni, di essere "reazionario".

Quando la società liquida travolge ogni diga, crolla anche la cultura del giardiniere, così come è crollata quella del guardacaccia.

Non esiste alcuna possibilità, infatti, di progettare un giardino, quando è invaso da orde di cacciatori, e quando non sappiamo quali piante saranno "competitive sul mercato" nella prossima stagione.

Il giardiniere è così spesso costretto a trasformarsi in guardacaccia, cosa che ci spiega la critica - che potremmo chiamare di stampo neocon - alla "sinistra reazionaria che ostacola il progresso"; mentre il guardacaccia, o i frammenti che ne sopravvivono, si libera in qualche modo dall'aggressione del giardiniere, illudendosi di una rivincita ("il ritorno di Dio", come amano titolare i media), mentre diventa semplicemente preda, o almeno battitore, per conto dei cacciatori.

Un piccolo esempio.

A Verona è stato appena eletto sindaco Flavio Tosi. Che rappresenta la Lega, cioè un movimento che notoriamente sfrutta la retorica dei guardacaccia, con i suoi discorsi sulle tradizioni e le radici.

Bene, Flavio Tosi, oltre a voler detradizionalizzare radicalmente gli immigrati, chiede addirittura l'abolizione delle sovrintendenze che bloccano spesso i progetti dei cacciatori solo per proteggere. a suo dire, "quattro sassi senza valore".

Si potrebbero citare mille altri esempi, in cui le "radici giudeocristiane", la "difesa della famiglia" o la parola di Dio vengono messe al servizio della caccia.

Ma una caccia, anche devastante e a breve termine, richiede un progetto: ed ecco che i giardinieri diventano facilmente i migliori tecnici della caccia, come dimostra un riciclaggio planetario, che va dai ceti dominanti dei paesi del defunto blocco sovietico, ai quadri ulivisti formati nel vecchio PCI.

Queste riflessioni, ovviamente, non possono penetrare nei cervelli ermeticamente sigillati, dove l'ultima idea nuova è entrata quando avevano quattordici anni.

Gli ultimi guardacaccia continueranno a inveire contro i "pianificatori utopisti che vorrebbero livellare l'umanità", gli ultimi giardinieri continueranno a dire che il vero nemico sono i guardacaccia.

Ma anche questo è un segno dei tempi.

Note:

[1] Zygmunt Bauman, Modus vivendi. Inferno e utopia del mondo liquido, Laterza, 2007, pp. 114-5.

[2] Se vi dovesse capitare sottomano, leggete Frances Fitzgerald, Fire in the Lake. The Vietnamese and the Americans in Vietnam, (Little Brown and Company, 1972 edizione tascabile 2002), dove questa dialettica viene raccontata in modo chiarissimo: gli anglosassoni, come abbiamo già detto, hanno il grande merito di preferire la realtà alle costruzioni astratte.