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Saladino, il guerriero che rispettava i cristiani

di Sergio Romano - 31/05/2007

 

Nella prima puntata delle sue «Lettere Siriane», pubblicata sul Corriere della Sera del 12 maggio, lei ha scritto: «Nella maggiore moschea di Aleppo una tomba conserva la testa di Zaccaria, padre di Giovanni. Il quartiere cristiano della città è una sorta di compendio della storia del cristianesimo, una vetrina di reperti religiosi dove si allineano, a breve distanza l'una dall'altra, le chiese degli ortodossi, degli assiri, dei caldei, degli armeni, dei melchiti, dei maroniti. Il "feroce Saladino", sepolto nel recinto della grande moschea, e San Simeone stilita, il cui santuario sorge a qualche decina di chilometri dalla città accanto alle valli abitate dai curdi, sono egualmente presenti nell'albero genealogico del Paese».
Si deve allora intendere che il Mausoleo di Saladino si trova ad Aleppo?

Antonio Mancasi, anel@inwind.it

Caro Mancasi, avrei dovuto specificare che il mausoleo di Salah al Din è nel recinto della grande Moschea di Damasco. Ma la sua lettera e la correzione mi permettono di aggiungere qualche parola a quell'articolo e di spiegare perché questa tomba abbia tanta importanza nella storia dei rapporti fra l'Occidente e il mondo islamico.
Il Saladino, come venne chiamato dagli occidentali, non fu arabo, ma curdo. Nacque nel 1138 a Tikrit, la regione di Saddam Hussein, e morì a Damasco nel 1193. Fu un grande guerriero e un geniale fondatore di Stati. Conquistò l'Egitto, la Siria e l'Arabia. Si proclamò Sultano, instaurò a Damasco l'impero degli Ayyubidi e di lì marciò contro i crociati impadronendosi di Aleppo, San Giovanni d'Acri, Jaffa, Beirut, Ascalona. Ma quando entrò a Gerusalemme nel 1183 rispettò i vinti e lasciò che accedessero liberamente ai Luoghi santi. Per i musulmani fu l'uomo che restaurò l'influenza dei sunniti nella regione e creò un grande Stato arabo, dall'Egitto alla Siria. Per i cristiani fu un nemico cavalleresco e generoso che trattò i suoi avversari molto meglio di quanto i crociati non avessero trattato i musulmani e gli ebrei quando si erano impadroniti di Gerusalemme. Nelle storie dei cronisti europei dell'epoca il Saladino è quasi sempre descritto con rispetto e ammirazione.
È questa la regione per cui nel suo mausoleo, a Damasco, vi sono due tombe. La prima, in legno di noce, con decorazioni che risalgono all'epoca degli Ayyubidi, è quella in cui riposano le spoglie del Sultano. La seconda, in marmo con volute barocche, è quella che fu donata al Sultano ottomano Abdul Hamid II da Guglielmo II, imperatore di Germania, durante la sua visita in Medio Oriente nel 1898. Il Kaiser aveva molte ambizioni. Voleva stringere rapporti speciali con l'impero turco, promuovere la costruzione di una grande ferrovia da Berlino a Bagdad, contrastare la politica britannica nel mondo arabo. Per meglio raggiungere questi obiettivi prese due iniziative culturali: celebrò la memoria di Saladino collocando nella sua tomba un sarcofago di gusto occidentale e onorò la cristianità promuovendo a Gerusalemme la costruzione di una cattedrale luterana.
Vent'anni dopo, nel 1918, il sogno imperiale del Secondo Reich svanì di fronte all'esercito britannico del generale Allenby e ai guerrieri beduini di Feisal, figlio dello sceriffo della Mecca. Ma il primo gesto di Lawrence d'Arabia, quando entrò a Damasco il 16 ottobre di quell'anno, fu di rendere omaggio alla tomba del Saladino. Due anni dopo il grande guerriero dell'Islam ricevette una nuova visita, molto meno deferente. Fu quella del generale Henri Gouraud, comandante delle truppe francesi. Dopo avere sconfitto le milizie siriane e preso possesso di Damasco, anche il generale volle visitare la tomba. Si racconta che dette un calcio al sarcofago e disse ad alta voce: «Svegliati Saladino, siamo tornati». E aggiunse, a quanto pare, che la sua vittoria era la rivincita della croce sulla mezzaluna. Un pessimo modo per iniziare quel protettorato francese sulla Siria che continuò sino alla Seconda guerra mondiale.