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Il libro della settimana: Aldo Di Lello, Anima destra

di Carlo Gambescia - 31/05/2007

Il libro della settimana: Aldo Di Lello, Anima destra, Mursia, MIlano 2007, pp. 254, euro 17,30

Chi vota a sinistra, si è mai chiesto come l’intellettuale di destra - quello serio - abbia vissuto la transizione dal Movimento Sociale ad Alleanza Nazionale? Oppure, quale sia oggi il suo giudizio sul fallimento dell’ultimo governo Berlusconi? Non sono domande inutili per due ragioni.
In primo luogo, perché aiuterebbero l’elettore di sinistra a conoscere meglio l’avversario, e probabilmente a rispettarlo di più. In secondo luogo, perché, e al di là della facile ironia sull’intellettuale post-fascista, affamato di onori e prebende, certa destra culturale ha invece dimostrato, durante la transizione degli anni Novanta, di possedere un’anima… E che anima. O detta in altro modo: una grande capacità interiore di interrogarsi sulle ragioni del proprio essere a destra, accettando la democrazia, il dibattito, la diversità… Ma anche di mostrare il necessario distacco verso le ragioni della politica politicante, distinta anche a destra, dalla presenza di piccoli uomini e piccole donne, famelicamente in cerca delle prebende di cui sopra.
Uno di questi intellettuali è sicuramente Aldo Di Lello. Giornalista e scrittore, capo del servizio cultura del “Secolo d’Italia”, quotidiano, prima del Movimento Sociale e poi di Alleanza Nazionale, al quale Di Lello lavora da un quarto di secolo. Uomo colto, ha scritto una decina di libri, dirige “Imperi”, rivista di geopolitica. Ma soprattutto un’ anima inquieta… Alla perenne ricerca di risposte alle sue urgenze esistenziali e politiche. Bisogni veri che travalicano, quelli falsi della politica politicante. Fino al punto di dilaniarlo nell’Io. Se Di Lello, invece di nascere nel 1955, fosse nato nel 1895, sarebbe finito al confino o in esilio, da fascista controcorrente e anarchico, per poi magari ritornare e andare a perdere la guerra, e forse la vita, in Africa, da volontario in camicia nera…
Ma veniamo ad Anima destra (Mursia, Milano 2007, pp. 254, euro 17,30), ultima sua fatica. Si tratta di un romanzo, che avvince e diverte, per il tono scanzonato (ma non troppo), con cui Di Lello ritrae i tic e le contraddizioni di certa destra modaiola e affamata di potere. Ma che fa anche riflettere. Il protagonista, non è altro che l' alter ego dell’autore: non è proprio lui, ma gli somiglia molto. Soprattutto, quando il protagonista, guarda caso un giornalista, s’interroga sul perché la destra democratica, una volta raggiunto il potere nel 2001, non lo abbia esercitato, preferendo transigere e compromettersi. In pratica, Di Lello, muove alla destra post-missina, pur condividendone l’evoluzione democratica, le stesse critiche, che l’intellettuale di sinistra - quello serio - muove alla sua parte. Critiche che possono essere condensate “in perché non fare cose di sinistra” e “in perché non fare cose di destra”.
In certo senso, il romanzo, di cui non riferiamo nei dettagli la trama (che del resto è un soloun pretesto per scrivere di “altro”, del dramma di un’anima, appunto), è un romanzo sul “politico”. Su come la politica, sia rigore, conflitto e necessità di decidere. Il grande rimprovero, che viene mosso al secondo governo Berlusconi è quello di non essere andato avanti decisamente, lanciando segnali forti, a certo elettorato di destra che voleva aria nuova, e non leggi ad hoc per il capo del governo… Curiosamente, però, si rimprovera alla destra, anche di non aver cercato di ascoltare e parlare al mondo ( il protagonista del libro, partecipa addirittura alla manifestazione genovese contro il G8). E soprattutto a una società italiana, molto cambiata negli ultimi quindici anni: affamata di regole, ma anche di consumi facili. E dunque divisa, tra il dovere e il piacere…
Alla destra sarebbe perciò spettato (e spetta tuttora) il compito di ribadire, la necessità di una visione se non severa almeno composta della vita, capace dunque di andare al di là della destra e della sinistra. Al lettore questo atteggiamento potrebbe apparire contraddittorio. Mentre non lo è, perché in Anima destra ritorna l’antico e mai risolto problema, di come “costruire” un nuovo tipo d’italiano, al di là delle fazioni politiche. Che nel romanzo l’autore si limita ad impostare per accenni. E che, pertanto, potrebbe essere occasione per scriverne un altro, magari sull’ “anima”, questa volta, degli italiani “vecchi” e “nuovi”.
Come lettori lo attendiamo.