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I guerrieri del Delta

di Matteo Fagotto - 02/06/2007

Intervista a Cynthia Whyte, portavoce dei ribelli nigeriani del Joint Revolutionary Council
Corruzione, danni ambientali permanenti, carenza di infrastrutture e disoccupazione. Sono questi i maggiori problemi che affliggono la regione del delta del fiume Niger, potenzialmente una delle più ricche del continente grazie ai giacimenti petroliferi che fanno della Nigeria il maggior esportatore di oro nero dell'Africa subsahariana.
Ma, dopo oltre 30 anni di estrazioni, da cui il Paese ha guadagnato più di 300 miliardi di dollari, la popolazione del delta vive ancora con meno di un dollaro al giorno, principalmente a causa del susseguirsi di amministrazioni corrotte e incompetenti, che non si sono preoccupate di risolvere il problema.
Dopo l'arresto, avvenuto nel 2003, del leader ribelle Alhaji Mujahid Dokubo-Asari, la lotta armata delle popolazioni del delta ha subìto una recrudescenza, con la nascita di almeno cinque milizie armate che chiedono l'autodeterminazione per le comunità della regione, programmi di investimento e una maggiore fetta delle entrate petrolifere per le popolazioni locali. Le milizie in questione, che contano migliaia di uomini, compiono azioni di sabotaggio contro le installazioni petrolifere e attaccano stazioni di polizia e caserme dell'esercito. Negli ultimi mesi, però, la tattica prediletta dai guerriglieri è il rapimento dei dipendenti stranieri delle compagnie petrolifere, soprattutto per attirare l'attenzione della comunità internazionale sul problema. Gli attacchi delle milizie hanno costretto la Nigeria a ridurre del 20 percento la propria produzione.
PeaceReporter ha intervistato Cynthia Whyte, portavoce del Joint Revolutionary Council, che raggruppa alcune delle principali milizie del delta, tra le quali il Movement for the Emancipation of the Niger Delta, la Martyrs Brigade e la Reformed Niger Delta People's Volunteer Force.


Ribelli del MendQuali sono le vostre principali rivendicazioni, a parte la liberazione del vostro leader Alhaji Mujahid Dokubo-Asari?
Chiediamo l'autodeterminazione, l'unica via attraverso la quale la nostra gente potrà raggiungere un vero sviluppo dopo anni di spaventoso sfruttamento da parte delle autorità.
La detenzione prolungata del nostro stimato leader non farà che rafforzare la lotta di tutte le comunità e dell'intera regione del delta del Niger.
Vorrei ricordare che Dokubo-Asari non è stato arrestato durante un raid. E' stato preso dopo che lui stesso aveva volontariamente deposto le armi, cominciando a perseguire la liberazione della sua gente con mezzi pacifici.
La Niger Delta People's Volunteer Force, la milizia di cui era a capo, è stata rinominata Niger Delta People's Salvation Front ed è diventata una struttura politica il cui obiettivo strategico è conquistare il potere con mezzi pacifici. Per questo, consideriamo l'arresto di Dokubo-Asari come un grosso affronto all'integrità della lotta degli Ijaw.

Installazioni petrolifere nel delta del NigerQuali sono le maggiori accuse che muovete alle compagnie petrolifere?
Le compagnie petrolifere pensano di poter continuare a sfruttare impunemente le nostre terre e a privare la nostra gente dei suoi diritti, finché avranno Aso Rock (la sede della presidenza nigeriana, ndr) dalla loro parte. E' nostra intenzione dimostrare che, purtroppo per loro, le cose non torneranno più ad essere come prima.
Non c'è niente che possiamo fare a queste compagnie che possa essere paragonato a ciò che loro hanno fatto alla nostra gente da quando il petrolio è stato scoperto in queste terre.

Per esempio?
La sperequazione economica e il rifiuto delle multinazionali di sviluppare programmi credibili per dare lavoro in maniera giusta alla nostra gente ha continuato ad aumentare la vulnerabilità del nostro popolo alla criminalità e alla prostituzione.
Non c'è quindi da stupirsi che il delta del Niger oggi abbia una delle più alte incidenze di casi di Aids. Come potranno essere compensate queste ingiustizie?

Ritenete realisticamente di poter ottenere che le compagnie petrolifere straniere abbandonino il delta del Niger? Alcune di loro hanno investito miliardi di dollari negli impianti...
Crediamo che le compagnie petrolifere non siano state colpite abbastanza. La situazione peggiorerà. Al momento, stiamo riorganizzando alcuni settori chiave per massimizzare la nostra efficienza e rafforzare il nostro potere, così da raggiungere risultati decisivi e duraturi.
Quando quello stadio sarà raggiunto, tutte le multinazionali attualmente nel delta del Niger dovranno valutare se continuare a operare nelle nostre terre.
Esplosione di un oleodotto in NigeriaCosa rispondete ai membri della società civile che contestano le vostre attività e vi invitano a perseguire gli obiettivi esclusivamente in maniera pacifica?
Da più di due anni a questa parte, i leader Ijaw e altri soggetti regionali ci hanno pregato di facilitare le trattative. Ci hanno promesso risultati in tempi brevi, ma finora non ne hanno portati.
Ora, hanno riconosciuto che la lotta armata è l'alternativa migliore per la liberazione politica e socio-economica del nostro popolo dalle catene dello stato nigeriano e dei suoi collaboratori imperialisti.

Negli ultimi mesi, nella regione del delta si è registrato un aumento dei rapimenti compiuti da semplici gang criminali in cerca di riscatto. Ritenete che la vostra lotta possa essere danneggiata dal fatto di essere equiparati a semplici criminali?
Prima di tutto, ci teniamo a precisare che il primo a essersi guadagnato l'etichetta di criminale è stato l'ex-leader della federazione nigeriana, il generale Olusegun Obasanjo (ritiratosi a vita privata dopo le elezioni presidenziali dello scorso aprile, ndr).
Lo Stato nigeriano ha permesso la creazione di un'atmosfera di caos e anarchia, e sta semplicemente raccogliendo quello che ha seminato.
Non possiamo quindi prenderci la libertà di denunciare il rapimento di ostaggi, che sia perpetrato per motivi criminali o meno. Un popolo oppresso reagirà sempre contro le imposizioni.
L'anarchia crescente nelle nostre terre è una diretta conseguenza degli inganni, delle frodi, dell'oppressione e della marginalizzazione perpetrate contro la nostra gente negli ultimi 50 anni.