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Messico, le battaglie per la terra

di Fulvio Gioaneto - 02/06/2007

 

Nella cittadina di San Pedro La Laguna, nello stato di Messico, parecchie centinaia di abitanti hanno completamente distrutto le installazioni di un distributore di gas installato ad appena alcuni metri dalle case - e a un centinaio di metri di una fabbrichetta di fuochi artificiali. Già chiusa nel 2006 dalle autorità municipali, l'impresa era riuscita a ottenere una autorizzazione di riapertura da parte del governo centrale. Ma la notizia ha suscitato la comprensibile rabbia dei cittadini: occupate le installazioni, hanno bloccati i venti lavoratori presenti, obbligandoli con i loro macchinari pesanti a distruggere il serbatoio (vuoto), i muri di protezione e gli uffici dell'impresa.
Non è un caso isolato, in Messico: gli scempi ambientali e le pratiche estrattive inquinanti di un'industria privata e statale senza controllo non sono più la preoccupazione esclusiva di pochi ambientalisti e mobilitazioni simili, a difesa del territorio, coinvolgono sempre più spesso coalizioni di gruppi di cittadini e popolazioni intere. Come nel municipio di Pedro Escobedo, stato di Queretaro: da mesi ormai la popolazione e le associazioni ecologiste locali denunciavano alle autorità la morte di centinaia di anatre migratrici lungo il fiume San Ramon. Responsabili (intoccabili) della moria erano gli immensi allevamenti bovini della Nestlè e dell'impresa casearia Alpura, che scaricavano impunemente i liquami al fiume. Settimane di informazione, pressioni e una minaccia di boicottaggio del latte prodotto hanno infine costretto le autorità a imporre alle due imprese un sistema di trattamento delle acque reflue.
Nello stato di Oaxaca, municipio di Jalapa del Marquez, centinaia di abitanti, pescatori e contadini hanno manifestato contro il progetto di cambio d'uso previsto della loro piccola diga, adibita a uso agricolo: le autorità centrali vogliono riconvertirla in centrale idroelettrica. Nella stessa regione, in Juchitan, dove un'azienda spagnola sta ampliando la centrale eolica La Venta 2, le proteste degli agricoltori locali (membri del sistema di proprietà comune della terra chiamato ejido) hanno portato alle prime battaglie campali con la polizia. I 120 ejidatarios non vogliono che si ampli la centrale senza rispettare i loro legittimi diritti territoriali e chiedono un giusto prezzo per l'affitto delle loro terre.
Più a nord, a Ciudad Juarez (stato di Chihuahua), a qualche metro della frontiera statunitense, centinaia di persone, semplici cittadini e addirittura i sindaci di due cittadine messicane e della cittá di El Paso (New Mexico, cioè Usa), hanno chiamato tutta la popolazione a mobilitarsi. Infatti la tristemente celebre azienda Asarco ha appena ottenuto da un tribunale texano il permesso di riaprire la fonderia di metalli American Smelting & Refinery Company. Già chiusa nel 1992 per la pesante contaminazione causata dai residui di piombo e arsenico su tutta questa zona frontaliera, nel 2006 l'impresa aveva ottenuto un primo permesso di riapertura, sotto pretesto di installare filtri e la promessa di generare più di 300 posti di lavoro. La risposta alla chiamata non si è fatta attendere: azioni legali, campagne informative nelle scuole e nei centri comunali, e una grande marcia questo fine settimana sui due lati della frontiera. Infine: nella sperduta Sierra Tarahumara, un centinaio di abitanti continua a bloccare le entrate alla miniera canadese Gommon Lake Inc., che estrae oro nel municipio di Ocampo. Gli ejidatarios gli contestano il disboscamento abusivo di 20 ettari e esigono che l'impresa informi gli abitanti sui reali sistemi che utilizza per separare il metallo. Secondo la Iucn (unione mondiale per la conservazione della natura), l'attività mineraria e l'industria petrolifera minacciano il 38% delle ultime estensioni di foreste primari del mondo. Le miniere portano via minerali, ma distruggono anche l'ambiente e il futuro di chi abita nelle loro zone di sfruttamento. E nella sperduta sierra del Messico settentrionale la battaglia continua.