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Bush fa l'ambientalista ma non convince nessuno

di Marina Forti - 03/06/2007

 
Per Blair è una bella notizia ma il presidente della Commissione Ue Barroso chiede di più a chi ha una «particolare responsabilità»


Chiamarla «svolta ambientalista» sembra davvero fuori luogo. Il discorso sul cambiamento del clima tenuto giovedì dal presidente Usa, George W. Bush, ha raccolto ieri scetticismo e commenti francamente negativi sulle due sponde dell'Atlantico: proposta vaga, propagandistica, un tentativo di svuotare gli sforzi internazionali per dare un seguito al Protocollo di Kyoto sul clima. Bush ha fatto appello a definire «un nuovo quadro globale» sul problema del clima: chiederà alle 10 o 15 nazioni che emettono la maggiore quantità di gas di serra, incluse Cina e India, di partecipare a una serie di conferenze internazionali a partire dall'autunno, per definire entro il prossimo anno «obiettivi globali a lungo termine» per ridurre le emissioni. Obiettivi del tutto volontari, ha precisato. Gli Stati uniti, ha detto Bush con solennità, vogliono «mettersi alla testa» di uno sforzo globale: «E' questo il messaggio che porterò al G8».

L'unico ad applaudire è stato il premier britannico Tony Blair, che nel 2005 aveva fatto del clima la questione prioritaria del G8 presieduto dalla Gran Bretagna (ma non era riuscito a convincere l'amico Bush a stare al gioco): «Per la prima volta, l'America dice chiaro che vuole essere parte di un negoziato globale sul clima», ha commentato ieri Blair. Meno soddisfatto invece il presidente della Commissione Ue, José Manuel Barroso, che ha invitato Bush a essere «più ambizioso» nella lotta ai cambiamenti climatici. Perché, ha aggiunto, gli Usa hanno una «particolare responsabilità» sul surriscaldamento del pianeta.
Il capo della Casa Bianca parla alla vigilia di un nuovo vertice del G8 in cui la questione del clima è di nuovo al centro, e dove Washington è di nuovo isolata. Nei giorni scorsi i negoziatori Usa hanno rifiutato la proposta degli altri G8, che vorrebbero far approvare al vertice di Heiligendamm un impegno a contenere entro 2 gradi di media il prevedibile aumento della temperatura terrestre: ovvero l'impegno a dimezzare le emissioni di gas di serra entro il 2050. Tale dichiarazione del G8 andrebbe a rafforzare il negoziato «post Kyoto»: il Protocollo infatti detta obiettivi vincolanti per i paesi industrializzati fino al 2012, e in dicembre a Bali un nuovo vertice dei paesi aderenti alla Convenzione Onu sul clima comincerà a discutere gli obiettivi futuri. Washington aderisce alla Convenzione, ma Bush si è tirato fuori dall'unico trattato che la mette in pratica, il Protocollo di Kyoto, dicendo che gli Usa non accettano imposizioni e non senza che paesi emergenti come Cina e India facciano la loro parte. Insomma: il presidente parla di un «nuovo quadro» globale ma ignora i negoziati in corso. Ieri però il capo-negoziatore tedesco Bernd Pfaffenbach ha dichiarato al quotidiano Suddeutschen Zeitung che la Germania non accetterà mai di indebolire il ruolo dell'Onu nei negoziati sul clima: per la cancelliera Angela Merkel è «una linea rossa» che «non oltrepasserà mai». Quello di Bush è «un chiarissimo tentativo di far fallire i negoziati che sono già in corso presso il G8 e l'Onu», secondo Tony Juniper, direttore di Friends of the Earth International. E'«una pericolosa tattica di diversione» per Greenpeace International: «Il G8 deve discutere limiti obbligatori alle emissioni, non facilitare conferenze ad hoc proposte da Bush per lasciare tutto a mollo finché lui lascerà la sua carica».

Anche gli ambientalisti americani sono critici. Il governo «non ha alcuna credibilità» in fatto di clima, ha detto il presidente del National Environmental Trust, Philip Clapp: «Vuole solo mascherare il fatto che è isolato tra i G8» con una proposta vaga che parla solo di obiettivi «a lungo termine».