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L'economia Usa perde colpi, non l'ottimismo

di Ma. Ga. - 03/06/2007

 
Il prodotto iinterno lordo cresce dello 0,6% nei primi tre mesi dell'anno. L'occupazione anche (+157 mila unità), ma la disoccupazione rimane stabile al 4,5%. Occhi puntati su quello che farà la Fed


Prima di tutto va segnalato che l'euro, ieri, ha chiuso le contrattazioni a quota 1,3437 dollari, dopo aver toccato il minimo degli ultimi sette mesi (1,3393 dollari). Molto probabilmente la causa della sua (momentanea) debolezza è la pubblicazione dei dati sull'occupazione - da cui risulta un aumento di 157 mila unità - e, contemporaneamente, un balzo dell'indice manufatturiero (Ism), salito a 55 punti rispetto ai 54,7 punti riscontrati in precedenza.

Due «buone notizie» che hanno aiutato a sostenere il dollaro - in recupero anche sullo yen giapponese e scambiato a quota 121,93 - e a diradare un pò la nebbia rispetto al pessimo risultato sulla crescita interna del primo trimestre dell'anno 2007, che è stata rivista al 0,6% rispetto all'1,3%.

Ma i dubbi rimangono tutti. In particolare sulla tenuta futura dell'economia Usa. Alcuni sostengono che il periodo nero sia già passato, che il pil si riprenderà nel secondo trimestre di quest'anno a quota più 2%; il tasso di inflazione - tranne l'esito ancora incerto dei costi petroliferi e del mercato immobiliare - non sarebbe poi eccessivo (tra l'1-2%) e potrebbe permettere alla Federal reserve di adottare fin d'ora una mossa ribassista per ritoccare i tassi di interesse fermi, da tempo, al 5,25%.

Ieri l'indice Michigan - quello relativo alla fiducia dei consumatori statunitensi - a maggio è cresciuto fino a 88,3 punti rispetto agli 87,1 di aprile. Mentre il Dipartimento al lavoro rilevava che «il balzo dell'occupazione è di 157 mila unità ed è più alto delle 80 mila del mese precedente; e che il tasso di disoccupazione è rimasto bloccato al 4,5%».

L'anomalia rispetto al passato è sempre più evidente: i nuovi posti di lavoro crescono soprattutto nel settore dei servizi (133 mila unità); soltanto 19 mila sono i nuovi posti di lavoro creati nel settore manifatturiero. Per servizi qui si intendono: i posti pubblici, l'insegnamento, l'occupazione assistenziale e/o infermieristica. Non si conosce, invece, la «qualità» di questi nuovi posti di lavoro, il tipo di contratti e le condizioni generali di questi tipo di occupazione.

Nella stessa giornata, il Dipartimento al commercio rendeva noto che i redditi personali hanno subito uno flessione - in aprile - pari all'0,1%, e che la spesa per i consumi ha registrato un incremento dello 0,5%. Confermando così una caratteristica molto nota: l'economia statunitense è trainata dai consumi interni, che continuano a rappresentare i due terzi del pil.

Si sta molto attenti a che il consumatore Usa non venga demotivato: deve continuare a spendere, nonostante il dollaro venga svalutato per fare risalire l'export, e continua ad investire o a rischiare sulla piazza borsistica di Wall street. Si può però «scoprire» che, nonostante questo, le importazioni sono cresciute del 5,6% mentre le esportazioni sono salite appena dello 0,6%. Dimostrando che la bilancia commerciale è comunque in profondo rosso; ma non per colpa dei cinesi.