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“Pappagalli Usa”, Chávez insulta Lula

di Gian Antonio Orighi - 04/06/2007

 
Lula contro Chávez. Il presidente brasiliano non ha perso tempo nel rispondere al caudillo rosso di Caracas. Giovedì scorso il nuovo Fidel Castro dei petrodollari si era scagliato con inedita virulenza contro una dichiarazione della Commissione Esteri del Senato carioca, in cui si chiedeva a Caracas di riconsiderare la chiusura di Rctv, la principale emittente tv del Venezuela e roccaforte dell’opposizione. «Il parlamento brasiliano riunisce i rappresentanti della destra, pappagalli che ripetono le parole dell’Impero, dei subordinati a Washington», aveva reagito Chavez. Per tutta risposta l’ambasciatore venezuelano Julio Garcia Montoya è stato convocato dal ministero degli Esteri di Brasilia per fornire spiegazioni sulle illazioni di Chavez. «Manifesto la mia contrarietà a dichiarazioni che mettano in questione l’indipendenza, la dignità ed i principi democratici che guidano le istituzioni brasiliane», ha aggiunto il «presidente operaio», 61 anni, icona della sinistra democratica e no-global mondiale.

Le parole di Luiz Inácio da Silva, detto Lula (calamaro in portoghese), segnano il primo scontro tra Brasilia e Caracas.Non solo. Chávez ha calcato ancor più la mano con un Paese ove governa una coalizione di sinistra orgogliosa della sua storia. «Il parlamento brasiliano è entrato nei nostri affari interni. É più facile che il Brasile torni ad essere una colonia portoghese (l’indipendenza data 1825, ndr) che il mio governo restituisca la concessione scaduta a Rctv», ha staffilato l’ex militare, 52 anni. Lula ha risposto con un comunicato ufficiale, pacato nella forma ma duro nella sostanza. «Tutti siamo adulti ed ognuno è responsabile di quello che dice. Chávez deve occuparsi del Venezuela, io del Brasile, Bush degli Stati Uniti - ha continuato Lula-.Ogni Paese è sovrano. Nel caso di Chávez, si tratta di un problema suo con la tv. Non è un problema del Brasile. Noi quì siamo estremamente democratici con la stampa». A Lula sono subito arrivati gli elogi della diplomazia venezuelana, bombardata invece di critiche da parte di tutti gli altri presidenti latinoamericani, da Michelle Bachelet a Alan Garcia, fino al presidente della Costa Rica, Oscar Arias, che è arrivato ad affermare che si tratta di «una ferita mortale» al sistema democratico venezuelano. Come già in altre occasioni, la linea diplomatica brasiliana privilegia la conciliazione piuttosto che lo scontro: ai suoi collaboratori, Lula ripete sempre che per «controllare gli eccessi» del collega venezuelano è meglio non isolarlo e anzi coinvolgerlo al massimo nel contesto sudamericano. Chi invece non ha avuti peli diplomatici sulla lingua è stato il parlamento di Brasilia, che ha definito Chávez «parente di Mussolini ed Hitler, dittatore mascherato, minaccia della pace per il continente». Il presidente della Camera Alta, Renan Cahreiros, ha aggiunto: «Qualsiasi movimento contrario alla libertà di stampa, di espressione, deve incontrare un rifiuto all’altezza delle circostanze, e noi lo faremo ogni volta che ció accada».

Non è la prima volta che Chávez provoca una lite diplomatica. Era successo nell’aprile scorso con il Senato di un altro leader carismatico della sinistra latino-americana, la «presidenta» socialista cilena Michelle Bachelet, quando aveva condannato la promessa chiusura di Rctv (i cui tg si possono vedere su YouTube oppure su www.elobservador.rctv.net). Allora il caudillo rosso aveva bollato la Camera Alta di Santiago come «estrema destra fascista che appoggia colpi di Stato». Ma il Brasile non è il Cile, il suo peso politico ed economico cresce sempre più, e tutti i grandi progetti del socialismo chaviano passano da Brasilia, dalla Banca del Sur, una specie di nuovo Fondo Monetario latino-americano, incluese le maxi pipe-line transcontinentali. Senza l’ok di Lula, in buone relazioni con gli Usa, diventano aria fritta.