Vigliacchi, vigliacchi e ancora vigliacchi.
L’industria farmaceutica è in gran festa, per una “scoperta” che promette di rallentare, se non di arrestare del tutto, la progressione del tumore al fegato. Il New York Post titolava ieri “Liver Cancer Breakthrough Found” (“Scoperta rivoluzionaria nella lotta contro il cancro al fegato”), e passava a descrivere le stupefacenti qualità di una nuova pillola, chiamata Sorafenib, che “attacca le cellule maligne impedendo che il sangue vi affluisca”. “I tumori non scompaiono nè regrediscono - proseguiva l’articolo - ma in molti casi smettono di crescere”.
Curiosamente, la possibilità di ottenere questo risultato – la capacità di inibire la crescita del tessuto bloccando la neovascolarizzazione si chiama “antiangiogenica” - esiste da oltre trent’anni, ed è stata rilevata nella cartilagine di squalo dal Dottor Willam Lane, che negli anni settanta pubblicò il rivoluzionario libro intitolato “Sharks don’t get cancer” (“Agli squali non viene il cancro”). Sono già decine di migliaia, nel mondo, le persone che hanno sconfitto il cancro grazie a questo prodotto naturale, ma ben pochi lo sanno. La cartilagine di squalo infatti è relativamente facile da reperire, poco costosa da trattare, e inoltre il mondo è già pieno di “buggigattoli alternativi” che la vendono a prezzi decisamente competitivi. ma sull’etichetta non si può scrivere che “cura il cancro”, perchè “la sua efficacia non è scientificamente provata”.
Se invece la scoperta la fa la Bayer, ecco che l’FDA approva immediatamente il prodotto, che sta per inondare il mercato dai poli all'equatore. Naturalmente, al prezzo che decideranno loro.
Tre anni fa scrivevamo, su questo stesso sito: “Come combattono in questo caso, le case farmaceutiche, un prodotto del quale riconoscono addirittura le preziose proprietà antiangiogeniche? Prima di tutto impedendo a chiunque di pubblicizzarlo come “cura per il cancro”, ...
... e costringendolo così nel settore delle “vitamine” generiche, non testate scientificamente (starebbe proprio a loro farlo, guarda caso). Settore che poi provvedono periodicamente a far bollare dai media come “alternativo”, “new age”, “esoterico”, “orientaleggiante” e così via, fino a minarne alla base la credibilità necessaria per una vasta diffusione sul mercato.
Nel silenzio della loro vergogna, però, vi dico con certezza (*) che le stesse case farmaceutiche stanno tentando disperatamente, da anni, di replicare in laboratorio le proprietà antiangiogeniche della cartilagine di squalo. Ma lo squalo il suo segreto se lo tiene gelosamente in fondo al mare, lasciando capire che fra prodotto sintetico e quello organico ci deve essere quella piccola differenza che determina la vita o la morte di chi è ammalato di cancro. Sorry, Mr. Bayer, sarà per un’altra volta."
E invece pare che Mr. Bayer ce l’abbia fatta.
Quanto ci vorrà prima che il mondo capisca che all’industria farmaceutica non interessa minimamente la salute dei pazienti, ma solo il contenuto del loro portafoglio? Quante persone sono morte inutilmente di cancro, e quante ancora ne dovranno morire, prima che qualche altro “scienziato” ci riveli di aver scoperto “una pillola meravigliosa”, che magari replica le stesse identiche funzioni di mille altri prodotti naturali che già curano il cancro, ma che pochissimi conoscono perchè “la sua efficacia non è stata scientificamente provata”?
(E non mi si venga a raccontare che “la pillola è meglio, perchè è controllabile scientificamente, ecc. ecc.”. Il crimine non sta nell’aver “rubato” allo squalo il suo segreto, ma nell’aver taciuto per così tanto tempo le evidenti qualità del prodotto naturale.)
Massimo Mazzucco
* Purtroppo non riesco a ritrovare il link, ma ricordo chiaramente di aver visto, in quell’epoca, addirittura un tentativo da parte della Merk di “brevettare” (Patent Deposit) la funzione antiangiogenica, una volta replicata in laboratorio naturalmente. Magari chi è più esperto di me riesce a risalire a quel documento, oggi particolarmente significativo.
Fonte – New York Post
VEDI ANCHE:
Chi ha il cancro non può aspettare.
All’interno dell’articolo il racconto di come curai il mio cane, “condannato a morte” da un carcinoma al fegato, con la cartilagine di squalo (“Una piccola testimonianza”).
Storia di un’infermiera qualunque . (Articolo vivamente consigliato, per chiunque).