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Dedicarsi all'analisi. Per quelli che hanno deciso di liberarsi della dicotomia destra/sinistra

di Gianfranco La Grassa - 05/06/2007

Per certi versi è uno scritto di "rottura definitiva" con lo schieramento denominato convenzionalmente sinistra; mentre è un invito a discutere a tutte le persone in buona fede, ma anche che hanno capito dove sono stati condotti da furfanti, tipo quelli che ancor oggi cercano di nascondere gli attuali "golpisti striscianti" straparlando di complotti piduisti, ovviamenti comandati da Berlusconi, questa comoda maschera di tutti i loro misfatti e prepotenze e occupazioni di potere.
D'ora in poi discuto solo con chi ha rotto definitivamente con la sinistra (questa sinistra) e spero di poter discutere soprattutto in base ad analisi di un certo respiro (ma la situazione è certo sull'orlo della cancrena). Agli altri, un "caro" saluto, che è un addio
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DEDICARSI ALL’ANALISI di G. La Grassa

 

Già da molto tempo – come testimoniano anche i pezzi scritti per il blog e il sito – sostengo che la sinistra, o se si vuole il centrosinistra, è un cancro ormai in metastasi nella società italiana. Ho anche cercato di far vedere che, per certi versi, quella che si indica come sinistra “radicale” è il peggio del peggio. La scelta di un “essere…….” come Prodi a capo dello schieramento, la corruzione, il marciume, la protervia e l’arroganza, unite alla più totale incapacità e inutilità, dimostrate dal Governo in quest’anno di (in)attività, e le ultime vicende su Visco-Speciale (e quelle relative all’Ansa, all’impadronirsi dei servizi segreti, della Rai, di importanti cariche nelle varie Armi, ecc.) hanno per me dimostrato: 1) che non esiste più nessuna misura sedicente democratica in grado di salvarci da questa cloaca in cui la m…. monta con velocità impressionante; 2) che lo “zoccolo duro” dell’elettorato “sinistro”, non più costituito nella sua maggioranza da operai e bassi strati sociali bensì da un informe coacervo di ceti medi (quelli dediti ad attività che assorbono enormi risorse in cambio di scarsa utilità), è del tutto omogeneo, per corruzione e marciume morale e intellettuale, ai gruppi politici di sinistra. Sono questi disgustosi ceti a diffondere la perversa ideologia della “fine delle ideologie”, che conduce al relativismo più ignobile, cui essi inneggiano – fingendosi moderni e “laici” – per giustificare le loro porcate, con la scusa che tanto è tutto ormai possibile (chi si ricorda Gaber in “Si può”? Quella canzone è il vero inno di questa lurida, immonda, accozzaglia che ci s-governa).   

Ho anche cercato di scoprire nella famosa “diversità” del PCI l’origine ultima della terribile degenerazione (appunto cancerogena) subita dai postcomunisti (diessini, democratici o come diavolo vorranno chiamarsi), senza che da questo grave processo involutivo si salvino nemmeno quelli che si dicono sinistra democratica o alternativa o altro, e nemmeno quelli che insistono, da veri mascalzoni, a usurpare il nome di comunisti. A questo punto ci sono solo due alternative: o rovesciare quotidianamente insulti e contumelie su questi emeriti furfanti o spostare la propria attenzione non su discorsi contingenti e giornalieri (in qualche modo giornalistici), bensì invece su analisi teoriche o almeno congiunturali e di fase; in ogni caso opponendosi a questa sinistra – e al suo “speculare” che è la destra – all’interno di argomentazioni di più ampio respiro. Del resto, si tratta di assumere, nei limiti del possibile, l’atteggiamento “distaccato” dell’entomologo che studia determinati insetti: non maggiolini o coccinelle (assai graziosi), ma scarafaggi, vermi e, nel migliore dei casi, scorpioni. Perché chi partecipa al gioco insensato del destr-sinistr, soprattutto se sceglie quest’ultimo schieramento, appartiene al genere di questi insetti schifosi che, istintivamente, noi siamo portati a schiacciare con il piede quando li incontriamo sulla nostra strada.

 Diverso l’atteggiamento nei confronti di coloro che so essere in buona fede, e sinceri, quando persistono a dichiararsi comunisti. Non credo più molto a questa prospettiva, ma sono disposto comunque a mantenere con costoro – con quelli di loro che la ricercano, ovviamente – una importante interlocuzione; manifestando certo i miei dubbi sulle posizioni che assumono e che sembrano condurre a continue divisioni e scissioni. In ogni modo se qualcuno, conscio della gravità della situazione ormai putrefatta, ha voglia di superare tante idiosincrasie, che pur ci sono, per intavolare una sincera e onesta discussione, non è difficile compiere uno sforzo di buona volontà. Tuttavia, ponendo dei precisi paletti.

Personalmente, come già detto, resto convinto che il comunismo sia un processo storico finito da tempo e che non possa re-iniziare se non in base a drastiche revisioni teoriche e di prassi (ancora molto lontane dall’essere definite). Tuttavia, se qualcuno – lo ripeto: in perfetta buona fede e con profonda adesione ideale – non è convinto di una simile affermazione, non sarò certo io a emettere giudizi di condanna e di rigetto. Come chiunque, magari discuterò appassionatamente, polemicamente, mi lascerò andare qualche volta a “punture”, ma posso assicurare che non rompo con chi crede veramente in quello che dice e non lo dice per proprio meschino tornaconto. Tuttavia, a nessuno che voglia definirsi comunista è consentito, secondo la mia profonda convinzione, dirsi di sinistra; è come se sostenesse di volere un “mondo nuovo” (perfino un po’ “idealizzato”) e poi continuasse a praticare vermi e scarafaggi, infestanti l’organismo e sui quali bisogna invece spruzzare un potente insetticida.

 

E’ dunque più che giusto e necessario discutere con i comunisti (e gli anticapitalisti e antimperialisti) sinceri, con coloro che provano autentico disgusto per questa immonda società che definiamo “civiltà occidentale” (guai se si riducesse a ciò che vediamo tutti i giorni; allora sarebbe meglio diventare “orientali”); contrapponendosi però frontalmente rispetto a quelli che appartengono alla sinistra, ivi compresa, in modo speciale, quella detta radicale. Cerchiamo finalmente di capirci: è possibile pensare che avesse senso discutere con le socialdemocrazie nel 1914, quando “tradirono” e appoggiarono la “grande guerra”? La sinistra odierna, in tutte le sue componenti, è molto più schifosa e corrotta e putrida di quella di allora; se fa meno danni è solo perché non esistono le condizioni dell’epoca dell’imperialismo di inizio novecento.

Certi individui, senz’altro in buona fede, perseverano nell’errore di prospettiva per cui credono che la sinistra ci salva almeno dalla destra; anzi nemmeno da questa, ma soltanto “da Berlusconi”. Un errore catastrofico, definitivo, che porterà alla sparizione di ogni forza effettivamente critica dell’attuale organizzazione sociale. L’infezione mortale proviene dalla sinistra; ci si sforzi di analizzare la situazione anche soltanto con lo strumento marxista non ancora “rivisitato” e non trasformato per adeguarlo ai tempi. La destra è semplicemente la risposta malata a questo cancro che è la sinistra; più precisamente, è l’immunodeficienza di un organismo che non riesce a contrastare i germi patogeni di sinistra che irrompono con sempre maggiore virulenza nel “corpo” della nostra società.

Non a caso, il nerbo sociale della destra (e mi sembra che anch’esso non sia affatto soddisfatto dei suoi rappresentanti politici) è il piccolo commercio, la piccola imprenditoria industriale, il lavoro cosiddetto autonomo. Ma il nerbo sociale della sinistra non è più l’operaio (tanto meno il contadino); è la melassa dei perbenisti mediocri, buonisti, faziosi, decerebrati, che allignano nello spettacolo, negli apparati mediatici, nell’assistenza sociale (sempre più asfittica, sciatta e dispendiosa), nell’insegnamento (e “formazione”; di che cosa non si sa), nei mille lavori afferenti al sedicente quaternario, all’informatica, alla pubblicità, o addirittura alla “realizzazione in Terra” dell’immaginario general intellect, che non ha nulla a che vedere con quello che Marx designava con tale termine; poiché in lui voleva significare le potenze mentali della produzione, cioè quell’“ingegnere” che, secondo le previsioni marxiane (smentite dalla Storia), la dinamica intrinseca al modo di produzione capitalistico avrebbe dovuto compattare con il “manovale” (o “giornaliero”) nel lavoratore collettivo cooperativo, soggetto del “movimento” (il comunismo appunto) che avrebbe “abolito lo stato di cose presente”. Il general intellect di Marx non era certo Bifo o altri di quel genere (nessun disprezzo per il personaggio citato, che avrà senz’altro tanti altri meriti; dico solo che lui, e i suoi simili, non rappresentano l’“intelletto generale” nel senso inteso dal fondatore di una teoria rivoluzionaria).

 

Quindi, per quanto io ritenga necessario rivedere “ogni cosa” prima di dichiararsi eventualmente di nuovo comunisti – e comunque, ci dichiariamo senz’altro anticapitalisti – sono favorevole a discutere con tutti i critici di questa società, senza più le mistificanti e insensate distinzioni tra chi è di destra e chi di sinistra, a patto che si comprenda come la sinistra (cioè “quelli del Governo”) sia oggi da “sotterrare” quale atto preliminare a qualsiasi nuova prassi politica. Con chi sostiene ancora questo Governo e questa sinistra, con chi non sente come sarebbe bello se potesse arrivare il Gran Chirurgo capace di asportare un cancro così diffuso nell’organismo, non avverto gran voglia di discutere. E non discuto proprio perché non desidero più cianciare in base a categorie come destra e sinistra, se non in quanto pura convenzione linguistica usata a volte per comodità (antiscientifica). Dobbiamo innanzitutto segnalare “a destra e a manca” che il primo passo da compiere è (o meglio, data la situazione, sarebbe) l’eliminazione, asportazione, annientamento, di quelli che attualmente stanno al Governo di questo paese; nel contempo, è necessario impegnarsi perché la risposta non sia quella dell’organismo immunodeficiente, cioè quella delle forze che si indicano, convenzionalmente, come destra.

Vi è appunto bisogno del Gran Chirurgo, poiché ogni altra risposta detta “democratica” conduce solo al prolungarsi della malattia, mediante l’alternarsi del cancro e della risposta malata a quest’ultimo. E teniamo presente che le forze (economico-finanziarie), attive alle spalle delle attuali forze governative, le stanno sostenendo per meglio lavorare dietro le quinte alla loro “ultima spiaggia”: il “centro” paludoso dei tecnici e dei cosiddetti “moderati”. Poiché anch’esse hanno capito che l’altalena (il “gioco degli specchi”) tra destra e sinistra (convenzionali) danneggia, per manifesta incapacità di governare, il loro arraffa-arraffa ai danni della popolazione. Ed ecco allora il “Luca” che fa il centrista, che cerca la melma adatta ad impantanare tutto. No, la sola speranza è la “chirurgia” (del resto, la branca della medicina che ha di gran lunga progredito di più).

 

E adesso torniamo al lavoro di analisi senza, possibilmente, indulgere in polemiche del “giorno per giorno”, del resto inutili. Una volta affermato che il vero nemico mortale di ogni speranza e di ogni ideale è quella che per banale convenzione viene denominata sinistra; una volta manifestato tutto il possibile disprezzo per quell’essere “…..” che hanno nominato loro capofila; una volta chiarito che la prospettiva di un ritorno della destra (convenzionale) è sintomo della volontà di continuare a “derubare” la stragrande maggioranza della popolazione; mi sembra che ci si possa dedicare ad altro, alla elaborazione teorica e all’individuazione delle principali tendenze insite nell’attuale fase. Invitando comunque alla discussione tutti coloro che hanno in orrore questa società occidentale, ma in particolare la sua versione italiana: dominata da maneggioni, buonisti pieni di cattiveria, rancorosi, imbroglioni, prepotenti, vili e viscidi e altre cose ancora. Non hanno un “colore” unico per carità; teniamo però ben fermo che il virus infettante è la sinistra, la degenerazione dei globuli bianchi, che aggrava la malattia, è la destra (continuando ad usare l’ormai insulsa denominazione dei due schieramenti).