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Schiavi del supermercato (recensione)

di Lorenzo Belli - 05/06/2007

"SCHIAVI DEL SUPERMERCATO - La grande distribuzione organizzata in Italia e le alternative concrete"

 

“Schiavi del supermercato – La grande distribuzione organizzata in Italia e le alternative concrete”

Di Monica Di Bari e Saverio Pipitone

Arianna editrice – 10,50 euro

 

Schiavi del supermercato”: un viaggio tra le ombre della grande distribuzione organizzata e le dinamiche del consumo di massa. Un fenomeno in continua espansione che sta modificando in modo preoccupante la realtà economica ed il paesaggio urbano delle nostre città. È di poche settimane fa l’allarme lanciato dalla Confesercenti sulla proliferazione incontrollata dei grandi centri commerciali, a danno delle reti di commercio locale e tradizionale. Nella prima parte del libro, gli autori ci presentano i grandi gruppi multinazionali della distribuzione di massa: dall’alimentazione (Ipercoop, Esselunga, McDonald’s e Wall Mart) al tempo libero e la tecnologia(Ikea e Mediaworld). Ed ecco apparire dietro il volto e sorridente e pulito (o ripulito dalla beneficenza) della pubblicità una prassi quotidiana ben diversa: mobbing e politiche del personali sessiste, controllo su i fornitori, manipolazione dell’infanzia, politiche industriali poco sostenibili dal punto di vista ambientale e sociale, soprattutto nei paesi del terzo mondo.

Nella seconda parte del libro ci vengono poi presentate alcune alternative concrete che stanno nascendo nel cuore della società dei consumi: mercati locali del biologico e dell’usato, scambi non monetari, gruppi d’acquisto solidali e distretti d’economia solidale.

Tutte proposte volte allo sviluppo di un nuovo modello economico e sociale di consumo, basato sulla dimensione locale e comunitaria perché “acquistare prodotti locali significa una salute migliore, meno spreco di imballi, aumento della diversità biologica, ripresa della vita rurale, mentre il denaro rimane nella comunità locale”.

“Schiavi del supermercato” è un ottimo esempio di critica lucida e non fanatica del consumismo, capace di mostrarci le diffuse aspirazioni alla semplicità ed alla decrescita, non come mode effimere ma come concrete basi per un nuovo modello di sviluppo delle comunità.