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Un'Italia schizofrenica. Che fare? Andare in Africa come Celestino...

di Carlo Gambescia - 06/06/2007

 

Prodi viene fischiato, Visco potrebbe essere sfiduciato e il governo cadere (ma sarebbe un danno grave?), il Cavaliere torna a parlare di rivolta fiscale. Sinistra e destra sembrano essere in disaccordo su tutto, meno che sulla necessità di tagliare gli stipendi dei parlalmentari. Il lavoro flessibile e sottopagato cresce. Gli stipendi dei grandi managers invece crescono, fino a raggiungere cfre stratosfericche. il dipende di un call center guadagna seicento euro al mese, l’ amministratore delegato di una grande impresa, minimo, trecentomila euro al mese… Infine molte città italiane, soprattutto le piazze, vanno coprendondosi di telecamere: per difendere i monumenti dai vandali, naturalmente. I cittadini che non vorranno essere ripresi, saranno avvisati da “appositi” cartelli che indicheranno le telecamere ( sta arrivando il Grande Fratello, quello vero…). Mentre agli americani viene dato il permesso di costruire un aeroporto militare al centro di Vicenza…
Davanti a questa evidente sindrome da schizofrenia-paese, a molti, sorattutto giovani, verrebbe voglia di girare i tacchi e di andarsene in Africa come il Celestino di De Gregori.
In realtà, secondo il mondo del volontariato sta crescendo il numero di quei giovani che pensano di lasciare l’Italia, per dedicarsi all’Africa e ai suoi poveri. Quel che provoca sdegno in molti ragazzi non sono sono le diseguaglianze di cui sopra, ma il “gattopardo mediatico“ che vi sguazza sopra: un fiume di inchiostro e parole che annebbia ogni cosa. Si dice tutto e il contrario di tutto. Sembra che il mondo nuovo stia per nascere da un momento all’altro. E invece non vede mai luce: e la gente si ritrova dopo una settimana, un mese, un anno, nelle stesse condizioni di prima, o anche peggio.
Secondo i “massmediologi” ( traduzione: professori di sociologia costretti a fare lezione nei cinema, perché non ci sono più aule), vivremmo tutti nella civiltà delle parole: dove gli annunci contano più dei fatti.
Bene, resta però il “fatto” che l’amministratore delegato si pappa 3 milioni di Euro all’anno e il contrattista del Call Center 5000 Euro scarsi. Ci si dovrebbe perciò arrabbiare, ma sul serio. Tuttavia, sembra che pure per la cultura dell’annuncio e della chiacchiera, come accadeva con un certo caffè, valga la regola del “più la mandi giù, più ti tira su“. Certo, ma piano piano cresce pure il senso di impotenza e la voglia di scappare, anche da un lavoro mal retribuito e inappagante.
De Gregori nella sua canzone parla di pezzi d’Italia, di pezzi di opposizione, di maggioranza… Il punto è che non è facile metterli tutti insieme: riunirli. Sembra che oggi ogni cittadino voglia tenersi stretto il suo personale pezzo d’Italia, fregandosene, alla grande, di tutti gli altri portatori di pezzi.
Certo, c’è l’Africa. E di sicuro il Celestino è un ragazzo generoso, disposto a sacrificare i propri “pezzi” pur di aiutare gli altri: piace immaginarlo come un aspirante missionario laico o religioso. Però va anche detto che in quella stessa Africa, vista da certa sinistra come l’ultima buona causa per cui battersi, le cose non vanno meglio. Spesso sono gli stessi regimi filo-occidentali e progressisti a trattare male i propri cittadini. E anche gli africani (e ne conosco alcuni) non amano molto essere retrocessi a fratellini minori e sfortunati: sono un popolo fiero, nonostante vengano presentati nell’iconografia mediatica come esseri imploranti medicine e latte in polvere…
Che dire allora? Rigira i tacchi e resta in italia, Celestino. E soprattutto ritrova il gusto di ribellarti.