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Noi europei: barboncini dell'Impero?

di Giulietto Chiesa - 06/06/2007





 

Sarà un G-8 con i fuochi artificiali. Vladimir Putin annuncia che risponderà ai nuovi missili (e radar) americani da piazzare in Europa, riposizionando i propri su nuovi obiettivi, europei e non solo. Fa impressione sentirsi nel bersaglio. E Putin lo dice apposta, perchè spera che l'Europa si svegli e non si faccia trascinare dagli Usa in una nuova corsa al riarmo nucleare e strategico.

George Bush, da Praga, risponde lucciole per lanterne accusando Bush di avere "fatto deragliare" la democrazia in Russia. Il che sarà pur vero, ma non c'entra.

E poi aggiunge - ma questo serve solo per distogliere il grande pubblico dal problema reale - che quei missili sono contro gli "stati canaglia" e non mirano alla Russia. Peccato che i generali russi non siano così ingenui. Putin ha già fatto i suoi calcoli. Gli Stati Uniti, ha detto ai giornalisti occidentali riuniti per la bisogna, "introducono per la prima volta nella storia, le loro armi strategiche sul territorio europeo e cambiano il quadro dei rapporti di forza". E ha risposto: "non ve lo lasceremo fare".

Dove sta il punto? Che George Bush non ha ancora capito che la Russia del 2007 non è più quella del 2001, ed è molto più forte sotto tutti i profili, finanziario, economico, militare. E anche psicologico. Al Cremlino si potevano imporre, con Eltsin, molte cose. Adesso è finita e bisogna trattare. E, se non si tratta, quelli rispondono per le rime.

George Bush pensa di poter mettere di nuovo in angolo la Russia, e si sbaglia pericolosamente. Ma non si sbaglia quando pensa che, in mancanza d'altro, può scagliare l'Europa contro la Russia. E' quello che sta cercando di fare. I missili polacco-ceco-americani sono stati decisi a Washington, Varsavia e Praga. L'Europa non è stata nemmeno consultata. E neanche la Nato lo è stata. Ora che fare? Manifestare solidarietà con i due barboncini dell'Imperatore, che pretendono di parlare a nome dell'Europa, non si può. Bisognerebbe dire all'Imperatore che non siamo d'accordo con lui. Ed è difficile.

Ma l'Europa dipende per il 25% dal gas russo. E tra cinque anni dipenderà per il 45%. Andare contro la Russia significa, per l'Europa, rompersi le corna contro un muro. Bush non è un genio, ma ha trovato la strada per metterci nei guai, visto che così come siamo non gli piacciamo. Soprattutto non gli piace un euro più forte del dollaro.

Certo è che stare nel bersaglio di Mosca e, per giunta, senza riscaldamento, è il peggio che ci possa capitare.