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Libertà di scelta in medicina

di Luisa Miglionico - 07/06/2007


Il diritto alla salute implica di poter scegliere il metodo di cura. Ieri il convegno sulla legge per le medicine non convenzionali
Il diritto alla salute implica la libertà di poter scegliere il metodo di cura ritenuto più adeguato. Questa è la premessa sulla quale si è aperto ieri il convegno dal titolo ‘Verso una legge per le medicine non convenzionali’, organizzato da Legambiente. Senatori, rappresentanti delle associazioni mediche e i promotori di sei progetti di legge
sulla materia, attualmente all’esame della XII commissione igiene e sanità del Senato, si sono confrontati in attesa dell’approvazione del documento.
«Dopo oltre vent’anni di acceso dibattito urge un provvedimento che faccia chiarezza sulle varie pratiche mediche che, pur non essendo tradizionali, risultano idonee a curare i cittadini» dichiara, aprendo l’incontro, Lucia Venturi, segretaria nazionale di Legambiente.

I dati non hanno bisogno di ulteriori commenti. Sono, infatti, almeno dieci milioni gli italiani che fanno regolarmente ricorso all’omeopatia, alla fitoterapia, all’osteopatia all’agopuntura, all’omotossicologia, all’ayurvedica, alla chiropratica e all’antroposofia. S’impone, quindi, la necessità di maggiori garanzie sia sui farmaci che sui professionisti che svolgono tali pratiche.
«In decenni di attività abbiamo maturato un’esperienza che merita un riconoscimento - afferma il dott. Mauro Alivìa, presidente della Società di medicina antroposofica - la vera rivoluzione è stato il passaggio da un modello basato sulla cura della malattia a uno in cui viene salvaguardata la salute dell’individuo, a partire dalle sue abitudini di vita».

I progetti di legge contengono norme per garantire le pratiche di comprovata efficacia e bandire, invece, quelle ingannevoli. La proposta guida è stata presentata dal Consigliere regionale dell’Emilia Romagna, Gianluca Borghi : «Non abbiamo voluto fare una proposta costituita da principi, ma un atto concreto. Subito pronto per essere realizzato». Tra i punti salienti vi è la previsione di corsi universitari di formazione e l’istituzione di una commissione, con parere vincolante, sull’accreditamento delle varie realtà di medicina non convenzionale.

L’Italia, intanto, è posta a fanalino di coda dell’Europa. In Germania, Svizzera e Belgio i farmaci alternativi vengono rimborsati dallo Stato. «Rappresentiamo circa dodicimila tra medici, odontoiatri e veterinari - commenta il dott. Paolo Roberti di Sarsina, coordinatore del Comitato per la medicina non convenzionale - che non vengono considerati professionisti di serie A perché la medicina tradizionale ha definito i suoi confini estromettendo qualsiasi altra realtà». Pari dignità alle terapie alternative è stata, invece riconosciuta nel 2001 dalla sentenza della Corte di Cassazione “La Repubblica Italiana […] garantisce la libertà di scelta terapeutica da parte del cittadino […] valorizzando l’autonomia del medico nelle scelte terapeutiche”. «Stiamo cercando di andare in questa direzione - conclude il senatore Daniele Bosone - è importante ora che non ci sia contrapposizione, ma integrazione tra le varie discipline mediche e che ciascuna rispetti i criteri di scientificità».